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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica Leuca / Via Leuca

Quel pasticciaccio brutto di via Leuca, dove regna sovrano il caos

Cartelli e segnali sbagliati o dimenticati, parcheggio iper-selvaggio, pali a ridosso dei balconi, sporcizia e improvvise strettoie: se un buon progetto naufraga fra improvvisazione e cattivi costumi

LECCE - “Via Leuca? Ci hanno detto di averla sviluppata pensando alle città olandesi”, dice la titolare di un locale, ferma sulla soglia. Vaga ironia nella voce e in quell’angolo della bocca rivolto all’insù. Non molto lontano, svetta un palo della luce nuovo di zecca, conficcato fra le mattonelle da poco inaugurate, nel bel mezzo o quasi di uno dei parcheggi delimitati dalle strisce bianche. Dire che stoni, è un eufemismo: somiglia più a un attentato all’incauto automobilista.

Ci sarà pure l’Olanda nei pensieri, ma intorno, sui citofoni, è più facile trovare un Quarta, un De Giorgi, un Rizzo che un De Jong, un Peters, un Van Dijk. Mancano gli olandesi, insomma, e si vede. Auto di sbieco, in divieto di sosta, in doppia fila, a oscurare l’incrocio, a ridosso delle aiuole e degli ingressi delle abitazioni, a tagliare il passo ai pedoni, a strombazzare ossesse.

Scena vista in diretta e immortalata con macchina fotografica: un autobus della Sgm si ferma di colpo. Ovviamente non può accostare perché le auto sono pure lì, a ingombrare la fermata. Una donna gioca d’azzardo tentando un sorpasso cieco in una sorta di imbuto, poco dopo la svolta per via Mario Nacci. Poi forse intravede una Lancia che arriva di fronte e ci ripensa. Meglio non essere… infilzati.

Quer pasticciaccio brutto de via Leuca non è un romanzo sulla falsariga di Carlo Emilio Gadda, ma la realtà di questi primi mesi di vita nell’arteria principale dell’omonimo quartiere. Un progetto di riqualificazione ha voluto ridarle un volto più pulito e moderno, con mattonelle chiare e altri interventi. Alcuni, sia chiaro, in divenire.  

Sul piano estetico, magari, ognuno potrà dire la sua (l’idea di massima, a nostro avviso non è spiacevole), ma su quello pratico la faccenda cambia. E’ oggettivo. Perché via Leuca oggi è ristretta, a volte non si comprende bene dove si possa e dove non si possa parcheggiare, in altre situazioni subentra l’atavica strafottenza leccese, per cui le autovetture vengono abbandonate anche laddove non serve un segnale per capire che non si fa, non si deve, proprio non si può. Bastano logica e buonsenso, prima ancora della conoscenza minima del codice della strada.

Cartelli e pali a casaccio e parcheggi assurdi

via leuca (18)-2METAFORA DI UNA CITTA’ - Ma è in particolare il tratto di via Leuca che scende verso il rione Castromediano di Cavallino, partendo dall’incrocio con le vie Alfieri e Marche, che si erge oggi a metafora di tutto ciò che non deve essere una città moderna. Un grosso gomitolo arruffato di contraddizioni a non finire, dove anche un controsenso finisce per avere più l’aspetto di nonsense.

La responsabilità? Come sempre, di tutti e di nessuno, più che altro è un insieme di fattori che compongono lo strato più intimo di questa città: rimane irrimediabilmente sciatta dalla testa alla coda. Ci sono di mezzo, infatti, una burocrazia lenta e farraginosa, i costumi irrispettosi di troppi leccesi, i controlli assenti e situazioni al limite del grottesco. Parlano per tutti alcuni cartelli stradali ancora per metà coperti da nastro isolante e plastica nera, a impedire, oggi a quanto pare senza alcun motivo razionale, la svolta ora a destra e ora a sinistra, suggerendo per assurdo al conducente del veicolo la manovra più pericolosa. Ma ci arriveremo fra poco.

