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Il sindaco di Melendugno: "Dall'amministratore delegato segnali di nervosismo"

Marco Potì, nipote dell'ex primo cittadino citato nelle dichiarazioni di Russo e scomparso nell'ottobre del 2011, valuterà con la famiglia se ci sono gli estremi per adire le vie legali: "Non ho compreso se l'intento fosse quello di infangare la sua memoria"

MELENDUGNO - La famiglia si riserva di valutare il ricorso alle vie legali, qualora se ne ravvisassero gli estremi. La domanda che Marco Potì si è infatti posto non ha appena ha appreso che lo zio, Vittorio Potì, deceduto nell'ottobre del 2011, era stato citato da Giampaolo Russo, country manager di Tap, come il promotore della candidatura di Melendugno - di cui era allora sindaco - per ospitare l'approdo del gasdotto, è se si sia trattato di un tentativo di "infangarne la memoria". 

Se invece con quelle parole si sia voluto gettare discredito sull'amministrazione in carica, per l'attuale primo cittadino sarebbe un'operazione fine a se stessa e che denoterebbe anzi un certo nervosismo. Marco Potì fa fatica a credere che quelle dichiarazioni, che peraltro non arrivano inattese perché più volte accennate sebbene senza riferimenti precisi, possano avere un riscontro: "Nessuno ha confermato queste illazioni - ha spiegato a LeccePrima al telefono - e non ho atti ufficiali che lo dimostrino. Io personalmente non ho mai affrontato il discorso con mio zio".I

Il sindaco di Melendugno crede invece che le cose siano andate diversamente: "Forse è vero il percorso inverso, e cioè che sia stata Tap a scendere verso sud una volta preso atto che Brindisi non ne voleva sapere, vuoi per problemi tecnici vuoi per la contrarietà della precedente amministrazione (sindaco Domenico Mennitti, ndr)". In questo caso, Marco Potì non si sente di escludere che lo zio abbia potuto dirsi disponibile ad ascoltare il merito del progetto. Ed in tal senso depongono gli incontri, nel palazzo di città e con altre amministrazioni del territorio, di cui c'è invece pubblico riscontro. Come quello del febbraio 2011 a cui ha fatto riferimento lo stesso Russo.

Insomma, quella del country manager di Tap, sarebbe stata una forzatura dei fatti. Potì ha del resto chiaramente detto di rifiutarsi da diversi mesi di incontrare il rappresentante del consorzio internazionale primo perché ritiene inamovobile le ragiono della sua opposizione al gasdotto, sia perché in precedenti circostanze avrebbe riscontrato nell'interlocutore un atteggiamento "contraddittorio" che lo ha indotto a diffidare.  C'è un aspetto delle dichiarazioni odierne che, al di là di tutto, può avere un risvolto positivo, ha concluso il sindaco: lo spiraglio concesso da Tap alla valutazione di approdi alternativi a quello di San Foca.

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