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Regionali, segnate dal Centro: la strana coerenza Udc

Lo scudo crociato ha segnato fin dall'inizio il percorso di avvicinamento alle regionali, con la questione del "Laboratorio pugliese": ma ci sono equivoci ed incoerenze nella politica dei due forni

LECCE - La campagna elettorale entra nel vivo. O almeno è quello che si spera. A quasi due mesi dalle prossime regionali pugliesi, il quadro politico sembra aver finalmente trovato una svolta con le tre candidature messe in campo dai rispettivi schieramenti. Ma resta il mistero, a venti giorni dalla ufficializzazione delle liste, sulla possibilità di nuove sorprese negli schieramenti.

Sia Rocco Palese che Nichi Vendola hanno ufficialmente iniziato il proprio tour elettorale, mentre Adriana Poli Bortone, candidata del Terzo Polo, resta ancora alla finestra e solo sabato prossimo dovrebbe dare il via alla propria campagna per le regionali. Ad aver mutato l'empasse degli ultimi giorni, secondo quanti vicini al premier, Silvio Berlusconi, la positività dei sondaggi, che vedrebbero il candidato del Pdl, in ritardo di pochi punti percentuali rispetto a Nikita il rosso, in una partita ancora aperta.

D'altro canto, è vero anche il contrario, che, cioè, con i voti aggregati del Terzo Polo, per Vendola e per il centrosinistra ci sarebbe uno scarto siderale che non permetterebbe alcun recupero. Quindi, non avrebbe tutti i torti Pierferdinando Casini a chiedere una convergenza, stando ai numeri, sul nome della senatrice, fermo restando, appunto, che esistono evidentemente dei contrasti ancora vivi tra l'ex sindaco di Lecce e i rappresentanti regionali del Pdl.

E proprio l'atteggiamento dell'Udc merita qualche riflessione, per la sensazione che molti cittadini stanno avendo dello scudo crociato, nella cosiddetta "politica dei due forni", che denota come il partito di Casini, non abbia ancora ben compreso cosa voglia fare da grande. Se, infatti, l'Udc si è sempre fatto il baluardo, anche nei manifesti elettorali, di coerenza ed identità, il risultato che si evince dai balletti di alleanze nelle singole regioni, con sbalzi umorali a dir poco imbarazzanti è il legittimo dubbio.

Và anche detto che qualche colpa ce l'hanno anche le coalizioni polari, che, invece, di isolare questo modo di intendere la politica, lo usano a proprio vantaggio, laddove conviene elettoralmente, stigmatizzandolo come perverso, laddove, invece, sottrae consenso. Il caso Puglia è paradossale ed eclatante: dopo mesi spesi nella manfrina del "Laboratorio pugliese" su alcune esperienze amministrative di accordo con il centrosinistra, e, dopo aver fatto pressione sul governo regionale per aprire ai moderati (con l'ingresso in giunta di Dario Stefàno), ha avuto qualcosa di inspiegabile tutto la campagna di veti sul presidente Vendola. Non solo: l'Udc ha dapprima dato la propria disponibilità condizionata ad un accordo col Pd, chiedendo che si convergesse sulla figura di Michele Emiliano e poi di Francesco Boccia; ma contemporaneamente flirtava anche col centrodestra, per non lasciarsi nessuna porta preclusa.

Al termine delle primarie, con la vittoria di Vendola, il nuovo cambio di scena con la scelta di andare in solitaria e in risposta all'altra candidatura lampo del centrodestra. Salvo poi, dopo poche ore, chiedere una riapertura delle trattative col centrodestra, per un fronte "anti-Vendola". Se questo era il laboratorio concepito da D'Alema e Casini, un po' Frankestein, un po' Godzilla, non c'è che dire, ma di certo non eccelle per chiarezza e linearità. Così, come forse, è bene dirlo, tutto questo percorso non riflette né coerenza né identità.

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