Certo, mancano ancora alcune rifiniture, e si capisce. Per esempio, devono ancora comparire le nuove strisce pedonali. O, come ha sottolineato di recente l’assessore alla Pianificazione urbana, Severo Martini (senza specificare bene quando), “la collocazione di mille 200 altre piante oltre agli alberi già piantumati, la nuova illuminazione, le panchine, i cestini porta rifiuti”. Tuttavia, il calpestio/parcheggio è finito, il tappeto d’asfalto fresco è stato disteso, insomma, i lavori grossi sono terminati, ma restano cartelli e divieti inutili. Meno sciatteria, si può?

Ogni opera ha in via Leuca l’accento stonato dell’improvvisazione, anche perché un’assenza di comunicazione chiara, diretta, impedisce al cittadino di capire se domattina si sveglierà con un altro cantiere sotto casa o magari un pilone della luce che sbuca da sotto il proprio balcone. “La nuova illuminazione”, appunto.

via leuca (14)-2NEI MEANDRI DI “MISTERIOSE” ORDINANZE – Sia chiaro, nessun verso mistero. L’ordinanza dirigenziale del settore Mobilità e traffico c’è (o  comunque un tempo è esistita), ma non si vede. Roba da collezionisti di cose rare. E’, per la precisione, la 1600 del 10 novembre 2016 e riguarda, appunto, i lavori in via Leuca. La sua esistenza in questa valle di lacrime è attestata, peraltro, come per i banditi ricercati dei film western di Sergio Leone, da un manifesto che spunta ancora oggi appiccicato a un albero. E’ visibile a chi si sposta verso il centro, si trova pochi metri prima di via Amba Alagi, e avvisa: “Strada chiusa al traffico da via Pordenone per lavori in corso”. Con tanto di citazione dell’ordinanza. Tanto per chiarire.

Il foglio, una stampa al computer, è dunque rimasto, anche se la strada è ormai riaperta da molti giorni. Insomma, non ha senso, è come se il bandito ricercato in tutto il Texas fosse ormai stato assicurato allo sceriffo, ma in giro vi fosse ancora l’avviso, con tanto di faccia da forca impressa e la taglia per catturarlo. E fosse solo questo. Scendendo ancora più giù, ecco addirittura un cartello stradale vero e proprio, poco dopo superato l’incrocio con via Dell’Abate, giallo come il sole, in bella evidenza: “Strada interrotta da via Pordenone”. In calce, la citazione delle famigerata ordinanza.

Per pura curiosità, proviamo a cercare l’ordinanza dirigenziale (giusto per capire la scadenza precisa e apprendere altre curiosità) nel sito web del Comune, ma ci smarriamo in una bolgia dantesca di altre carte bollate e determinazioni. Non servono nemmeno ricerche mirate: proprio non si trova. Riusciamo a scaricare di tutto, persino potenziali notizie da strappare il sorriso. Vince il gestore dela macelleria etnica a cui hanno tirato le orecchie perché faceva troppo rumore affettando la carne con la mannaia, irritando i timpani del vicino. Hanno chiamato l’Arpa per rilevare i decibel, sapete?

Alla fine, stremati, abbandoniamo. Magari non siamo stati bravi noi, non lo neghiamo, ma qui si aprirebbe un altro capitolo, uno spin off: la pubblica amministrazione trasparente riesce anche a essere usabile, come dicono gli informatici?

Proviamo con metodi di ricerca più classici e così scopriamo che c’è stato un tempo in cui l’ordinanza è scaduta. Diciamo verso la metà di gennaio, e questo lo suggeriscono alcune fonti e sembrerebbe evincersi anche dall’unica traccia (indiretta, per giunta) rimediata con semplicità in Rete,  un avviso agli utenti della Stp.

