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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Solidarietà, diritti e sicurezza reale: associazioni in piazza contro il governo

Il corteo ha attraversato la città per rivendicare un Salento solidale e inclusivo, contro le spinte "all'odio e all'indifferenza". Alla mobilitazione hanno aderito 50 movimenti e partiti

LECCE - In piazza contro l’odio, l’indifferenza e la discriminazione per un Salento accogliente e solidale. Questo è lo slogan della manifestazione che questa mattina ha attraversato le vie del centro cittadino, da Porta Napoli fino a piazza Sant'Oronzo. Una mobilitazione colorata che ha riunito il variegato cartello della sinistra cittadina. Sentita e partecipata, forse oltre le aspettative degli stessi organizzatori.

Il Comitato che ha lanciato l’iniziativa - sostanzialmente una protesta a tutto tondo contro le politiche governative in materia di sicurezza, lavoro e welfare- ha raccolto l’adesione di 50 associazioni, movimenti studenteschi e partiti politici. Tra i presenti Arci, Cgil, Anpi, Agedo, Link, Uds Lecce, Studenti Indipendenti, Udu, Più Europa, Arci Lecce, Emergency Salento, Diritti a Sud, Philos, Sinistra italiana Salento, Coop. Rinascita, Articolo 1 Mdp, Amis Onlus, Lecce Bene Comune, Arcigay Salento seguiti da un lungo elenco di onlus.

Sindacalisti, lavoratori, giovani precari, esponenti politici, studenti, docenti e migranti sono scesi in piazza per “ricostruire una coscienza civile” che ritengono “insultata e violentata”. Sgretolata dalla spinta all’individualismo e minata da un rinnovato sentimento di paura dell’altro.

A monte di tutto, spiega Anna Caputo di Arci Lecce, vi è la messa in discussione del decreto sicurezza che, paradossalmente, “produce una maggiore insicurezza perché mette le persone per strada, privandole della protezione umanitaria e spalancando la porte all’irregolarità, al lavoro nero e persino alla microcriminalità”.

“Il disegno del ministro Salvini è quello di far percepire i migranti come pericolosi quando invece è di tutta evidenza che non lo siano – aggiunge la presidentessa di Arci -. Siamo anche preoccupati dalle politiche messe in atto contro le donne e respingiamo al mittente il decreto Pillon che ritentiamo un inaccettabile ritorno al Medioevo. Se consideriamo anche il corso sull’esorcismo, ci viene persino da ridere nonostante la realtà sia drammatica. A livello economico, poi, ci fa paura il separatismo strisciante a danno delle regioni del Sud. Tutto questo ci ha spinto a scendere in piazza per dire che noi non ci stiamo”.

Il corteo nel centro storico (foto di Antonio Quarta)

Al fianco dei manifestanti sono scesi anche gli studenti, preoccupati dalla mancanza di fondi necessari per sostenere la ricerca universitaria ed il diritto allo studio.

“Occorre ripartire dall’Università, che è il centro della cultura e della conoscenza, per sollecitare la partecipazione alla vita politica: solo l’attivismo che può cambiare la situazione – commenta Davide Piccirillo di Link -. La legge di bilancio lede il mondo universitario e crea un solco sempre più profondo tra ricercatori di serie A e serie B. Il governo, lo ricordiamo, ha congelato circa 100 milioni di euro che si aggiungono al blocco del turn over: sono fermi 30 milioni per la ricerca di base, altri 30 per il diritto allo studio e 40 milioni per gli atenei”.

Video | Sfila il corteo fra le strade del centro storico

Sotto attacco sembra essere anche il mondo del lavoro che proviene da decenni di progressivo smantellamento dei diritti e delle tutele, come evidenzia Fiorella Fischetti della Funzione Pubblica di Cgil Lecce: “Oltre situazione di marginalità e sfruttamento in cui si trovano i migranti, dobbiamo considerare tutti i posti di lavoro messi a rischio con la chiusura dei Cara e dei progetti Sprar”.

“Parliamo di centinaia di operatori, altamente qualificati, che hanno lavorato per anni con i migranti, costruendo progetti mirati alla loro inclusione sociale ed all’inserimento nelle comunità locali. Nel Salento sono a rischio centinaia di posti di lavoro. Il momento è infelice per tutti, in senso lato: i provvedimenti dell’esecutivo mirano a precarizzare ancora di più la posizione dei lavoratori, specialmente giovani e donne”, aggiunge la sindacalista.

Il dito è puntato anche contro il reddito di cittadinanza: “Il provvedimento, che pure teoricamente è a favore dei cittadini e interviene sulle condizioni di povertà, non è chiaro: non si capisce, infatti, come si agganci alle politiche attive del lavoro. Il reddito è una soluzione tampone, sì, ma se i posti di lavoro già esistevano, tanto valeva accedervi direttamente: non si capisce perché mettere in piedi tutta questa macchina che offrirà lavoro ad altri giovani, ugualmente precari, chiamati a fare i navigator”.

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