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Poliziotti insufficienti per il nuovo reparto psichiatrico del carcere

I sindacati sono tornati a protestare all'ingresso dell'istituto: "Con il personale in servizio non riusciamo a garantire la sicurezza per detenuti e cittadini"

LECCE – La cerimonia di inaugurazione è ancora da calendarizzare, ma la sezione psichiatrica del carcere di Lecce è in funzione da oggi. Nelle prime ore della mattina sono arrivati sul posto i coordinatori della nuova struttura che accoglierà 20 detenuti: tanti sono, infatti, i posti letto previsti nel reparto che è già stato battezzato come uno dei più grandi in Italia ed unico, nel suo genere, in tutta la Puglia.

Il progetto, nato dall’intesa raggiunta tra i vertici della Asl di Lecce, della Regione Puglia e  dell’amministrazione penitenziaria salentina, è stato pensato per offrire un’opportunità di riabilitazione ai soggetti deboli affetti da problemi psichiatrici che verranno presi in carico da una equipe medica specializzata. Il secondo obiettivo è quello e di prevenire il rischio, neppure marginale considerati i dati più recenti, di suicidi tra i carcerati.

L’iniziativa, giudicata eccellente da tutte le istituzioni coinvolte, presenta però alcuni nodi da sciogliere, a detta dei sindacati della polizia penitenziaria che avevano già allertato l’amministrazione della Casa circondariale del capoluogo riguardo al sovraccarico di lavoro in dirittura di arrivo per gli agenti di polizia.

Questa mattina le organizzazioni sindacali sono tornate a far sentire la propria voce con un sit-in allestito proprio all’ingresso della struttura penitenziaria di Borgo San Nicola.

“Siamo tornati a protestare contro l’apertura della sezione psichiatrica – spiegano i segretari di Cgil, Cisl, Uil, Sappe, Sinappe e Uspp – perché la riteniamo una decisione scellerata, presa dai vertici di un’amministrazione penitenziaria che si dimostra disinteressata delle sorti del personale di polizia”.

Il punto centrale delle rivendicazioni è nelle condizioni di sottorganico in cui versa il carcere di Lecce che, se prima poteva fare affidamento su 715 unità in servizio, ora ne conta appena 590. Sulla base di questi dati i sindacalisti sono arrivati quindi a denunciare “un declino numerico del personale senza precedenti”.

E non è tutto: “Il personale rimasto all’inizio del 2017 sarà ulteriormente ridotto: 27 agenti sono già in congedo e alla fine del 2017 mancheranno in totale 50 agenti – puntualizzano loro - . A questi dovranno aggiungersi le 29 unità del ruolo sovrintendenti e assistenti che, a breve, saranno convocate presso le scuole del corpo poiché vincitrici di un concorso per ispettori. Rimangono, poi, le giornate di congedo ordinario da smaltire che sono pari a 27 mila, con un arretrato che in alcuni casi parte dal 2015”.

Le preoccupazioni dei sindacalisti sono a tutto tondo: “A breve – spiegano Musardo, Maniglia, Capua, Martino e Pellegrino – non riusciremo più a garantire l’ordine, la sicurezza degli operatori e i diritti primari del personale. Gli agenti saranno costretti a prestazioni di lavoro straordinario, con turni di servizio di 12 ore come già accaduto durante il piano ferie”.

I segretari annunciano una nuova stagione di mobilitazione “per impedire che politiche scellerate possano affondare il sistema carcerario”. A breve saranno indette assemblee con il personale e “inviteremo i colleghi ad applicare alla lettera tutte le disposizioni, una sorta di sciopero bianco, che porterà alla paralisi delle attività”.

In più i sindacalisti chiederanno ai colleghi “di non effettuare prestazioni di lavoro straordinario, e chiederemo l’intervento del giudice del lavoro ogniqualvolta saranno violati i diritti primari del personale”.

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