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Lupiae, rinnovo delle convenzioni per oltre 40 milioni. Voto unanime dell'aula

Il sindaco Salvemini incassa l'approvazione della delibera che pone le basi della continuità aziendale, ma un gruppetto di lavoratori riluttanti al cambio di contratto intende rivolgersi al giudice del lavoro

LECCE – Con l’approvazione all’unanimità della delibera che prevede lo stanziamento di 8milioni e 360 mila euro all’anno fino al 2023, il consiglio comunale ha posto una premessa ineludibile per garantire la continuità aziendale della Lupiae Servizi, la società interamente partecipata dall’ente.

La previsione entra dunque nel piano di risanamento che è in mano agli advisor scelti dai vertici della Lupiae – quelli nominati dalla precedente amministrazione - e che poi dovrà essere sottoposto all’approvazione di un professionista terzo e omologato dal Tribunale nell’ambito della procedura di concordato preventivo.

La discussione in aula è stata sostanzialmente pacifica, seppur non priva di qualche schermaglia, inevitabile seguito di mesi di polemiche e “veleni”. Con la delibera si sono poste le basi per il rinnovo delle convenzioni per la manutenzione del verde, per i servizi di portierato, di pulizia degli immobili di proprietà comunale o utilizzati per fini pubblici, di manutenzione degli impianti sportivi e dei plessi scolastici, di bidellaggio e trasporto scolastico, di sportello per le attività sociali, di assistenza al cittadino nel settore mobilità e trasporti, per i servizi cimiteriali e per la gestione dei titoli edilizi.

Il sindaco, Carlo Salvemini, incassa, nel voto all’unanimità, il riconoscimento della necessità del passaggio contrattuale da commercio e terziario a multiservizi per i circa 270 dipendenti. Un passaggio particolarmente complicato, quest’ultimo, che era stato già sancito dall’accordo con i sindacati, anche se una trentina di lavoratori starebbero valutando di ricorrere al giudice del lavoro per non perdere quella quota mensile che la trasformazione del contratto rende inevitabile. La nuova tipologia prevede le 36 ore settimanali per tutti per 14 mensilità e consente al Comune un risparmio del 12 per cento sulla spesa corrente rispetto al consuntivo del 2017. I dirigenti della Lupiae fanno la loro parte imponendosi una riduzione del 40 per cento della retribuzione lorda.

La vicenda Lupiae ha dunque segnato un punto di svolta, ma adesso tocca agli advisor raggiungere un accordo con i creditori che, nel complesso, devono riscuotere circa 7,5 milioni di euro: “Si tratta dell’altra faccia del risanamento aziendale – ha spiegato il primo cittadino – indispensabile per evitare che nonostante i sacrifici dei lavoratori l’azienda produca perdite come finora avvenuto. Per chiudere gli anni delle stagioni del passato che nonostante l’impegno profuso da questo Cda e dai lavoratori, fanno sentire il loro peso nei bilanci”.

Dall’opposizione, nei cui banchi si segnalavano le assenze di Perrone, Tondo, Battista, Mazzotta - sono giunte dichiarazioni di voto tutte favorevoli seppur con tanti distinguo. Bernardo Monticelli ha rivendicato il contributo del centrodestra, rimproverando a Salvemini di aver minacciato il pre-dissesto e scenari troppo foschi. Il consigliere ha poi presentato un ordine del giorno nel quale si auspicava la suddivisione di eventuali futuri utili di bilancio tra i lavoratori al fine di attenuarne il sacrificio in busta paga. La proposta è stata respinta dal sindaco perché, ha argomentato, avrebbe influito direttamente sulla premessa economico-finanziaria fondamentale di tutta l’operazione di salvataggio. Salvemini ha rilanciato chiedendo al proponente di vincolare l’ordine del giorno a partire dal sesto anno, nel medio periodo, ma Monticelli non ha accettato e si è andati al voto con 12 favorevoli, 14 contrari e un astenuto.

Gaetano Messuti ha sostanzialmente accusato l'amministrazione di aver sollevato un polverone da apocalisse, quando invece sarebbe stata sufficiente una gestione ordinaria delle difficoltà: “Lei, sindaco, ha parlato di fisiologia del confronto che diventa patologia del confronto. Io ribalto la prospettiva e le parlo di fisiologia dell’amministrare che trasmoda nella patologia dell’amministrare”. Per l’ex vicesindaco della giunta Perrone, la rappresentazione del passato ereditato dal centrodestra fatta da Salvemini e i suoi è stata dunque una costruzione esagerata: “Dinamiche così importanti, sindaco, non passano dall’estremizzazione del rischio, da una rappresentazione della fine del mondo, ma da una lucida analisi”. Messuti ha ribadito che il concordato preventivo non era, secondo lui, lo strumento adeguato e che la via migliore sarebbe stata l’accordo di ristrutturazione.

Sul punto specifico Salvemini ha risposto: “Voglio ricordare per l’ennesima volta che il ricorso agli strumenti della legge fallimentare è stato per la prima volta ufficialmente richiesto dal collegio sindacale della Lupiae dopo l’annunciata situazione di insolvenza che la società avrebbe affrontato a far data dal primo novembre del 2018. Nelle società per azioni, per quanto a partecipazione pubblica, vigono le regole del codice civile che stabiliscono ruoli e responsabilità degli organi amministrativi, di quelli di controllo e del socio unico. Non è vi è stata quindi nessuna imposizione nella scelta dello strumento da offrire come gestione della crisi e vi ricordo che l’istanza di concordato depositata in Tribunale lasciava aperta la possibilità del concordato preventivo in continuità o dell’accordo di ristrutturazione del debito. Gli advisor scelti in autonomia dal Cda della Lupiae, che non è emanazione fiduciaria di questa amministrazione, hanno individuato come strumento il concordato in continuità”.

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