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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Anpi Lecce e il referendum: "Perché diciamo no alla controriforma renziana"

Il contributo di Maurizio Nocera in vista della consultazione del 4 dicembre. L'associazione nazionale dei partigiani è schierata per il no

LECCE -  Gli articoli della Carta costituzionale sono 139. Ebbene, il governo renziano (si badi bene solo un organo dei tre fondamentali dello Stato italiano, anche se poi un parlamento delegittimato ha votato le fiducie) ha deciso di controriformarne ben 47 della seconda parte, in attesa, qualora malauguratamente dovesse vincere il sì, di cancellare anche il resto, in particolare i primi 12 principi fondamentali, quelli che determinano lo status della repubblica e i suoi indirizzi di principio. È quanto chiedono i famigerati mercati e gli istituti finanziari dell'imperialismo, in primo luogo la Gp Morgan, secondo i quali tutti i Paesi usciti dalla seconda guerra mondiale con Costituzioni democratiche e progressiste dovrebbero quanto prima cancellare quelle loro Carte e promuoverne delle nuove dove il libero mercato, già di per sé autoritario e totalitario vorrebbe spadroneggiare senza alcun vincolo.

"Al progetto di un nuovo ordine mondiale di autoritarismo finanziario globalizzato si è posto prono il governo Renzi, appunto con questa controriforma. La prima proposta riguarda la modifica del Senato (oggi 315 senatori) e il superamento del bicameralismo paritario. I renzisti affermano che l'Italia così com'è oggi è l'unico Paese europeo ad avere due camere eguali con gli stessi poteri e la stessa composizione. Falso, perché la Camera dei deputati fa le leggi, il Senato le controlla e ne dà un giudizio più sereno e saggio. Quando i padri costituenti pensarono alle due camere, lo fecero memori di quello che era accaduto nel Paese, dove per 20 anni aveva imperversato la dittatura fascista e le leggi e gli ordini provenivano da un uomo solo al comando. E poi, non è vero che gli altri Paesi europei hanno una sola camera, al contrario, quasi tutti ne hanno due con competenze differenziate. E comunque, il motivo per cui in Italia si è verificata un'attenzione così particolare per quanto riguarda la forma dello Stato con due camere parlamentari sta nel fatto che solo qui, in questo nostro Paese dell'area cosiddetta occidentale, ci fu una vera Resistenza popolare più che decennale e una lotta partigiana che spazzò via il regime fascista e cacciò gli occupanti nazisti.

Piuttosto che "riformare" l'attuale Senato per sostituirlo poi con uno fantoccio, composto da 95 senatori nominati più 5 di nomina presidenziale sarebbe meglio distribuire e rendere più equa la geografia delle rappresentanze territoriali, eleggendo i senatori direttamente e in collegi rispondenti alle nuove esigenze popolari. Ciò che non vuole invece la controriforma renziana che decisamente punta ad abolire la possibilità dei cittadini di eleggere i propri rappresentanti. In questo modo, invece che allargare la base elettiva e rappresentativa della politica e della società, la si vuole restringere. Tanto per fare un esempio è sufficiente riflettere su quello scempio amministrativo e politico che ha fatto questo governo con la cosiddetta "cancellazione" delle Province, dove l'unica cosa che è stata cancellata è stata la possibilità di noi cittadini di votare direttamente i nostri rappresentanti in un ente fondamentale tra il centro dello Stato e le sue periferie. La proposta che vuole la cancellazione delle provincie dalla Carta costituzionale è una proposta eversiva e antidemocratica degna del peggiore autoritarismo. È stata fatta passare come "riforma del titolo V della Costituzione", il cui art. 114 dice: «La Repubblica si riparte in Regioni, Province e Comuni». Quando i padri costituenti pensarono alla ripartizione amministrativa dello Stato, la videro ripartita appunto in tre enti politico-amministrativi che, se ben coordinati, avrebbero fatto funzionare al meglio la macchina dello Stato. Ciò che non è accaduto, ma non per volontà divina quanto invece e semplicemente perché per decenni alcune forze politiche non hanno applicato la Costituzione.

In una vera democrazia parlamentare, non di deve mai diminuire la rappresentanza altrimenti che democrazia parlamentare è? Renzi ciancia di "democrazia partecipativa", ma forse, anzi ne sono sicuro, non conosce bene il significato di queste due parole. Altro cavallo di battaglia della controriforma renziana è il cosiddetto risparmio come pure un iter parlamentare più veloce. Falso anche questo, perché è stato dimostrato ampiamente che tale controriforma non comporta né alcun risparmio né alcun iter velocizzato. L'unico vero risultato, con un'eventuale e malaugurata vittoria del sì, sarebbe di avere un governo più decisionista e più accentratore. Altra proposta renziana antidemocratica è quella relativa alle firme richieste per indire un referendum abrogativo. Al momento le firme richieste sono 500 mila, con la nuova controriforma ce ne vorrebbero 800 mila, mentre per le leggi di iniziativa popolare le firme passerebbero da 50 mila a 150 mila. Non so con quale criterio uno sbarramento così alto possa essere definitivo "più democratico". Cose dell'altro mondo, quello dei marziani per intenderci, che forse è il mondo dei renziani.

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