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Pisapia e Pizzarotti a Lecce per “Campo Progressista”. Scossone al Pd

L'ex sindaco di Milano e il primo cittadino di Parma nel Salento per discutere del nuovo movimento che lavora per ricostruire un'area democratica e plurale a sinistra

LECCE – Il modello Milano per rimettere in gioco il centrosinistra leccese. Un candidato non organico al Pd, con la capacità di mobilitare anche fasce dell’elettorato non particolarmente militanti nel tentativo di sottrarre consensi a un centrodestra molto radicato in città ma a rischio di frantumazione.

Un candidato alla Giuliano Pisapia, che nel 2011 sottrasse il capoluogo lombardo al dominio incontrastato del centrodestra berlusconiano. Non è forse solo per casualità che l’ex primo cittadino meneghino sarà a Lecce, il 16 gennaio, presso l'Hotel Tiziano, per presentare “Campo Progressista”, un movimento che si alimenta delle esperienze di governo territoriale di coalizione  e che punta al dialogo e non allo scontro con il Pd, nel tentativo di indirizzarlo definitivamente a sinistra. A dialogare con Pisapia ci saranno il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, il Vicepresidente della Regione Lazio Massimiliano Smeriglio, l’onorevole Bruno Tabacci, il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, il presidente di Anci Antonio Decaro, sindaco di Bari.

L’iniziativa pubblica - moderata dal giornalista Stefano Folli - è del movimento La Puglia in Più di Dario Stefano, senatore eletto nelle file di Sel e poi passato al Gruppo Misto, che nella fase referendaria ha assunto una posizione di mediazione tra i fronti contrapposti nella sinistra. Di lui come candidato per le amministrative leccesi si è parlato a più riprese, ma senza che mai il diretto interessato abbia fatto cenno ad una propria disponibilità. 

“Occorre recuperare le ragioni dello stare insieme – spiega Stefano in una nota - le tante cose fatte per bene che ci hanno unito nei territori, dove abbiamo saputo essere forze realmente progressiste, per nutrire l’ambizione di farlo guardando al Paese. Penso sia utile recuperare la bellezza delle differenze, la convivenza ed il dialogo fra sfumature differenti, che può essere a volte difficile, certamente, ma che può tornare a rappresentare la ricchezza del vero centrosinistra. Un campo democratico progressista e plurale che si è dimostrato capace di governare stabilmente e continua a farlo nei vari territori, attuando politiche innovative e riforme utili per la vita delle persone e delle comunità.  In tanti, in tante realtà locali, distribuite per l’Italia, abbiamo vissuto la straordinaria dimensione di un centrosinistra inclusivo e progressista, dialogante e capace di guardare lontano: tutto ciò costituisce un bagaglio importante di esperienze, di storie, di buone pratiche che va messo a valore e a servizio di un progetto di governo del Paese”.

All’incontro non mancherà Giuseppe Fornari, promotore di “Una buona storia per Lecce”, che a Milano tuttora vive e che conosce molto bene Pisapia, avendolo sostenuto in prima persona insieme ad amici di lungo corso come Nando Dalla Chiesa. Anche il nome di Fornari è stato accostato all’ipotesi di una candidatura e la sua prima iniziativa pubblica a Lecce, nel mese di novembre, è stata letta come un passo in quella direzione.

Al momento la parola d’ordine è la prudenza, si lavora sottotraccia, si sonda il terreno. Il che è comprensibile alla luce della considerazione che qualsiasi candidato di centrosinistra partirebbe con un ulteriore gap, oltre a quello del ritardo sulla tabella di marcia, se la coalizione non si presentasse compatta e con un Pd, che è pur sempre il partito principale, coeso. E' di tutta evidenza che, oggi, questa premessa manca: la contesa sulla legge di revisione costituzionale non solo ha congelato le dinamiche politiche locali, ma ha accentuato la frattura in atto già da tempo nel Pd leccese, attraversato da una lunga fase di conflittualità tra la segreteria provinciale vicina al consigliere regionale Ernesto Abaterusso (che in Puglia ha coordinato i comitato per il No al referendum) e la parte che fa riferimento al vice ministro Teresa Bellanova e al deputato Salvatore Capone, già segretario provinciale del partito.

Il ritardo del centrosinistra è oramai clamoroso, come ricorda il consigliere comunale Carlo Salvemini, che chiama i protagonisti del Pd ad un atto di responsabilità dopo mesi di “dichiarazioni inutili, iniziative inconcludenti, riunioni rituali, veti pregiudiziali, polemiche feroci, risentimenti personali, annunci vacui, promesse non mantenute, attendismi e tatticismi, orgogli e pregiudizi”

“E così siamo arrivati al 2017- scrive il promotore di Lecce Città Pubblica -. Un confronto surreale quasi fossimo dentro una roccaforte politica della sinistra e in una città dove non vediamo palla da vent'anni. Eppure il Pd a Lecce:  esprime un viceministro autorevole; dispone di un assessore regionale capace e instancabile, con deleghe pesanti; conta su un capo di gabinetto del presidente della regione, suo dirigente;  esercita influenze importanti in settori cruciali della comunità, quali sanità ed edilizia popolare. Oltre a poter contare sul presidente della regione, suo leader. Il massimo della responsabilità politica, che se fosse in mano agli avversari alzeremmo bandiera bianca in partenza. E che richiederebbe gioco di squadra, lealtà, collaborazione, generosità per essere messo al servizio di un serio progetto di governo per Lecce. Fondamentale per garantire una salutare alternanza nelle stanze di Palazzo Carafa. Niente di tutto questo. Potremmo spiccare il volo. Restiamo inchiodati al terreno”.

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