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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Rivendicazioni e accuse: scatta la rissa politica all'ombra degli ulivi

Il Movimento 5 stelle accusa Emiliano: "Quali prove attendeva ancora che non gli avessimo già consegnato?" Esultano le associazioni: "Ci hanno chiamati guru e comitatini". E viene additato da più parti anche il ministro delle Politiche agricole Martina

LECCE – L’inchiesta della Procura di Lecce sul caso Xylella ha provocato un terremoto. E così, il giorno dopo le rivelazioni sull’inchiesta che vede dieci indagati, la politica locale, e non solo, torna alla carica. Interrogazioni e rivendicazioni, scambi d’accuse e richieste di chiarimenti si sovrappongono in un turbine Se ieri, a margine delle prime anticipazioni, già si era espresso il presidente della Regione, Michele Emiliano, annunciando la costituzione di parte civile nell’eventuale processo, oggi, dopo le nuove delucidazioni del procuratore Cataldo Motta, arrivano le bordate del Movimento 5 Stelle. Che a Emiliano non la manda a dire. “Lui e la sua Giunta dovrebbero solo tacere o chiedere scusa agli agricoltori”.

I consiglieri regionali Rosa Barone, Gianluca Bozzetti, Cristian Casili, Mario Conca, Grazia Di Bari, Marco Galante, Antonella Laricchia e Antonio Trevisi lo accusano con forza: “Non ha fatto nulla se non limitarsi ad istituire un tavolo multidisciplinare sul tema identico a quello proposto dal M5S. Addirittura usando le stesse parole per definirlo e convocando gli stessi esperti che il M5S aveva dichiarato di voler coinvolgere”. E non gli perdonano di aver “osato costituirsi contro quei poveri agricoltori che hanno dovuto subire passivamente la distruzione dei loro terreni e che si ‘erano azzardati’ a fare ricorso”.

“Dopo aver deliberato per le eradicazioni, aver richiesto al ministero l'accelerazione di queste procedure, questo dovrebbe essere il giorno della vergogna”, proseguono. Insomma, Emiliano oggi parla di “soddisfazione perché finalmente qualcuno ha portato delle prove”, ma, “quelle stesse prove le aveva portate il Movimento 5 Stelle in Regione Puglia da mesi. Quali altre ne aspettava che non fossero sotto gli occhi da tempo?”

Una stoccata riguarda poi le altre forze politiche: “Affinché fosse votata in Consiglio regionale, la nostra mozione ha dovuto subire delle modifiche perché per i vecchi partiti 'i nostri termini erano troppo forti'. Oggi invece tutti si spellano le mani nell'applaudire i magistrati. Saremmo felici di constatare che non è mai troppo tardi per cambiare idea se non fosse che la loro incoerenza ha lasciato morire migliaia di alberi e le speranze degli agricoltori”.

Sergio Blasi, il consigliere regionale del Pd, che ha presentato per due volte – rivedendola in alcuni passaggi – una proposta di legge per bloccare le speculazioni edilizie sui terreni colpiti da Xylella, ritiene che gli abbattimenti siano stati “una violenza gratuita perpetrata al territorio e agli olivicoltori salentini e brindisini, messa in atto più per compiacere un’Unione Europea parzialmente informata ma pienamente responsabile della mancata prevenzione dal punto di vista scientifico, che per contrastare efficacemente la diffusione del Codiro, che è avanzata invece di rallentare”.

E rilancia così per l’ennesima volta nelle ultime settimane il tema della ricerca “per il contrasto efficace del batterio e per portare alla luce efficaci strategie di convivenza con il Codiro”. Da qui, anche una proposta: il passaggio di consegne da una gestione straordinaria “affidata a pochi soggetti, che finora hanno agito senza rendere conto, a quanto si apprende, neanche ai comitati ministeriali, a una ordinaria sotto l’egida della Regione, a un livello cioè più prossimo al territorio e più sensibile alle ricadute economiche, sociali e culturali delle azioni di contrasto”. Senza dimenticare la difesa del territorio da “ogni appetito speculativo che l’emergenza Xylella può solleticare, sancendo – conclude Blasi -, con l’approvazione del divieto di cambio di destinazione d’uso degli oliveti colpiti, che laddove c’è un uliveto oggi dovrà esserci un uliveto anche domani”.

Il consigliere regionale Saverio Congedo di Oltre con Fitto ha una sua chiave lettura. E non vede nell’indagine “un colpo di scena o un fulmine a ciel sereno”, ma “la naturale conseguenza di una strana storia che presentava e presenta ancora tanti, troppi, lati oscuri”. “Da un lato, quindi – spiega-, l’intervento della giustizia che già oggi, in attesa degli esiti dell’inchiesta, dice che ci sono elementi indefiniti a cui occorre dare contorni netti (come dire che tante cose non suonano bene), dall’altro il controverso atteggiamento dell’Unione Europea che adesso non potrà più archiviare la questione con metodi sbrigativi o poco lineari”.

