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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Precari Asl sul piede di guerra. Cgil reclama la loro stabilizzazione

Il sindacato ha inviato una lettera in Regione ed al dg Melli: "Abbiamo paura che non si proceda al rinnovo dei contratti in scadenza per non incorrere in sanzioni"

LECCE – I precari della Asl di Lecce sono pronti alla mobilitazione nel caso in cui l’azienda sanitaria non procedesse con la loro stabilizzazione. La platea degli aspiranti al ruolo è peraltro numerosa e composita: comprende infatti infermieri, operatori socio sanitari, camici bianchi e personale tecnico per un totale di almeno 500 persone.

I conti li ha fatti Floriano Polimeno della Cgil: “La Asl fa affidamento su 275 infermieri e circa 300 Oss per coprire le emergenze con incarichi a tempo determinato di 6 mesi rinnovabili”. Queste persone, inserite nella storica graduatoria del 2009, lavorano a rotazione ma sono ormai prossime a raggiungere il limite massimo dei 36 mesi complessivi (anche non continuativi). Oltre questo termine ogni azienda della pubblica amministrazione è obbligata a procedere con la stabilizzazione dei contratti se non vuole correre il rischio di incorrere in una procedura di infrazione aperta dalla Commissione europea per violazione della direttiva 70 del ’99, con relative sanzioni giudiziarie.

“A giugno si attende l’approvazione del decreto Madia relativo alle stabilizzazioni nella Pa ed entro fine anno buona parte dei precari della Asl di Lecce avrà maturato il requisito necessario dei 36 mesi – aggiunge il referente Cgil -. La nostra preoccupazione è che la direzione di via Miglietta, per non incorrere in sanzioni, possa decidere di non rinnovare i contratti in scadenza, mandando a casa i precari. Indire nuovi concorsi per assunzioni a tempo determinato, rinunciando ai precari della graduatoria, è un’operazione che non ha senso. I concorsi possono essere banditi sì, ma parallelamente al percorso di stabilizzazione degli aventi diritto”.

Il sindacato, per sventare questo rischio e chiarire ogni dubbio, ha inviato una lettera aperta al direttore generale Silvana Melli ed ai vertici della Regione Puglia, chiedendo di salvaguardare la platea dei precari. In altre parole di procedere con la proroga dei contratti a scadenza nei prossimi mesi, fino a futura e completa stabilizzazione dei contratti.

“I contenziosi giudiziari vedrebbero la Asl certamente soccombente”, ammoniscono i segretari Cgil. Ma non è l’unico problema. “Mandare a casa centinaia di Oss ed infermieri rappresenterebbe un duro colpo per la sanità salentina già al collasso – denuncia Polimeno – ed è un’operazione che non ci possiamo permettere. La salute delle persone deve essere garantita, così come i Lea ed i precari hanno finora contribuito in modo sostanziale a soddisfare i bisogni di salute degli utenti. Non è solo un problema di natura sindacale, evidentemente”.

Le organizzazioni sindacali firmatarie intanto sono state convocate il 5 maggio dal direttore del dipartimento della Salute, Giancarlo Ruscitti per affrontare il problema. Fino a quella data rimane, però, lo stato d’agitazione che potrebbe sfociare in una richiesta di coinvolgimento della prefettura di Lecce. “Sulla scorta delle garanzie che ci verranno fornite, decideremo il da farsi. Ma non molleremo la presa”, avverte Polimeno.

Intanto dalla Regione Puglia e dallo stesso Ruscitti arrivano apeture positive. Sul piatto della sanità pugliese ci sono 1200 assunzioni possibili, utili a rimpiazzare il turn over dei pensionamenti e a dare continuità ai contratti. Il capodipartimento delle Politiche sanitarie proprio ieri ha partecipato al tavolo del ministero dell’Economia – come rende noto il periodico sanitasalento.net – per discutere il piano operativo. “I conti sono stati valutati in ordine – ha detto Ruscitti – il bilancio 2016 in equilibrio, per cui la Puglia é riuscita ad ottenere i 42 milioni di euro del fondo di premialità che era rimasto in sospeso”.

“Si tratta adesso di continuare a ricavare risparmi con una migliore ottimizzazione della spesa farmaceutica che ci vede ultimi in Italia – ha aggiunto Ruscitti – così come dobbiamo migliorare la mobilità passiva. Se raggiungiamo gli obiettivi, potremmo portare a casa ulteriori fondi che impiegheremmo per le altre assunzioni e stabilizzazioni”.

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