Fra l’altro, pare che dopo la scadenza sia pure avvenuto un incidente stradale in cui s’è creato un guazzabuglio fantozziano: da un lato qualcuno che sarebbe passato con il rosso, dall’altro qualcun altro che sarebbe passato in un momento in cui questo tratto di via Leuca era in linea teorica a senso unico di marcia proprio per i lavori in corso. In linea teorica, perché, appunto, scaduta l’ordinanza, gabbatu lu santo, e chissenefrega del cantiere. Che disastro.

via leuca (23)-2FRA CONTROSENSO E NONSENSE – Qualcosa deve essere successo dopo la metà di gennaio, per esempio un nuovo atto (è ovvio), e lo suggeriscono altri manifesti. Anche questi, appiccicati agli alberi. Sono tuttora visibili un po’ ovunque e recitano: “Divieto di sosta e di fermata dal 24/01/17 al 23 /05/17 per lavori in corso”. Questa volta a parlare è l’ordinanza numero 10 del 23 gennaio 2017 (che rinunciamo pure a cercare). Tant’è. Oggi è il 21 maggio, i lavori principali non sono più in corso e la domanda è spontanea: tutti quei cartelli e manifesti che indicano chiusure inesistenti e divieti improbabili, hanno ancora un valore?

In teoria (e ci risiamo con la teoria), a far fede dalla data, alcuni sì. Magari, come anticipato, dovranno essere realizzate nelle prossime ore le strisce pedonali (intuizione senza certezze), collocati dei cestini, o fatti sbarcare alcuni  alieni per socializzare con altri mondi: “Ah, però: anche su Gliese 667 Cc parcheggiamo sul marciapiede”. Chissà. Ma nessuno sembra crederci o farci veramente caso. E i parcheggi in zona “vietata” si sprecano. Qui ritorna in gioco l’assenza di una comunicazione precisa al cittadino: o lavori sono finiti (andate in pace) o il lavori non sono finiti (datevi pace).

Ma i manifesti sono niente al cospetto di altro. Mentre il tratto di via Leuca dall’incrocio con le vie Alfieri e Marche è ritornato a doppio senso di marcia (a torto?  A ragione?), chi sbuca da alcune stradine laterali, si trova davanti all’assurdo.

Due esempi. Uno, riguarda via Nizza. In virtù della precedente chiusura, il cartello che indica le direzioni consentite (destra e sinistra) vede oscurata la freccia a sinistra. Quindi, in teoria (sempre in teoria…) il guidatore dovrebbe poter svoltare solo a destra. Poco male: è la manovra meno pericolosa e segue il flusso delle auto che vanno verso Castromediano. Ma in via Sagrado tutto cambia. Già, perché in questo caso è oscurata la freccia a destra, quindi il conducente è invitato (sic!) a effettuare la manovra più pericolosa, cioè a tagliare due corsie e viaggiare verso Castromediano, con il rischio di uno scontro frontale con chi volge verso il centro. Ma i leccesi sono superiori a tutto e, semplicemente, di queste indicazioni se ne infischiano, girando dove meglio gli aggrada.

Ovviamente, queste indicazioni avevano una logica fino a ad alcuni giorni or sono, quando per i lavori in corso le auto potevano andare solo dal centro verso Castromediano e non viceversa. Se così non fosse, ben prima di via Amba Alagi (esatto, dove c’è il manifesto che ricorda l’antica chiusura al traffico), quindi almeno all’altezza di via Ortigara, dovrebbe sorgere un cartello di senso unico. Ma così non è. “Ho perso le la parole”, canterebbe a questo punto Ligabue.

via leuca (21)-2IL PARCHEGGIO SELVAGGIO E L’INCURIA – Il parcheggio selvaggio è uno dei nodi dolenti di Lecce. La conformazione della nuova via Leuca, per certi aspetti, non aiuta e, semmai, invita i più scorretti a fare ancor di più di testa propria. Il fatto che in alcuni punti si possa (anzi, si debba) parcheggiare sui marciapiedi, spinge troppi a occupare anche spazi non previsti. Si ritrovano così automobili nei posti più impensati.

