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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica Melendugno

Tap, esposto in Procura su connessione con Snam e avvio dei lavori

Oltre che da Melendugno, sottoscritto da altri sette Comuni. La precedente indagine fu archiviata, ma per il sindaco Potì e gli altri vi sarebbero elementi nuovi. Chiesti calcoli ingegneristici esterni e approfondimenti minuziosi

LECCE – “Con la sicurezza di tanti cittadini non si scherza”. Lo ripete più volte il sindaco di Melendugno, Marco Potì. E la sua battaglia sul fronte Tap, l’infrastruttura che dovrà portare gas verso l’Italia passando dalle coste salentine, allargatasi da tempo sul versante di altri Comuni, prosegue anche sul piano giudiziario in virtù di un nuovo esposto presentato alla Procura di Lecce.

L’esposto, per inciso, è stato sottoscritto anche da Calimera, Castri di Lecce, Corigliano d’Otranto, Lizzanello, Martano, Vernole e Zollino e risale a qualche tempo addietro. Ma la notizia ha iniziato a circolare solo da questa mattina, in virtù di un articolo apparso su La Gazzetta del Mezzogiorno, e già sta suscitando interesse negli addetti ai lavori da un lato e negli attivisti che si oppongono al gasdotto dall’altro.   

Il primo esposto, inoltrato dalla sola amministrazione di Melendugno, fu archiviato nel febbraio del 2016, con molti malumori lamentati da Potì.

Allora, su cosa si basa questa nuova richiesta di ricognizione alla magistratura, di cui oggi si fanno portavoce per le proprie comunità ben otto sindaci? Si basa su un elemento nuovo in particolare e che per gli oppositori del progetto rappresenta un potenziale pericolo per sicurezza stessa della centrale.  

La connessione fra Tap e Snam

Nell’esposto ci si sofferma sulla seconda parte del progetto, quella presentata da Snam, per l’itinerario che da Melendugno volge verso Mesagne. I sindaci ipotizzano che aver connesso una parte della centrale Snam (che è di 1 ettaro) nel sito di Tap (ampio 12 ettari) possa costituire, di fatto, un unico insediamento industriale di 13 ettari non privo di rischi. Ecco perché si chiede di approfondire tutti gli aspetti.

Già nel corso della precedente richiesta, per la verità, era stata disposta una consulenza tecnica d’ufficio e non furono smentite le dichiarazioni dei progettisti di Tap. Uno degli elementi in particolare, riguardava allora come oggi la quantità di gas presente nel terminale di ricezione dell’infrastruttura che Tap indica in 48,6 tonnellate, rispetto a un limite per l’applicabilità della direttiva Seveso che è di 50. Con un’evidente prossimità di valori.

Nel nuovo esposto, dunque, si chiedono adesso calcoli ingegneristici esterni e approfondimenti minuziosi sugli aspetti progettuali, specie alla luce della connessione fra Tap e Snam. I valori saranno o no sforati? Parallelamente, Potì ha fatto richiesta di accesso agli atti al ministero dell’Ambiente per ottenere una copia del progetto esecutivo che all’epoca, secondo quanto riportato dai vigili del fuoco su espressa richiesta del Comune di Melendugno, non ci sarebbe ancora stato.

L'avvio effettivo dei lavori

C’è poi un secondo aspetto che viene richiesto di valutare: l’inizio effettivo dei lavori. Una questione già dibattuta in passato. Già all’epoca per il Comune di Melendugno l'autorizzazione unica rilasciata a Tap dal ministero dello Sviluppo economico il 20 maggio del 2015 per la costruzione del gasdotto sarebbe decaduta per decorso dei termini (16 maggio 2016), non ritenendo che si potesse interpretare come “avvio dei lavori” l’apposizione in quei giorni di una recinzione di un’area di cantiere alla periferia del paese e qualche sopralluogo di tecnici incaricati per indagine archeologiche ed eventuali bonifiche di residuati bellici.

Piuttosto, si sostenne che per “avvio dei lavori” dovesse essere intesa la realizzazione del pozzo di spinta per la costruzione del tunnel, tanto che fu inoltrata una diffida. Il ministero ritenne però che l’azione di Tap fosse stata corretta. Ma ora la richiesta di verificare questa tesi, e di valutare se vi siano anche ipotesi di reato, è stata sottoscritta da otto Comuni.

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