rotate-mobile
Martedì, 23 Aprile 2024
Politica Castri di Lecce

Eolico in contrada Campana, gli ambientalisti al Consiglio di Stato

Dopo la pronuncia del Tar sul parco eolico di undici torri nel territorio tra Vernole e Castrì, Italia nostra e Save Salento annunciano un nuovo ricorso. E chiedono alle amministrazioni di rivalutare la politica energetica

CASTRI’ DI LECCE – La campagna di mobilitazione contro l’installazione di undici torri eoliche sul territorio di Vernole e Castrì non si arresta da parte dei comitati e delle associazioni ambientaliste: Italia nostra si muove ancora una volta contro il progetto della società Tarifa energia srl, presentando un nuovo ricorso in consiglio di Stato. Solo pochi mesi fa, infatti, nel febbraio del 2011, il Tar di Lecce aveva rigettato un primo ricorso della stessa associazione.

Il progetto in questione, avviato sin dal 2007 e passato attraverso due diverse amministrazioni locali in entrambi i comuni coinvolti, prevede l'installazione di torri eoliche della potenza di due mw ciascuna e alte più di cento metri, da collocare nelle contrade “Campana” e “Filandra”, interessate dalla presenza di olivi secolari della varietà “ogliarola” (che costituiscono l'antica plaga dell'olivo ogliarola che in passato ricopriva l'intera porzione centro-orientale del Salento, da Lecce fino a Carpignano Salentino), a poco più di 7 km dall’oasi naturale de “Le Cesine”, zona di protezione per il transito migratorio di numerose specie di volatili.

Sin dal dicembre 2010, quando il settore ecologia della Regione Puglia ha dato l’autorizzazione unica necessaria alla costruzione delle torri, numerose associazioni, tra cui Save Salento e Italia Nostra, hanno attivato da subito una campagna di informazione e di mobilitazione dei cittadini, cui hanno aderito anche alcune pro loco delle diverse frazioni di Vernole: la motivazione principale alla base dell'opposizione di alcuni cittadini consiste nelle preoccupazioni circa l'impatto ambientale e l'assenza di una valutazione d’incidenza, nonostante la vicinanza dell'oasi Cesine. La questione, agli inizi di gennaio 2011, è arrivata in parlamento, grazie ad una interrogazione rivolta al Ministero dell'ambiente e al Ministero dello sviluppo economico dalla radicale Elisabetta Zamparutti, eletta nelle liste del Pd.

La decisione di proseguire nella battaglia legale è stata intrapresa a seguito di un’assemblea pubblica, convocata il 28 ottobre scorso dalla sezione sud Salento di Italia Nostra, a Corigliano d'Otranto, e che ha visto la partecipazione di diverse associazioni civiche e ecologiste delle province di Lecce, Brindisi e Taranto: in quella sede, sono state considerate “deboli le motivazioni addotte dal Tar di Lecce” nel rigetto del primo ricorso, dal momento che “si è arrivati – precisano da Save Salento - al paradosso per cui, semplici dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa dagli organi dirigenti del Wwf, e non appurate e disinteressate analisi scientifiche, hanno finito con l'assumere un improbabile valore probatorio a favore dell'installazione dell'impianto energetico-industriale da fonte eolica”.

Il ricorso, redatto dal legale di Italia nostra, Donato Saracino, consente così di proseguire l’intensa fase di mobilitazione di chi si oppone al progetto. La decisione di ricorrere in consiglio di Stato si motiva anche con l’impatto prodotto dalle torri eoliche della Tarifa, che rischia di sommarsi “alla prospettiva di costruzione dei venti km del gasdotto della Tap, cordata di multinazionali del gas che proprio in questi mesi ha avviato le consultazioni con gli enti locali e il governo centrale”: “L'analisi del tracciato del gasdotto – affermano dalle associazioni - rivela infatti uno sbalorditivo dribbling tra le torri eoliche. Da una parte, è necessario dunque denunciare il fatto grave che la mancanza di qualsiasi programmazione energetica generale sta trasformando il Salento, tra rinnovabili, gas e trivellazioni petrolifere, in una grande piattaforma energetica senza che si ponga il problema centrale dell'integrità del territorio salentino; dall'altra, il caso di Vernole mostra il venir meno della promessa di riconvertire le fonti di approvvigionamento energetico da fossili a rinnovabili: le 11 torri della Tarifa, infatti, non scongiureranno la costruzione, in quelle stesse contrade, delle strutture di trattamento e trasporto del gas disposte dalla Tarifa”.

Per tali motivi, in uno stato di “totale confusione nella programmazione energetica nazionale”, secondo Save Salento, la responsabilità ricade sulle amministrazioni locali, “le quali hanno, fino a questo momento, ammiccato tanto al progetto della Tarifa quanto al progetto della Tap sulla base di una visione esclusivamente utilitaristica, puntando ad incassare le royalty che queste società sono disposte a lasciare al territorio in cambio di profitti milionari”.

“Le royalty – puntualizzano - non ci paiono un criterio serio e valido per impostare una politica di infrastrutturazione energetica sul territorio”. L’appello che Save Salento rivolge alle amministrazioni di Melendugno, Vernole e Castrì è che si siedano attorno ad un tavolo per valutare in maniera complessiva l'impatto congiunto delle due opere (torri eoliche e gasdotto), in considerazione del fatto che negli uffici di Melendugno e di Carpignano (territori prospicenti le aree interessate dal gasdotto e dal progetto di Tarifa) “si fanno silenziosamente avanti altri progetti di eolico”, ossia, “le 18 torri proposte dalla Tg energie rinnovabili e il raddoppio dell'attuale impianto eolico industriale di Carpignano”.

 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Eolico in contrada Campana, gli ambientalisti al Consiglio di Stato

LeccePrima è in caricamento