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Giovedì, 25 Aprile 2024
Salute

Lavorano come Oss ma sono ausiliari: la vertenza infinita degli assistenti ai disabili

Gli operatori, 245, reclamano il cambio di categoria da A a B. I giudici hanno dato loro ragione, l'Asl pare intenzionata a ricorrere in Cassazione. Proclamato un sit-in davanti alla direzione generale

LECCE – Una vertenza complessa e anomala, che si trascina da trent’anni, quella degli addetti ai ragazzi disabili nelle scuole leccesi. In tutto sono 245 operatori stabilizzati dalla Asl di Lecce nel 2011 e inquadrati, erroneamente, nella categoria A.

Contratto alla mano, questi lavoratori si sarebbero dovuti occupare esclusivamente dell’accompagnamento alla persona, in qualità di ausiliari. Di fatto, però, svolgono mansioni ben più complesse di assistenza completa ai ragazzi: mansioni che competono agli operatori sociosanitari e indicate nella categoria B.

Da qui il caos, le proteste, gli incontri tra la delegazione trattante dei sindacati e i vari direttori generali di via Miglietta per sbrogliare la matassa. Ma il problema è rimasto senza soluzione e ora gli operatori sono ora pronti a dar battaglia. Per domani pomeriggio, alle ore 15.00, i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil hanno infatti indetto un sit-in davanti alla sede della direzione generale.

Il 4 marzo, poi, è stato proclamato uno sciopero dal sindacalista Fsi Dario Cagnazzo.

I sindacalisti della Funzione Pubblica dei tre confederali protesteranno “contro le innumerevoli incongruenze che l’azienda e la Regione Puglia mettono in atto nel gestire un servizio così delicato come quello dell’assistenza specialistica dei bambini disabili”.

Floriano Polimeno, Fabio Orsini e Antonio Tarantini hanno annunciato la mobilitazione scrivendo una lunga lettera in cui ricapitolano la questione e chiedono soluzioni alla direzione strategica della Asl.

A inasprire gli animi è stata soprattutto l’intenzione, ufficiosa, dell’azienda di ricorrere in Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello di Lecce – sezione lavoro numero 1209/2018 che aveva dato ragione agli operatori.

I giudici hanno sostanzialmente riconosciuto ai ricorrenti il diritto di essere inquadrati nella categoria B. I sindacalisti ora chiedono che venga dato seguito a quella sentenza e che il riconoscimento sia esteso a tutto il personale dell’integrazione scolastica.

“Ci preoccupa il silenzio sulla questione: ci saremmo dovuti incontrare in Asl, in sede di delegazione trattante, già il 22 ma il tavolo è stato rinviato al 28 febbraio. L’assemblea dei lavoratori domani deciderà il da farsi: se proseguire con la mobilitazione oppure attendere l’esito del prossimo incontro”, spiega Fabio Orsini di Fp Cisl.

“La questione del cambio di categoria da A in B non è solo economica, dal momento che gli operatori guadagnerebbe circa mille euro lordi in più all’anno, ma è soprattutto giuridica – puntualizza il sindacalista -. Insieme al direttore generale Narracci avevamo trovato una soluzione che passava anche da un accordo transattivo per la corresponsione delle somme pregresse, ora quel percorso si è interrotto e siamo in attesa di conoscere le disposizioni della Regione Puglia in materia”.

Il collega Floriano Polimeno di Fp Cgil fa presente che la situazione della Asl di Lecce è anomala dato che le altre aziende regionali non gestiscono direttamente il servizio: altrove l’assistenza ai disabili è un compito degli Ambiti sociali di zona, affidato alle cooperative.

“Gli operatori si trovano tra incudine e martello: da un lato presidi e genitori, nelle scuole, chiedono loro di continuare a lavorare come fossero degli Oss; d’altra parte il direttore dell’unità operativa di Neuropsichiatria infantile di Lecce ha deciso che loro si debbano attenere esclusivamente alle mansioni di ausiliari”, spiega il sindacalista.

In questo braccio di ferro, a farne le spese potrebbero essere proprio gli studenti disabili, cioè l’anello più debole della catena. “I ragazzi meritano un servizio dignitoso e i diritti degli utenti sono per noi fondamentali – denuncia Polimeno -. Più che la Asl di Lecce, dovrebbe essere la Regione Puglia a farsi carico della situazione trovando una soluzione definitiva”.

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