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Al voto anticipato solo se il centrodestra firma le dimissioni entro il 24

Il sindaco ha precisato che se pure si dimettesse subito, il suo passo indietro sarebbe ufficiale solo tra 20 giorni, troppo tardi per votare entro l'estate. Una sfiducia dopo questa settimana, poi, aprirebbe la strada a un lungo commissariamento

LECCE - Con un intervento di pochi minuti, il sindaco Carlo Salvemini ha illustrato gli scenari possibili alla luce della sentenza del Consiglio di Stato che lo ha definitivamente privato del premio di maggioranza. Di seguito il testo integrale delle sue dichiarazioni e, subito dopo, la reazione del centrodestra con un breve comunicato giunto in redazione intorno alle 21.20.

La sentenza del Consiglio di Stato che noi oggi rispettiamo come ieri quella del Tar senza commenti né giudizi stabilisce una nuova composizione del Consiglio comunale. Non mette in discussione la mia elezione, né quella di Alessandro, ma unicamente l’assegnazione del premio di maggioranza alla coalizione che ci ha sostenuto. Viene pertanto evidenziato il primato del principio di rappresentatività rispetto a quello della governabilità. Una eventualità che avevamo naturalmente messo in conto sin dall’inizio. Ora la domanda è: cosa succede dal punto di vista politico?

Attendiamo che il prefetto di Lecce, nominato commissario ad acta dal Consiglio di Stato, ponga in essere gli atti conseguenziali stabilendo chi dovrà lasciare il seggio e chi, invece, occuparlo. Una volta ricevuta la comunicazione ufficiale procederemo senza indugio alla convocazione del consiglio comunale per la presa d’atto in modo da ripristinare la piena legittimità dell’organo consiliare. Da quel momento, che può verificarsi tra pochissime ore, i consiglieri eletti con le liste di Mauro Giliberti disporranno dei numeri per lo scioglimento del consiglio comunale. Una valutazione politica che rientra nella loro piena ed esclusiva disponibilità, tra l’altro coerente con le decisioni di impugnare il verbale della commissione elettorale mediante la presentazione di un ricorso a firma dell’ex sindaco, del candidato sindaco e di un parlamentare, avente lo scopo evidentemente non tanto di riconoscere il diritto di Monosi, Tondo, Pala, Calò, De Benedetto e Gigante di vedersi riconosciuto un diritto leso quanto quello di ostacolare, indebolire e interrompere l’azione del sindaco e della sua giunta. Chi ha legittimamente deciso di far valere in forza di 360 voti il principio della governabilità a fronte dei 3830 voti di scarto del ballottaggio, oggi può decidere attraverso le dimissioni di 17 consiglieri di concludere questa esperienza.

Per quanto ci riguarda abbiamo sempre sostenuto di essere vincolati al patto con li elettori siglato il 25 giugno quando il 54,76 per cento di loro votarono me, la coalizione con Alessandro Delli Noci e la nostra agenda del cambiamento. Pertanto avvertiamo la necessità di verificare se esistono le condizioni per la prosecuzione di questa consiliatura laddove si manifestano le volontà dei rappresentanti dei cittadini, il consiglio comunale. Lo faremo in occasione del passaggio politico più importante per un’amministrazione che è la presentazione del bilancio di previsione che verrà approvato in giunta in settimana e al quale lavoriamo da tempo. È lo strumento con il quale si assegnano risorse e si definiscono priorità delle linee strategiche di mandato, è l’atto politico per eccellenza e che noi porteremo all’attenzione dell’aula non prima del 12 o 13 marzo. In quell’occasione chiederemo alle forze politiche un voto per governare il cambiamento che è l’impegno che abbiamo assunto con i leccesi, alla luce del sole e in modo trasparente e pubblico così come avvenne in occasione dell’accordo siglato con Alessandro tra il primo e il secondo turno elettorale. Non quindi un voto per non andare a casa, ma un voto per il governo di Lecce. Chi non intende fare propria questa direzione di marcia si esprimerà apertamente o votando contro o decidendo di non votare. In quel caso o mancheranno i numeri per l’approvazione del bilancio e dunque il consiglio si scioglie automaticamente per legge o mancheranno i numeri oltre quelli delle liste che mi hanno sostenuto evidenziando quindi l’impossibilità di andare avanti: in quel caso io presenterò le mie dimissioni.

Resta da aggiungere che l’interruzione anticipata della consiliatura porterà al commissariamento della città fino alla primavera-estate del 2019 salvo che i consiglieri eletti con le liste di Giliberti non presentino le firme per lo scioglimento del consiglio comunale entro il 24 febbraio, in quel caso si andrebbe al voto nella prossima estate. Questo è il quadro che la situazione ci consegna, queste le determinazioni politiche che la maggioranza che esprimo assume, questo il patto che presento alla città alla luce del sole come è nostra consuetudine. Tutti dicono subito la voto ma questo dipende solo dal centrodestra. Le mie eventuali dimissioni - seppur formalizzate immediatamente – diverrebbero infatti irrevocabili solo tra 20 giorni, oltre la data limite del 24 febbraio, l'unica che consente di "votare subito".

Video: il discorso del sindaco

La reazione del centrodestra

Il centrodestra ha così reagito alla conferenza del sindaco: "Una vera delusione - recita una nota stampa diramata in serata -: ci aspettavamo la linea da uomo con la schiena dritta di Salvemini, con le conseguenti dimissioni. Ed invece ci ritroviamo la linea tipicamente ondivaga in stile dellinociano. Evidentemente il presidente della Regione Puglia, invece di occuparsi di sanità e di xylella, pensa che il suo compito consista nell'affidare la gestione di trame ai suoi tentacoli leccesi. Ci auguriamo proprio che non vadano in porto, perché sarebbe una pessima politica: quella dell'inciucio e della spartizione di poltrone già vista alle scorse comunali leccesi, con il medesimo regista. Certo è che gli inciuci si fanno in due, ed uno ci pare già disponibile: si chiama Carlo di nome e Salvemini di cognome".

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