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Tap: "L'opzione di San Foca avanzata dalle istituzioni locali". Ed è polemica

In un incontro con i giornalisti, il country manager, Giampaolo Russo, ha dichiarato che la disponibilità ad ospitare l'approdo venne dall'allora sindaco Vittorio Potì. E ha aggiunto che Regione e Provincia ne erano al corrente. Capone e Barbanente replicano

LECCE – Fu proprio da Melendugno che arrivò la disponibilità ad valutare l'approdo del gasdotto Tap sul proprio territorio. Parola di Giampaolo Russo, country manager per l’Italia del consorzio che ha proposto la realizzazione di un’opera che dovrebbe aprire il corridoio meridionale per l’approvvigionamento di gas dell’Europa e sottrarre così il Vecchio Continente alla dipendenza energetica dalla Russia.

Il rappresentante del consorzio internazionale, rispondendo alla domande dei cronisti nel corso di un lungo incontro con i giornalisti (del sopralluogo sul punto di approdo si riferisce in altro articolo) organizzato proprio da Tap, ha così esplicitato alcuni input che, per la verità, erano stati lanciati già in precedenti incontri, citando però in questa occasione per la prima volta i nomi di alcune personalità politiche locali.

Questa sorta di autocandidatura risalirebbe dunque al 2010 e sarebbe stata prospettata telefonicamente al consorzio -  a metà dicembre di quell’anno (allora Russo lavorava altrove) - dall’attuale senatore del Pdl, Francesco Bruni, nelle sue vesti di presidente della commissione Ambiente della Provincia di Lecce. A Palazzo dei Celestini, come consigliere di minoranza, c’era allora anche Vittorio Potì, sindaco di Melendugno, deceduto nell’ottobre del 2011 e zio dell’attuale primo cittadino, Marco, impegnato in prima linea sul fronte del no.

L’ad ha raccontato che in quel momento Tap “stava sbattendo” la testa sui quattro approdi precedentemente individuati, tutti nel brindisino, ciascuno dei quali presentava però uno o più aspetti di criticità: quello di Casale, ad esempio,  era sconsigliabile a causa dell’indice di alta erosione geomorfologica. Seguirono degli incontri per discutere del progetto, alcuni riservati, altri aperti ad altre amministrazioni: come nel febbraio del 2011 quando si ritrovarono attorno allo stesso tavolo varie amministrazioni tra le quali, oltre a Melendugno, quelle di Castrì di Lecce di Lizzanello e di Calimera. Di questi confronti esplorativi Tap afferma di conservare memoria documentale.

Acquisita la disponibilità, furono investiti della nuova prospettiva “tutti i livelli istituzionali”, a partire dall’assessore regionale al Territorio, Angela Barbanente, attualmente anche vice presidente della giunta. Russo, a precisa domanda, ha risposto di non aver mai personalmente parlato con Nichi Vendola, il quale ha incaricato Guglielmo Minervini, che ha la delega alla Trasparenza e alla Partecipazione,  di occuparsi della vicenda. Ma ha anche aggiunto di essersi incontrato, nel 2012, con Loredana Capone, assessore allo Sviluppo Economico.

Russo ha ammesso anche che uno degli errori di Tap nella prima fase di costruzione dell’opzione San Foca è stato quello di ritenere soddisfacente la disponibilità percepita durante gli incontri con gli allora amministratori e di aver quindi completamente trascurato l’approccio comunicativo pubblico con il territorio. Ed è anche per recuperare terreno su questo fronte che sarebbe subentrato a Paul Pasteris, nell’ottobre del 2012, come country manager per l’Italia. Il suo predecessore è comunque rimasto nel team che lavora al progetto.

Le due interessate hanno risposto a stretto giro di posta: “Le affermazioni dell'amministratore delegato Giampaolo Russo sono sconcertanti: falso è che sapessimo tre anni fa dell’approdo leccese, e ancor più falso che abbiamo valutato positivamente la scelta. Di cattivo gusto è poi riferire di una telefonata dello scomparso Vittorio Potì. E’ inquietante, peraltro, che la decisione circa l’approdo di un’opera di così rilevante impatto ambientale possa basarsi sulla telefonata di un sindaco”.

tavolo_tap3dicembre-2“Ci auguriamo vivamente che le stesse falsità non informino la valutazione d’impatto ambientale e l’interlocuzione con le comunità locali. La Regione Puglia, com’è noto, ritiene entrambe essenziali per poter definire la propria posizione sull’opera, che non può prescindere dalla seria e rigorosa valutazione degli impatti e dalle istanze delle comunità locali. Questo approccio, che dovrebbe essere considerato normale in una corretta gestione del procedimento, non sembra che lo sia per il dottor Russo. Dunque è necessario ribadirlo”.

“Al dottor Russo – concludono Barbanente e Capone - converrebbe assumere consapevolezza che partecipazione trasparenza e sostenibilità ambientale sono per noi principi inderogabili e pratica quotidiana, non parole vuote da pronunciare nei convegni”.

Se non è un incidente diplomatico quello di oggi poco ci manca. Basti pensare che la Regione Puglia non ha ancora espresso la sua Valutazione di impatto ambientale, per la quale bisogna attendere la fine del processo di consultazione pubblica che proprio Minervini ha avviato venerdì e sabato scorsi, a Borgagne. La Via regionale è obbligatoria ma non vincolante, ma è chiaro che il governo, in caso di parere favorevole - la Via del ministero è quella sì vincolante – si assumerebbe il rischio di un prezzo politico abbastanza alto.

La polemica è già dietro l’angolo. Ecodem, associazione degli ecologisti del Partito democratico – recita una nota – “ritiene essenziale che l’assessore Capone chiarisca quanto prima il ruolo politico avuto nella vicenda per la quale è stata tirata in ballo da Tap, anche in virtù del fatto che nulla aveva la stessa dichiarato in merito nel corso di un incontro pubblico tenutosi a novembre a Melendugno in sede di presentazione del contro-rapporto del Comune”.

Ecodem, tra l’altro ha già espresso netta contrarietà all’opera con l’invio delle osservazioni sul progetto al ministero dell’Ambiente.  “Ecodem – prosegue la nota -  auspica che Loredana Capone, importante rappresentante del Pd a livello regionale, chiarisca la sua posizione in ordine a quanto la stessa, in qualità di rappresentante istituzionale della Regione Puglia, avrebbe appreso già da tempo sul gasdotto Tap, fonte di rischi per il territorio e per le comunità locali gravemente preoccupate”. 

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