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Videocamere negli asili pubblici, seconda bocciatura per la mozione di Guido

Il centrodestra attacca la giunta Salvemini, ma per la maggioranza, prima di discutere nel merito, è necessaria una legge nazionale o regionale

LECCE – Con 14 voti a favore e altrettanti contrari la mozione sulla possibilità di installazione di sistemi per la video sorveglianza negli asili pubblici comunali si è arenata. Già a luglio, in un’altra seduta di consiglio comunale, la proposta recante come prima firma quella di Andrea Guido non era stata approvata.

Una vergogna, per il centrodestra cittadino, mentre dalla maggioranza ricordano che prima di discutere nel merito della questione è necessario che ci sia una legge nazionale o regionale sull’acquisizione dei dati sensibili. Alla luce di questa persistente lacuna normativa, il capogruppo di Lecce Città Pubblica, Gabriele Molendini, ha presentato una pregiudiziale che in prima battuta ha ottenuto 13 voti a favore e 11 contrari.

La minoranza ha però protestato per il mancato computo dei voti dei consiglieri Alberto Russi e Giordana Guerrieri, la cui postazione era stata disabilitata perché poco prima si erano allontanati dall’aula. Dopo un tira e molla con interventi ripetuti della presidente del consiglio comunale, Paola Povero, e del segretario Generale, Anna Maria Guglielmi, si è proceduto a nuova votazione e, con 13 voti per parte, la pregiudiziale è stata respinta. Il centrodestra ha ottenuto così la possibilità di poter votare la mozione, ma l’esito, come detto, non è stato sufficiente per la sua approvazione. Tutto ciò che si mette ai voti si intende respinto, per regolamento, se non ha la maggioranza.

Guido per perorare la sua proposta ha citato l’audizione del 3 ottobre, presso le commissioni Affari Costituzionali e Lavoro della Camera, dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano. In quella sede l’adozione della videosorveglianza è stata giudicata come uno strumento possibile di prevenzione e contrasto degli abusi.

“Per questo motivo – ha commentato Guido a margine dell’assise -, dopo la raccolta firme organizzata da tutti i colleghi del centro destra leccese, insieme agli altri esponenti dello schieramento, Federica De Benedetto in primis, avevo deciso di ripresentare una nuova mozione al fine di cercare di smuovere le acque e, soprattutto, le coscienze dei consiglieri di Salvemini e Delli Noci, con la speranza che, almeno per una volta, potessero prendere una decisione in piena autonomia e nel rispetto delle proprie coscienze e dell’impegno assunto innanzi agli elettori, mettendo da parte gli interessi politici di coalizione”.

La questione, sul piano legislativo è però ferma a metà strada: la Camera dei Deputati, alla fine di ottobre, ha approvato una proposta di legge che ora giace al Senato dove, anche in anni precedenti, l’iter si era interrotto. Alla luce della situazione attuale, Molendini ha così risposto a Guido: “Perciò altre mozioni, passate in qualche Comune italiano, sono rimaste lettera morta, perché non è possibile per i Comuni deliberare in merito senza una legge nazionale o regionale. Questa cosa è stata detta e ridetta in aula, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Alcuni però trovano gradevole fare politica atteggiandosi a difensori dei bambini”.

Il sindaco, Carlo Salvemini, ha quindi chiesto al segretario Guglielmi se anche in un prossimo consiglio comunale si potrà tornare sul punto. Il tutto, ha spiegato, per non creare un precedente. La risposta è stata chiara: in assenza di un articolo specifico nello Statuto del Comune, per analogia con gli organi superiori, in questo caso il Parlamento, vale il principio del “ne bis in idem” (non due volte per la medesima cosa, secondo un principio del diritto), ragion per cui la mozione non dovrebbe essere più iscritta all’ordine del giorno fino all'introduzione di una legge.

Ma per il coordinatore di Forza Italia a Lecce, Cristian Sturdà, la contesa è tutta politica: “I cittadini devono sapere che il sindaco Salvemini ed i suoi amici hanno impedito ai genitori di avere quelle garanzie minime di sicurezza che l'introduzione delle telecamere avrebbero comportato, senza violare il diritto di nessuno”. Nel 2014, tuttavia, fu l'amministrazione Perrone a non accogliere una identica mozione presentata dall'allora consigliere di maggioranza Gianpaolo Scorrano.

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