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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Palazzo delle poste, spunta un vincolo ignorato anche dal piano regolatore

Lunedì prossimo, dopo un iter tormentato, approda in consiglio la delibera sul progetto per realizzare appartamenti di lusso nell'immobile di piazza Libertini. Ma il consigliere Carlo Salvemini ha scoperto l'esistenza di prescrizioni che non sono state recepite nemmeno nello strumento urbanistico vigente

LECCE – Quando la soluzione sembrava a portata di mano,  salta fuori un vincolo indiretto sul Palazzo delle Poste a complicare ulteriormente il progetto di realizzazione di appartamenti di lusso al primo e al secondo piano.

A scoprirlo il consigliere comunale Carlo Salvemini, fresco promotore del movimento Lecce Città Pubblica, che questa mattina si è recato presso gli uffici della Soprintendenza. E nel fascicolo relativo all’immobile di piazza Libertini ha trovato il vincolo, risalente al 1983, che non è stato recepito né nel piano regolatore vigente, del 1989, né nella delibera relativa all’intervento di ristrutturazione i cui contenuti sono all’ordine del giorno del consiglio comunale di lunedì prossimo. Con quel documento la Soprintendenza prescrive infatti un suo esame preventivo “di progetti relativi a eventuali lavori di trasformazione e manutenzione dell’immobile”.

Salvemini ha informato della “novità” il dirigente di settore, Luigi Maniglio, per le valutazioni del caso al fine di “incardinare la delibera - sulla quale non mancano tuttora elementi di perplessità legati alla determinazione del plusvalore che il privato deve versare al Comune - all'interno di una robusta cornice di legittimità”. 

I dubbi di cui si è discusso più volte nel corso delle commissioni consiliari derivano dal fatto che, con la suddetta delibera, si applica per la prima volta in città l’articolo 16 del Testo unico dell’edilizia per come modificato dal decreto ‘sblocca Italia’ che prevede varianti in deroga allo strumento urbanistico “purché ne sia motivato l’interesse pubblico e venga garantito alle casse comunali un adeguato plusvalore finanziario in aggiunta agli oneri ordinari”.

Salvemini, a commento della vicenda, si chiede se sia normale che ad accorgersi di un vincolo sia un consigliere e non gli uffici preposti: “Una lacuna grave alla quale occorre rimediare. Un lusso che una città d'arte come la nostra non può permettersi”.

La vicenda del Palazzo delle Poste si conferma dunque tormentata. Il permesso a costruire inizialmente concesso, anche con il conforto di un parere legale di parte (ma senza quello dell’avvocatura comunale), e fondato sulla convinzione della compatibilità tra destinazione attuale e quella residenziale, è stato infatti revocato in autotutela dopo una serie di obiezioni sollevate dall’opposizione, dal consigliere Antonio Torricelli in primis, ma non estranee nemmeno a consiglieri di maggioranza. Si è dunque accettato il passaggio in consiglio comunale, ma la “scoperta” del vincolo della Soprintendenza pone un nuovo problema. 

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