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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Stravagante pretesa: "La Colonna torni a Brindisi"

Il sindaco Mennitti ha avanzato a Perrone una singolare richiesta: la restituzione della Colonna donata a Lecce a fine '600 sulla quale si erge la statua di Sant'Oronzo. "Un gesto piuttosto scortese"

Secondo una maliziosa leggenda che affonda le radici nel folklore più puro, con un tocco evidente di focoso campanilismo, i leccesi andarono di notte e la sottrassero ai brindisini. Si tratta di una delle due colonne terminali della via Appia, sulla quale si erge fin dal 1658 la statua di Sant'Oronzo. Da poco più di quattro secoli il santo protomartire della chiesa osserva e benedice dall'alto quella città che i romani conoscevano con il nome di Lupiae. In realtà, la storia narra ben altra vicenda: la colonna venne donata, con sentimento di devozione, alla vicina Lecce per ringraziare il santo patrono che, secondo un'altra leggenda, non solo avrebbe preservato la sua città dalla peste, ma si sarebbe prodigato per liberare dalla terribile epidemia anche Brindisi.

"Ma cosa si saranno messi in testa ora i vicini di casa?". Deve averla pensata pressappoco così il sindaco Paolo Perrone, stamattina, quando ha ricevuto una singolare lettera del primo cittadino di Brindisi, Domenico Mennitti. Nessuno scherzo: Mennitti ha chiesto a Perrone che la colonna torni ad osservare il porto locale. "Mi sembra piuttosto scortese chiedere la restituzione della Colonna dopo 400 anni", ha commentato un po' sconcertato Perrone. "Il sindaco Mennitti - puntualizza - sa che il fusto ed il capitello ci furono donati dai suoi concittadini nel 1658 per onorare e ringraziare Sant'Oronzo, nostro Patrono, che li aveva liberati dalla peste. Loro, per questo, avevano fatto voto proprio a Sant'Oronzo. Ora, non mi sembra legittimo e tanto meno cortese chiedere la restituzione di quello che fu un dono per la grazia ricevuta. Chissà cosa sarebbe successo senza l'intercessione del nostro Patrono…"

"Poi se i brindisini insisteranno, ci appelleremo all'articolo 1158 del Codice civile, cioè agli effetti dell'usucapione", prosegue Perrone. "La Colonna è nostra proprietà sia se la si consideri bene immobile (per i quali servono venti anni di possesso), sia se la si consideri bene mobile (per i quali servono dieci anni). Propongo, al limite, una soluzione differente: invieremo al sindaco Mennitti un catalogo con le nostre bellezze storiche e architettoniche, così possa scegliere qualcos'altro al posto della Colonna. Non sapremmo proprio dove collocare il nostro Sant'Oronzo. Scherzi a parte, la richiesta mi sembra un po' grottesca e soprattutto - conclude - è una martellata alle aspirazioni di quel Grande Salento che pretende anche buon senso e grande collaborazione tra gli enti territoriali".

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