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"Razionalizzazione spese: Atenei indichino loro idee"

Università, Adriana Poli Bortone: "Scioperi preventivi per protestare contro una riforma ancora tutta da scrivere. Gli Atenei contribuiscano alla riduzione del debito pubblico formulando loro ipotesi"

Il decreto Gelmini è andato in porto, le contestazioni si sono fatte aspre. Non sono mancati gli scontri di piazza, nelle grandi città, e la spaccatura fra maggioranza e opposizione si è avvertita forte e chiara, con posizioni diametralmente opposte. E dopo il maestro unico, prossime novità sono in arrivo per il mondo dell'università, che è in fermento e in agitazione. Il centrodestra accusa la parte opposta di strumentalizzazioni, il centrosinistra non si piega e annuncia ancora battaglia. Ma secondo il senatore del Popolo delle libertà Adriana Poli Bortone si tratta di "scioperi preventivi per protestare contro una riforma ancora tutta da scrivere". Ed invita le università alla responsabilizzazione.

Sulle prospettive di riforma della pubblica istruzione italiana, dice, infatti: "Fossi la Gelmini darei tre mesi ai singoli Atenei per indicare essi stessi nella loro autonomia le spese da razionalizzare e formulare ipotesi, ricordando che anche le Università italiane fanno parte dell'Europa e debbono contribuire alla riduzione del debito pubblico nazionale". Il messaggio di Adriana Poli Bortone è quindi chiaro. Ogni università dovrebbe "assumersi la responsabilità di indicare dove e come tagliare e rimodulare la spesa". Tutto ciò, spiega, "appartiene proprio a quella autonomia che giustamente l'Università non vuole sia lesa".

"Ma fino ad ora - prosegue nella sua disamina -, non certo per l'effetto Gelmini, l'Università ha continuato a vivere di incrostazioni del passato e disuguaglianze, di percorsi di carriera non sempre coincidenti con il merito, di emarginazione e sfruttamento dei giovani ricercatori. Oggi - conclude Adriana Poli Bortone - continuare a mettere insieme autonomia universitaria e finanziamenti derivati esclusivamente dal Governo centrale, è un nonsenso. Anzi, peggio, un'ambiguità che deve essere definitivamente cancellata".

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