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Sindaco e country manager Tap dal prefetto: tregua per sistemare i 12 ulivi

L'incontro, dopo quello di sabato, per definire gli interventi sugli ulivi: non saranno spostati dall'area di cantiere. Il primo cittadino rimarca: "Da parte nostra nessun arretramento, l'opera è incompatibile"

LECCE – Fino al 30 ottobre gli ulivi non saranno spostati dall’area del cantiere Tap di San Foca: si tratta di 43 alberi, di cui 12 zollati ma non ancora espiantati e 31 già sistemati nei vasi.

Intangibilità massima per i 16 monumentali, anche qualora nei prossimi giorni dovesse arrivare l’autorizzazione da parte dell’apposito comitato regionale: il consorzio, per bocca del country manager Michele Mario Elia, ha assunto questo impegno davanti al prefetto di Lecce, Claudio Palomba che, in mattinata, ha presieduto il tavolo della Conferenza permanente dell’ambiente alla quale hanno partecipato il sindaco di Melendugno, Marco Potì e quello di Martano, Fabio Tarantino.

Al termine dell’incontro il prefetto li ha voluti assieme dietro lo stesso tavolo - con il questore Pieluigi D'Angelo - per  annunciare quella che già dai giorni scorsi appare una tregua più che un accordo e l’interpretazione non appare come una questione di sfumature di significato, almeno a vedere la tensione stampata sui volti quando ai cronisti vengono aperte le porte.

“Si procederà, ci auguriamo, nell’ambito della massima sicurezza e tranquillità – ha dichiarato il prefetto -. Si fara l’invasamento dei 12 alberi già zollato che come gli altri 31 restano nell’area di cantiere. Oggi (nel pomeriggio, ndr) ci sarà un sopralluogo da parte dei tecnici di Tap, della Regione e del Comune”. Poi Palomba ha lanciato un monito: “Se vogliamo bene agli ulivi certe persone e atteggiamenti vanno isolati, da parte di tutti”. Il prefetto ha quindi chiarito che l’obiettivo è quello della messa in sicurezza delle piante: “In questa fase vogliamo unicamente fare questo in accordo e con l’auspicio che ci sia buon senso e responsabilità da parte di tutti poi le questioni giuridiche e politiche che si affrontino nelle sedi opportune”.

Poi la parola è passata al primi cittadino di Melendugno, strenuo oppositore del gasdotto: “Voglio dichiarare che da parte nostra non c’è nessun arretramento rispetto alla possibilità di contrastare il progetto in ogni sede”. Speculare, ma di segno opposto, la dichiarazione del country manager di Tap che ha ribadito la piena legittimità nell’ambito del quadro autorizzativo attuale.

Prima di congedare i giornalisti e gli operatori, il prefetto ha ringraziato il sindaco Potì e il comandante della polizia locale di Melendugno per essersi spesi in una situazione molto delicata, ma ha aggiunto che, oltre alle questioni ambientali – la salvaguardia di questi ulivi “sospesi” –, è stata determinante la volontà di evitare tensioni e disordini, tanto più nel corso della stagione turistica. Ora si tratta di vedere come questa concertazione verrà valutata dagli attivisti del Comitato No Tap, una rappresentanza del quale era presenta all'esterno della prefettura, in attesa dell'esito del confronto. Perché vengano effettuati gli interventi sugli ulivi è comunque necessario garantire la viabilità di servizio sulle strade di accesso al cantiere.

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Proprio nei momenti di maggiore tensione che pure si sono verificati dalla seconda metà di marzo ai primi giorni aprile, lo stesso Potì aveva chiesto che il territorio non venisse militarizzato e, subito dopo, che l'appello per la sospensione dei lavori, firmato da una dozzina di sindaci salentini che col tempo sono divenuti ben 94, fosse tenuto in conto. Ancora dopo la recente sentenza del Tar Lazio che legittima l'espianto degli ulivi, il sindaco aveva lanciato un appello al buon senso.

La tregua avrebbe certamente un significato per Tap: intanto, infatti, è stato quasi completato l'espianto previsto, seppur tra proteste e rallentamenti che hanno provocato una esposizione mediatica - probabilmente poco gradita - che certo non sfugge alle istituzioni finanziarie europee coinvolte nel progetto, come la Banca Europea per gli investimenti alla quale è stato chiesto un mega prestito.

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