La carrellata fotografica di quest’articolo offre un ricco esempio di veicoli che ostruiscono il passaggio ai pedoni  e persino alle porte delle case (e non osiamo pensare a qualche malcapitato in carrozzella), ma ci sono alcuni punti specifici in cui le abitudini scorrette sfiorano la cattiveria pura. L’incrocio semaforico di via Pordenone è il non plus ultra. L’abbiamo immortalato in un momento senz’auto, in cui, per ironia della sorte, stava transitando anche una pattuglia della polizia locale, e in un altro in cui un’auto piazzata nel punto meno opportuno in assoluto, tappa totalmente il passaggio ai pedoni, costringendoli a pazzeschi slalom fra muri di lamiere schierate. Diabolico.

Non solo. Essendo via Leuca oggi più stretta rispetto al passato e in alcuni punti formando degli angoli a rientrare e non più una lunga linea retta, ci sono alcuni punti in cui si formano delle strettoie. Il tratto compreso fra le vie Nizza e Salgado da un lato e Nacci e Dogali dall’altro, n’è l’esempio massimo. Basta un’auto fuori posto (e di solito qui se ne trova più di una) per formare un imbuto in cui gli specchietti di chi viaggia nelle due direzioni opposte quasi si baciano. E quando passa un autobus di linea o un pullman turistico, sono cavoli amari. Tutto questo, poi, aumenta a dismisura quando arrivano, d’emblée, altri lavori.

Non bastasse questo, il clima circostante è d’incuria. Svolazzano quintali di volantini abbandonati in maniera selvaggia e nascono ogni giorno nuove microdiscariche. Pugni negli occhi, per quella che ambisce a essere la cartolina della nuova Lecce.

via leuca (2)-2-2LA POTATURA, ALL’IMPROVVISO – L’assetto generale prevede, come detto, anche nuovi pali dell’illuminazione. Si potrebbe obiettare che in altre parti del mondo c’è chi li combatte. A Tokyo li vogliono smantellare per motivi estetici e soprattutto di sicurezza, e sono davvero tanti: 6 milioni. A Lecce, poi, di pali, già non ne mancano: chi non conosce la saga del filobus? Un tormentone. In più, qualcuno non ha apprezzato ritrovarseli a ridosso della propria finestra. Finiscono per essere anche un ulteriore intralcio ai pedoni. E in qualche caso, alle stesse auto. Se n’è scritto prima e una foto lo dimostra.

Ma c’è dell’altro. Basta che si arrivi qui anche solo per un lavoro con cesoie e camion con cestello elevatore, e scoppia il putiferio. Complice, è evidente, l’assenza di spazio. Se lo ricordano bene i residenti, il 12 maggio scorso, quando una ditta è stata incaricata di sfoltire le chiome degli alberi poco l’installazione dei lampioni. Il traffico è impazzito per buona parte della mattinata, arrivando quasi al collasso, e tutto ha avuto il sapore dell’improvvisazione. Non una deviazione, una transenna, una pattuglia della polizia locale inviata a gestire i flussi. Nulla. Zero. Tutto lasciato al caso e al suo anagramma, il caos.   

TIRANDO LE SOMME - Qualcuno pensa che, forse, sarebbe opportuno che anche questo tratto di via Leuca diventasse a senso unico di marcia per ridurre molti problemi. Non si sa se sia fattibile, ma una cosa è certa: se a Lecce è assente la cultura del rispetto delle regole, disorganizzazione, cartelli posti a casaccio o dimenticati e controlli scarsi fanno da degno contraltare. Tutto questo è mortificante anche per le buone idee. E la nuova via Leuca, senz’altro, ambiva a essere una buona idea.  

Tenessero conto i candidati alla carica di sindaco di questo e molto altro. Perché se in un chilometro di strada si ritrova una così alta concentrazione di problemi, sviste e contraddizioni, significa che a Lecce c’è da rimboccarsi sul serio le maniche.

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Nota per i lettori: l'applicazione per mobile è ancora in via d'implementazione e nella gallery sono visibili solo le prime fotografie. Suggeriamo di  consultare l'articolo sul pc o, comunque, se su telefono mobile, usando un comune browser: sono oltre trenta immagini, molte delle quali citate nell'articolo.

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