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Circo con o senza animali? "Lo decida un referendum civico"

E' ancora scontro tra il circo Marina Orfei e Andrea Guido, assessore alle politiche ambientali, che vuole bandire l'utilizzo di animali in cattività negli spettacoli. Indifferibile, poi, resta la questione del randagismo

LECCE – Un referendum per verificare se i leccesi gradiscono ancora il tradizionale spettacolo del circo, quello con gli animali. A chiederlo, provocatoriamente, è David Edward’s, attore e autore dello spettacolo – Artists in the dreams  -  che il circo di Marina Orfei porterà in scena da questa sera e fino al 3 di marzo nel piazzale dello stadio. 

Nei giorni scorsi l’artista è stato protagonista di un’accesa polemica con l’assessore all’Ambiente del Comune di Lecce, Andrea Guido, che si è fatto promotore di una crociata contro le manifestazioni che utilizzano animali in cattività. In tal senso, il consiglio comunale ha approvato all’unanimità una mozione alla quale seguirà un regolamento e quindi la definitiva messa al bando dal territorio cittadino. Come già avviene altrove.

L’esponente della giunta è stato accusato da Edward's di pressapochismo e anche di ignoranza su cosa sia il circo equestre, quale il trattamento ricevuto da tigri, dromedari, cavalli e quant’altro, quale il rapporto intimo ed affettuoso tra umani ed animali. Ma Guido, che ha sorvolato sui toni forti della controparte, intende tirar dritto e dunque, esaurite le autorizzazioni già concesse, i soli spettacoli consentiti saranno quelli con clown, equilibristi, trapezisti e mimi. Nel pomeriggio di oggi, alle 16.30, alcuni animalisti manifesteranno a poca distanza dal circo a sostegno della posizione dell'assessore.

Il rappresentante del governo cittadino fa leva su una diffusa mentalità animalista anche se – gli è stato rinfacciato e non senza ragioni – Lecce non si segnala certo come esempio da seguire, con riferimento alla gestione del randagismo: il canile rifugio "Lovely" – dopo essere stato oggetto di una lunga querelle tra la proprietà, i volontari e il Comune – è finito sotto sequestro e non può dunque aumentare la capienza. Di conseguenza il canile sanitario dove i cani dovrebbero essere solo curati, è diventato di fatto un ricovero creando una situazione di insostenibilità che impedisce anche le attività ambulatoriali.  

Fino al trasferimento di ieri, quando a causa dell’ordine di demolizione di una tettoia fatiscente una trentina di cani sono stati accompagnati presso il rifugio costruito dall’associazione Nuova Lara, di Lecce, che gode dell’accreditamento regionale: soluzione, a titolo gratuito, maturata al termine di un tira e molla che in un primo momento stava portando dieci animali sulla a la via di Casarano, destinati ad una struttura privata, a pagamento.

La questione del randagismo è senza dubbio uno dei talloni di Achille della città che manca, innanzitutto, di un canile rifugio comunale: da anni, troppi, si parla di una struttura di accoglienza adeguata ma i lavori sono sempre rimasti sulla carta. Guido, che ha la responsabilità delle politiche ambientali da poco meno di un anno, si è impegnato ad accelerare l’iter autorizzativo e i lavori per il primo lotto non dovrebbero essere più una chimera. Intanto però resta l’emergenza di tutti i giorni, rispetto alla quale l’impegno dei volontari non può essere un alibi per le istituzioni, tanto più in presenza di una legge regionale giudicata all’altezza del problema.

Nove associazioni, in un documento indirizzato ai vertici dell’As, a tutti i Comuni, al presidente della Regione, al prefetto di Lecce e all’Anci, hanno costituito un coordinamento e prodotto un documento contenente gli obiettivi minimi di qualità, naturalmente nel rispetto dei vincoli di efficacia, efficienza ed economicità della pubblica amministrazione. Il perno logico di tutto il ragionamento è che lo scopo del contrasto al randagismo sia la diminuzione dei cani – da raggiungere con le adozioni e la sterilizzazione – e non l’abbattimento dei costi unitari di mantenimento, come invece si tende a fare.

Le associazioni propongono, in linea di massima, una rivoluzione culturale: la gestione del randagismo come risorsa per la comunità e la considerazione dei canili come infrastrutture sociali: esempi virtuosi non mancano, basta fare un salto a Felline per visitare il rifugio del Comune di Alliste. Il coordinamento presenta poi, nel dettaglio, una serie di criteri quantitativi e qualitativi cui attenersi nella predisposizione dei bandi pubblici:  il prossimo, annunciato a giorni, sarà proprio quello del Comune di Lecce. Ci si augura che sia il primo passo nella direzione giusta.

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