Rocco Palese, di Forza Italia, vicepresidente della Commissione bilancio della Camera, scorge un quadro inquietante “non solo per le personalità che vede al momento a vario titolo coinvolte, ma anche per le gravissime ipotesi di reato alcune delle quali confermano in modo inequivocabile ritardi, sottovalutazione del fenomeno e adozione tardiva di misure inefficaci o inadatte”. E chiede quindi “un nuovo pacchetto di interventi che metta al centro una ricerca seria, efficace, scrupolosa”.

L’Altra Puglia, invece, ritiene che quella delle ultime ore sia una sorta di vittoria per tutti coloro che si sono impegnati a fondo, tacciati dai diffidenti  come “santoni”, “guru”, “ambientalisti da strapazzo”, “quattro comitatini”. “Gli atti emessi ieri dalla Procura di Lecce sono quanto di più lontano ci possa essere da una sentenza. Il seguito del percorso giudiziario ci dirà se e quali reati siano stati commessi, e da chi. Ma quelle pagine firmate da Cataldo Motta, Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci – dice il movimento - ci consegnano già una certezza: i dubbi che il Popolo degli Ulivi solleva da mesi e mesi sono del tutto ragionevoli e vanno assolutamente chiariti prima di ammazzare anche un solo altro albero d’ulivo, anche un solo altro pezzo della nostra storia”.

Adoc, presieduta dall’avvocato Alessandro Presicce, esprime soddisfazione per gli esiti delle indagini concluse dalla Procura di Lecce e avviate sulla base dell’esposto depositato ai primi di aprile 2014 da parte dagli ambientalisti di Sannicola, vicini al Popolo degli Ulivi. E ricorda che “anche sul fronte della giustizia amministrativa, la battaglia sta portando i suoi frutti. Il ricorso al Tar Lazio numero 5084/2015 avviato dalle aziende biologiche salentine e dalle associazioni ambientaliste, Adoc compresa, ha condotto alla sospensiva del Piano Silletti e ulteriori sviluppi positivi nel merito potrebbe avere nei prossimi mesi”.

Il senatore Francesco Bruni, di Conservatori e riformisti, intanto, con un’interrogazione urgente chiede al ministro dell'Agricoltura, Maurizio Martina di chiarire quali provvedimenti urgenti il governo intenda adottare alla luce delle indagini. E, aggiunge, "insieme agli altri parlamentari pugliesi chiediamo che il presidente del Consiglio Matteo Renzi dia ogni più completa spiegazione sulle inefficienze e le responsabilità tecniche e amministrative che, a partire dal competente ministero e per finire alla Regione Puglia, si starebbero fin qui accertando anche per garantire la più ampia tutela degli interessi degli agricoltori pugliesi”.

Il deputato Giuseppe L’Abbate (M5S), invece, spiega che uno dei due aspetti su cui si è concentrata la Procura di Lecce sull’indagine era già approdato in Parlamento nell’aprile scorso. E riguarda il trasporto del patogeno in Italia in occasione del workshop sulla Xylella fastidiosa svoltosi presso lo Iam di Valenzano nell’ottobre 2010. Per i magistrati Mignone e Licci, infatti, sarebbero emerse “gravi irregolarità nella documentazione di accompagnamento del materiale” con l’introduzione “di un elemento da quarantena in violazione della normativa di settore”. Secondo quanto accertato, lo Iam specificò al Servizio Fitosanitario Nazionale e all’Osservatorio fitosanitario regionale il materiale infetto da importare, indicando però materiali del tutto differenti rispetto a quelli per i quali era stata chiesta l’autorizzazione. Per giunta, due vasi sarebbero stati privi del necessario “Passaporto delle piante”. 

“Dai documenti rilasciati dall’osservatorio fitosanitario regionale della Puglia si faceva riferimento a quattro ceppi di Xylella fastidiosa importati nel 2010 per una ricerca sulle viti, ma non vi erano specificazioni sulle sub-specie né era presente il numero identificativo della coltura, per questo era impossibile dimostrare che il batterio importato dallo Iam e autorizzato dall’allora ministero delle Politiche agricole fosse patogeno solo per la vite e diverso da quello presente sugli ulivi del leccese”, commenta L’Abbate 

“La cronistoria che ci raccontò il ministro Martina in aula, però, fece emergere la totale incertezza in cui si era operato. Quello che è accaduto nel 2010 nel workshop di Valenzano è stato di una gravità inaudita: lo denunciammo durante il nostro question time a Montecitorio, lo ribadiamo ancor di più oggi che finalmente è giunto un primo esito dell’indagine condotta dalla Procura di Lecce, da cui ci auguravamo maggiore chiarezza su queste vicende”.

“Ma le responsabilità più che dei ricercatori e dei centri di ricerca sono prettamente politiche – secondo L’Abbate: il ministero, infatti ha ampiamente dimostrato di non essere in grado neanche di gestire la regolarità di tutte le operazioni sottese ad un’importante sperimentazione come quella realizzata nel 2010 dallo Iam nonché la Regione Puglia, con Vendola prima e con Emiliano poi, ha palesato tutta la sua inadeguatezza ed incapacità di gestire dei fenomeni che mettono tuttora a rischio 60 milioni di alberi di ulivo solo in Puglia”.

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