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Revisione degli estimi: ricorsi a quota 2500, giovedì la prima decisione

Al vaglio della Commissione tributaria provinciale una valanga di casi. Codacons, Adoc, Adusbef, Confedilizia, Alac Appc hanno spiegato perché consigliano il ricorso individuale e non collettivo. Il 22 maggio nuova udienza al Tar

LECCE – Alla vigilia della prima udienza davanti alla Commissione tributaria provinciale di un ricorso contro la revisione del classamento degli immobili - realizzata dall’Agenzia del territorio su mandato del Comune di Lecce - Codacons, Adoc, Adusbef, Confedilizia, Alac Appc hanno voluto fare il punto della situazione anche per chiarire alcuni dubbi che i cittadini possono avere rispetto a questioni essenziali, come ad esempio il costo del ricorso.  Al momento sono circa 2500 quelli notificati all’Agt e 500 quelli arrivati in commissione per la trattazione: una valanga, scatenata dai proprietari di immobili collocati nelle "microzone" 1 e 2 che si sono visti recapitare avvisi di accertamento che comportano in media l'aumento del 20 per cento della rendita catastale.

Per ogni ricorso c’è una quota fissa, ineludibile, ed è quella di 120 euro del contributo unificato, al quale vanno poi aggiunte spese minori per qualche decina di euro come la notifica e le copie – Codacons stima di averne fatte già 45mila –.  Le associazioni in questione hanno stabilito in 300 euro – a fronte di una copertura “totale” della pratica, quindi con quelle che reputano le migliori garanzie - il costo per ogni ricorso, che scende a 150 per i successivi: un cittadino, infatti, potrebbe essere titolare di più immobili.

Un altro chiarimento è arrivato dal punto di vista tecnico-legale e riguarda l’alternativa tra ricorso individuale e collettivo: mentre i primi, infatti hanno un costo unitario, i secondi, poiché raccolgono decine di istanze ritenute sovrapponibili, comportano un esborso per il cittadino poco più che simbolico.

Ma l’avvocato tributarista Leonardo Leo ha illustrato alcuni tecnicismi che, a suo parere, potrebbero essere rilevanti nelle definizione della questione: mentre la procedura collettiva, che non è una class action semplicemente perché nell’ordinamento tributario non è prevista, è impostata per contestare l’azione di revisione di per sé – per cui l’aumento di classe è contestato sulla base di motivi di diritto -, quella individuale consente di entrare nelle questioni di merito dell’immobile interessato e dunque, dovrebbe garantire una maggiore tenuta: “E’ una difesa monca”, insomma, per Leo, quella che unifica le ragioni di più ricorrenti.  

C’è poi da tenere presente la correlazione tra ricorso amministrativo e tributario: tutti, infatti, attendono di sapere cosa decideranno i giudici amministrativi nell’udienza in calendario il 22 maggio, dopo aver rinviato la decisione all’esito della discussione nel merito. Al Tar di Lecce sono stati presentati diversi ricorsi ma due sono quelli principali: uno del Comune di Lecce, ma che potrebbe essere stato presentato tardivamente, l’altro da parte di Adoc, Codacons e Adusbef. Tra i due una differenza sostanziale: nel secondo sono state impugnate anche gli atti di giunta con cui Perrone diede mandato all’Agenzia del territorio di aggiornare il classamento degli immobili.

A sostegno di quello dell’Ufficio legale di Palazzo Carafa ci sono anche quello della minoranza e quello di un’altra associazione. Ma il destino di entrambi dipende dall’accoglimento o meno dell’eccezione di tardività opposta dall’Agenzia del territorio al Comune di Lecce. Naturalmente, l’accoglimento anche solo di uno dei due ricorsi principali, gioverebbe a cascata su quelli presentati in sede tributaria. Intanto resta da capire quale sarà l’orientamento della Commissione provinciale: per questo c’è attesa per la prima discussione, in programma giovedì.

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