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Palazzo Adorno e Prefettura sottosopra: i lavoratori alzano il tiro

Prima hanno occupato l’ingresso dell'edificio istituzionale e poi hanno mandato in tilt il traffico su via XXV Luglio. Reclamano gli stipendi ed il rispetto degli impegni economici presi da Provincia e Regione

LECCE – Chi volesse accedere a Palazzo Adorno nelle prossime ore si metta l’anima in pace: l’operazione non sarà semplice. I lavoratori di Alba Service, dalle prime ore della mattinata, hanno infatti bloccato l’ingresso al palazzo della Provincia di Lecce e non intendono spostarsi da lì, almeno fino a quando non riceveranno i versamenti per gli stipendi mancanti. E sono già 15 le mensilità arretrate dalla società partecipata dall’ente, attualmente commissariata, in seguito al caos scatenatosi per effetto della legge di riordino delle Province, Delrio.

I dipendenti hanno rincarato la dose della protesta spostandosi, poco più tardi, in via XXV luglio. Si sono riversati in strada, mandando in tilt il traffico veicolare lungo un’arteria centrale della città. Un film già visto. Una storia che si ripete fin troppo spesso perché non sembra mai giungere ad una soluzione.

“Ci stanno prendendo in giro, ormai lo sanno tutti”, commenta caustico Giuseppe Mancarella di Cobas. Il sindacato è stato il primo a partecipare al sit-in improvvisato dai lavoratori, poco alla volta sono giunti sul posto anche gli altri segretari e delegati di Cgil, Cisl e Uil. Mancarella è riuscito a bloccare il prefetto ed il viceprefetto di Lecce, Claudio Palomba e Guido Aprea che si trovavano a passare davanti a palazzo Adorno.

Insieme agli esponenti della prefettura ha strappato anche un colloquio prima con il direttore generale della Provincia di Lecce Giovanni Refolo, e successivamente con il dirigente del servizio “Risorse finanziarie” Pantaleo Isceri: “L’ente non può trovare scuse per il mancato versamento dei 300 mila euro ad Alba Service – precisa il segretario Cobas -; anzi è tenuto ad applicare l’articolo 159 del Tuel che sancisce l’impignorabilità da parte di terzi (vedi fornitori che rivendicano crediti) delle somme impegnate per lo svolgimento dei servizi essenziali. Isceri, tuttavia, ci ha risposto di voler seguire un altro filone della giurisprudenza e quei soldi, nonostante gli impegni formali assunti dal presidente Antonio Gabellone, non sono ancora stati versati”.

Una protesta vibrante

Le casse della società partecipata da molti mesi – è bene ricordarlo – piangono miseria. Eppure si era stabilito che gli enti locali provvedessero ad una rapida iniezione di liquidità, intanto che dal governo non venissero ripartite le somme stanziate in seno alla legge di Stabilità (245 milioni di euro complessivi).

La Provincia avrebbe versato 300mila euro, appunto, per garantire lo svolgimento dei lavori di manutenzione delle strade e di edilizia scolastica. La Regione Puglia avrebbe provveduto ai servizi sociali, passati sotto la sua competenza, aggiungendo altri 200mila euro. Non un euro è stato ancora versato e la situazione economica dei dipendenti e rispettive famiglie ha raggiunto le proporzioni del dramma.

Il colpo di grazia è stato inferto dall’apertura delle procedure di licenziamento collettivo, inizialmente avviate per tutti, poi revocate per i 90 operatori impiegati sui servizi essenziali e proseguite, invece, per gli assistenti sociali. I primi sono stati collocati in ferie forzate; i secondi ancora attendono di transitare alle dipendenze di una nuova società regionale, ma le procedure di mobilità sono ferme. Ce n’è abbastanza perché la protesta odierna proceda ad oltranza, così come promesso dagli stessi lavoratori che hanno ufficialmente occupato i locali di palazzo Adorno.

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