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Renzi loda Perrone, affossa il Pd e accredita il M5S come la vera alternativa

Bastano poche parole del premier, intervistato dal Foglio, per dare una mazzata al suo partito e all'opposizione all'attuale sindaco. Lecce val bene un referendum

LECCE – “A Lecce c’è un sindaco di centrodestra che sta governando bene. Lo stesso potrei dire per il sindaco di Agrigento o di Licata”.

Con questa frase, nell’ambito di un’intervista al Foglio sul referendum del 4 dicembre, il presidente del consiglio, Matteo Renzi, ha dato una mazzata poderosa al Partito Democratico del capoluogo alla vigilia della tornata amministrativa della prossima primavera.

Il premier, preoccupato dalla battaglia referendaria che oggi appare sul filo del rasoio, cerca di racimolare consensi presso l’elettorato del centrodestra moderato e per raggiungere il suo obiettivo non esita a certificare il buon governo di Paolo Perrone, il primo avversario del suo partito in sede locale.

Lecce val bene un referendum, verrebbe da dire. Questa inattesa dichiarazione di apprezzamento di Renzi probabilmente sarà dimenticata o ridimensionata, di qui alla campagna elettorale, ma le sue parole intervengono in un momento di grande difficoltà del Pd leccese sconfessato, in due parole, rispetto alla sua azioni di denuncia del malgoverno dell’attuale sindaco.

La coalizione di centrosinistra si è riunita una prima volta venti giorni addietro, in maniera assolutamente interlocutoria; intanto l’ex segretario Sergio Blasi chiede di accelerare il passo e di preparare le primarie. Ma contro chi? I vertici locali del Pd, che non gradiscono l’iniziativa di Blasi, pensano da tempo alla candidatura di Dario Stefano, senatore eletto con Sel e inevitabilmente legato alle sorti della consultazione di dicembre, (è prevista la netta diminuzione del numero dei senatori, tra l'altro nominati e non più eletti a suffragio universale, ma dai consigli regionali).

Stando così le cose è poco probabile che di qui al 4 dicembre accada qualcosa di decisivo nello schieramento. Anche senza Perrone, che non può più ricandidarsi, per il centrodestra si apre un’autostrada verso il quinto mandato di fila. L'uscita del premier, tra l'altro, rischia di scoraggiare un elettorato locale già frustrato e disorientato, indirizzandolo altrove.

Se la situazione dovesse cristallizzarsi in questa autolesionistica inerzia per il centrosinistra, infatti, molti elettori guarderanno con più interesse Al Movimento Cinque Stelle, anche solo come unica possibilità concreta di alternativa al centrodestra. A Lecce il movimento esprime una delegazione parlamentare cospicua - Buccarella Lezzi e Donno in Senato, De Lorenzis alla Camera - e, se non ci saranno divisioni interne o ripercussioni negative di eventuali scenari nazionali, potrà giocare una partita da protagonista e non da mera comparsa come fu nel 2012. 

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