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Giovedì, 28 Marzo 2024
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“Commercianti e artigiani pagheranno con l’Imu le perdite della Lupiae Servizi”

I consiglieri di minoranza denunciano un nuovo buco di 3,6 milioni di euro per la società multiservizi del Comune e accusano Monosi e Perrone di aver taciuto la gravità della situazione per non turbare la campagna elettorale

LECCE – Dai toni celebrativi preelettorali alle realtà dei numeri: nello schema di bilancio approvato il 16 luglio la giunta comunale ha calcolato in tre milioni e seicentomila euro l’impegno per ripianare perdite di esercizio (2,6 milioni) e debiti fuori bilancio (1 milione) delle società interamente partecipate da Palazzo Carafa, cioè la Lupiae Servizi. Sulla situazione della multiservizi, le forze di minoranza hanno tenuto questa mattina una conferenza alla quale hanno preso parte i consiglieri del Pd (assente il capogruppo Paolo Foresio), quelli di Lecce Bene Comune (Carlo Salvemini e Saverio Citraro) e Luigi Melica per l'Udc.

Sono passati appena quattro mesi da quando l’assessore ai Tributi, Attilio Monosi, e il sindaco di Lecce, Paolo Perrone ancora lodavano il salvataggio della Lupiae, esibivano il piccolo margine di utile del bilancio 2010 come certificazione di una sana gestione e rassicuravano i dipendenti rispetto al loro futuro lavorativo. Cosa è accaduto da allora? Se lo è chiesto Loredana Capone che ha definito la partecipata il “braccio destro della campagna elettorale”.

Aumento spropositato dei servizi a chiamata nell’ultimo anno e mancanza di un benché minimo piano industriale. Sono queste le cause principali che hanno generato una nuova situazione di allarme rosso, l’ennesima, di una società che arrivata alla chiusura dell’undicesimo bilancio ha comportato un esborso di almeno 13 milioni di euro per la sola ricapitalizzazione: “Di undici esercizi solo due si sono chiusi con un utile di poche migliaia di euro” ha sottolineato Carlo Salvemini. Per il consigliere di Lecce Bene Comune la conseguenza diretta sulla vita dei cittadini leccesi è l’aumento della pressione fiscale come esito della spesa fuori controllo”. Saranno i commercianti, i professionisti e gli artigiani a pagare per le perdite della Lupiae ha detto la vice presidente della Regione, con riferimento all’aumento della seconda aliquota dell’Imu dal 7.6 al 10 per mille, stabilita la scorsa settimana dal governo cittadino insieme alla diminuzione di un punto di quella relativa alla prima abitazione (dal 4 al 3 per mille).

Antonio Torricelli, del Pd, ha posto seri dubbi sulla strategia di emergenza dell’amministrazione che sta pensando di conferire alle Lupiae immobili e proprietà comunali: “quali e quante non si sa, perché altra stravaganza, la delibera sui debiti fuori bilancio e quella dei beni da trasferire, con relative perizie, non sono ancora disponibili né allegate alla delibera di bilancio, come prescritto”. Il consigliere di lungo corso ha ripercorso brevemente le tappe della gestione della Lupiae e ha ricordato anche i passaggi istituzionali in cui l’opposizione ha dato il suo contributo, come in occasione dell’approvazione delle nuove linee guida.

lupiae 003-2Che la situazione sia preoccupante lo ha dimostrato anche la recente inquietudine dei dipendenti che, già perplessi dalla prospettiva della riproposizione del contratto di solidarietà, temono adesso un drastico ridimensionamento dell’organico. Perrone ha chiaramente detto che non ci saranno licenziamenti, ma resta da vedere cosa se ne farà del decreto legge 95 del 6 luglio “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini”, meglio noto come decreto sulla spending review. Tale documento, sul quale verrà con ogni probabilità posta la fiducia dal governo, prevede per le partecipate tre opzioni: la chiusura, la cessione a privati o la collocazione su libero mercato con possibilità di ricevere commesse dal Comune per importi inferiori a duecentomila euro. Nella seconda ipotesi i contratti in essere sarebbero garantiti per altri cinque anni. La terza, allo stato attuale, non sembra percorribile perché la Lupiae ha una struttura di costi che non la renderebbe competitiva in regime concorrenziale.

Quello che la minoranza oggi ha chiesto è una approfondita operazione verità sui conti e una programmazione strutturale delle attività, offrendo in cambio la massima disponibilità a trovare percorsi che evitino il più possibile la contrazione dei livelli occupazionali. La Lupiae Servizi, come ebbe modo di dire in un parere ufficiale un esperto consulente dello stesso esecutivo cittadino, “diventa un contenitore che dà lavoro ai disoccupati, un serbatoio occupazionale di clientele”. Nel 2001, quando fu messa in piedi, la società assunse 157 dipendenti ex Lsu; nel 2005 i lavoratori erano diventati 375 mentre negli ultimi anni sono scesi a circa 300 nel tentativo di contenere le perdite.

Tentativo che sembrava essere andato in porto, almeno secondo quanto dichiarato da sindaco e assessore nell’ultimo anno e mezzo. Oggi, invece, le incognite sono di nuovo tutte sul tavolo, peraltro sotto l’incalzare di un decreto legge che, qualora venisse approvato, farà esplodere una bolla determinata, in buona parte, da una matrice politica che ha sempre fatto della Lupiae un carrozzone. Un peccato originale che, associato alle sempre minori risorse messe a disposizione dal Comune e alla scure del contenimento dei costi imposta da Roma, rischia di travolgere l’operazione “salvataggio” lanciata nel 2007 dal sindaco Paolo Perrone e che aveva portato ad un risparmi nel triennio 2008-2010 di circa sei milioni di euro rispetto a quello precedente.

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