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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Smontaggio dei lidi entro il 31 ottobre: il governo esige tutti gli elenchi

Al vertice in prefettura il sottosegretario ai Beni Culturali, Lucia Borgonzoni. Il governo, ha detto, non può decidere senza una mappatura completa

LECCE - Il governo interverrà in un margine di tempo molto ridotto, e comunque entro fine, mese per dare una risposta alle esigenze degli imprenditori balneari alle prese con l'obbligo di smontaggio delle strutture, ma, ha assicurato il sottosegretario Lucia Borgonzoni, senza che questo significhi il varo di una sanatoria. Anzi, l'esponente leghista con delega ai Beni Culturali, ha sollecitato con una certa perentorietà i Comuni inadempienti a fornire la mappatura della situazione esistente sul proprio territorio: ogni amministrazione deve cioè fornire l'elenco degli stabilimenti esistenti con il dettaglio della situazione autorizzativa.

Il tema della rimozione delle strutture è uno di quelli sui quali si consuma da anni lo scontro più serrato tra aziende e Soprintendenza, deputata al rilascio del parare vincolante di autorizzazione paesaggistica. Nel mezzo ci sono gli enti locali, da una parte pressati da una lobby che in Italia è efficace come in nessun altro Paese, dall'altra oramai più attenti alle esigenze di tutela ambientale e di fruzione del demanio marittimo che i cittadini avvertono come esigenza, considerato anche il costo non accessibile a tutti dei servizi offerti privatamente (a fronte, va detto, di canoni concessori irrisori).

Nell'incontro convocato dal prefetto Claudio Palomba, uno dei suoi ultimi atti prima del trasferimento a Torino, sono stati numerosi gli interventi: è evidente che l'orientamento dei balneari è per una semplificazione procedurale che consenta un sostanziale mantenimento delle strutture per tutto l'anno. Il presidente di Federbalneari, Mauro Della Valle, ha ringraziato il governo in carica "che ci ha fatto ritornare a sentirci italiani", auspicando l'approvazione di un emendamento specifico.

L'avvocato amministrativista Pier Luigi Portaluri ha meglio specificato che l'unico intervento possibile adesso quello del decreto legge ma ha anche espresso apprezzamento per la proposta avanzata dall'assessore al Comune di Lecce, Rita Miglietta, di seguire la strada, per i mesi invernali, degli usi alternativi a quello prettamente balneare, come quelli naturalistici e sportivi: in questa direzione l'amministrazione del capoluogo sta lavorando di concerto con la Soprintendenza. L'avvocato ha ammonito i presenti a diffidare della riuscita di "azioni dal basso" rammentando che secondo la giurisprudenza oramai consolidata del Consiglio di Stato non esiste un diritto assoluto al mantenimento così come non esiste un divieto assoluto. Ogni caso, insomma, è diverso dall'altro e i Comuni sono chiamati a decidere, nell'ambito della pianficazione territoriale (piano delle coste, che molte amministrazioni ancora non hanno colpevolmente varato) e di concerto con la Sopritendenza.

L'obiettivo è infatti scongiurare l'ipotesi di avere stabilimenti formalmente aperti, ma di fatto dismessi. E non è colpa dell'ordinanza balneare della Regione se ciò accade puntualmente in quasi tutti i casi presenti sul litorale salentino. La norma fissa infatti il termine dello smontaggio al 31 ottobre, ma la stragrande maggioranza dei lidi ha chiuso i battenti sin dalla seconda metà di settembre. Il presidente del Tar Lecce, Antonio Pasca, ha spiegato che "turismo e tutela dell'ambiente non possono che andare di pari passo" e ha definito imbarazzante il pensiero che alla magistratura possa essere delegata l'azione politica. Da questo punto di vista ha auspicato una modifica dell'assetto del procedimento autorizzativo, soprattutto in relazione alla natura del parere della Soprintendenza: in quanto parere, appunto, non dovrebbe essere vincolante. Una tesi, quella di Pasca, che implicherebbe la revisione del Codice dei Beni Culturali e che potrebbe esporre la materia a una arbitarietà della politica difficilmente controllabile.

In prefettura erano presenti gli esponenti dei 25 comuni rivieraschi della provincia di Lecce. Il primo cittadino di Gallipoli, Stefano Minerva, ha paventato la fuga degli imprenditori, sulla scorta di recenti avvenimenti di natura amministrativa e giudiziaria che hanno portato alla chiusura di storici luoghi di intrattenimento e al ridimensionamento di stabilimenti balneari noti a livello nazionale: il rischio è quello che gli imprenditori decidano di investire altrove, in luoghi concorrenziali dal punto di vista turistico ma con meno vincoli. C'era anche Pierpaolo Cariddi, sindaco di Otranto, la cui amministrazione ha ingaggiato un lungo contenzioso con la Soprintendenza per il mantenimento dei pontili realizzati nel porto turistico. Nemmeno il nuovo progetto, di cui si è discusso in conferenza di servizi pochi giorni addietro, ha convinto l'ufficio periferico del ministero dei Beni Culturali.

Al vertice hanno partecipato anche l'assessore regionale all'Industria turistica e culturale, Loredana Capone e il presidente uscente della Provincia, Antonio Gabellone, oltre a rappresentanti delle associazioni di categoria ed esponenti politici: dal senatore della Lega, Roberto Marti alla deputata del M5S, Veronica Giannone.

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