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"Patto per la città" a carte scoperte: il sindaco incontra le civiche di centrodestra

Carlo Salvemini ha illustrato al gruppo Grande Lecce e al consigliere Monticelli i punti di una piattaforma di governo per evitare il lungo commissariamento. Si parte dal bilancio

LECCE – Il sindaco di Lecce ha incontrato oggi gli esponenti delle liste civiche del centrodestra: prima il consigliere Bernardo Monticelli (Lecce Citta del Mondo) e dopo Antonio Finamore, Paola Gigante, Laura Calò (Grande Lecce), mentre sabato si vedrà con Mauro Giliberti (Gruppo Misto). Tema del confronto i punti qualificanti del “patto per la città” da avviare in consiglio comunale a partire dall’approvazione del bilancio di previsione.

Una mossa nel solco della linea tracciata dal primo cittadino sin dal giorno della sentenza con cui il Consiglio di Stato lo ha privato della maggioranza nell’assise cittadina, ora appannaggio del centrodestra. Una mossa i cui esiti sono incerti, tranne uno: se anche il bilancio fosse approvato con i voti dei “suoi” 14 consiglieri, magari complice qualche assenza, si dimetterà, aprendo la lunga fase di commissariamento prevista. Lo ha detto e lo ha ripetuto più volte, Salvemini e non c'è motivo di credere che si sia tanto esposto per poi fare marcia indietro.

Gli incontri di oggi sono stati pubblicizzati dallo stesso sindaco per dimostrare che si sente vincolato ad un obbligo di trasparenza, sebbene le accuse di “inciucio” siano partite già da tempo ad opera di quelle forze politiche – innanzitutto Direzione Italia di Tondo, Monosi, Guido e Perrone (che ancora non ha formalizzato il passaggio di Fratelli d’Italia, con cui pure ha partecipato alle elezioni politiche) – che spingono per far cadere sindaco e giunta. Nel centrodestra però le posizioni sono diverse e talvolta distanti: a molti non piace l'idea del commissariamento.

E così si articola un ragionamento politico dettato dai numeri: se il Consiglio di Stato, pronunciandosi sulla legge elettorale, ha accordato la maggioranza alla coalizione che ha appoggiato Mauro Giliberti, allora il compito di un primo cittadino eletto con il 55 per cento dei voti al ballottaggio è quello di vedere se esiste un possibile perimetro di condivisione di un'azione di governo basata su un'agenda resa nota già in partenza, in modo da sottrarsi al logorio di una trattativa volta per volta. 

“Verificheremo entro il mese di marzo – ha scritto il sindaco in un post rivolto ai leccesi - e comunque prima della seduta in Consiglio per l'approvazione del Bilancio di Previsione 2018/2020, se vi è condivisione di questo patto per la città. Su questo e non altro mi sento impegnato: doveroso informarvi sul percorso intrapreso per sgomberare il campo da possibili improprie interpretazioni”.

Salvemini ha fatto riferimento alle valutazioni di questi giorni da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e del presidente della Cei (Conferenza episcopale italiana), cardinale Gualtiero Bassetti, tutte incentrate sulla centralità dei concetti di spirito di servizio e bene pubblico, per spiegare la logica entro la quale si sta muovendo: “Senso di responsabilità, interessi dei cittadini, centralità della comunità, funzione di servizio: è questa la cornice entro cui sto agendo per verificare se esistono le condizioni per evitare il commissariamento del Comune e la prosecuzione dell'attività politico amministrativa. Sempre all'interno della dimensione istituzionale, quindi in modo trasparente, in sede pubblica, con atti ufficiali”.

Per rendere ancora più esplicito l’intento, Salvemini ha per la prima volta parlato di una sottoscrizione da rendere pubblica, da parte sua e dei consiglieri disponibili, degli obiettivi politici e programmatici da condividere per un eventuale prosieguo della consiliatura, partendo dalle linee di mandato e da possibili integrazioni migliorative. L’esito di questo tentativo sarà noto entro poche settimane: il percorso è tortuoso, ma il sindaco vuole giocare la sua partita a carte scoperte, chiamando gli altri amministratori delle forze civiche della città ad una valutazione molto attenta degli scenari che dipendono dalle loro decisioni. 

Qualcuno parla già di patto col diavolo: Grande Lecce, il principale interlocutore di questa fase con quattro consiglieri eletti, tutti alla prima esperienza, è una civica che era già presente alle elezioni del 2012. Il suo promotore è Roberto Marti, già assessore comunale di peso e poi eletto deputato con il Pdl, che dopo aver assecondato Fitto nella rottura con Berlusconi, ha preso armi e bagagli ed è riuscito a farsi eleggere in Senato con la Lega, mentre tutti gli altri "big" salentini - Perrone e lo stesso Fitto - sono rimasti a bocca asciutta sbaragliati dall'ondata del M5S che si è imposto anche nel collegio uninominale di Lecce per la Camera ai danni di Erio Congedo.

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