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Giovedì, 25 Aprile 2024
Salute

"Vogliamo tornare a casa": gli infermieri pugliesi incalzano Emiliano sulla mobilità

Monta la protesta su Fb: i professionisti fuori regione sono pronti a mobilitarsi per ottenere il rispetto della legge prima del nuovo concorso in sanità annunciato dal governatore per il 2019

LECCE - Vogliono tornare a Lecce dopo anni di sacrifici professionali e distacco, forzato, dai propri cari. E credono di averne tutti i diritti, alla luce di una legge (la numero 43 del 2005) che la Regione Puglia dovrebbe applicare.

Sono gli infermieri di ruolo che vivono fuori regione e dimostrano di essere più agguerriti che mai. Hanno messo in piedi un gruppo su Facebook per contarsi e organizzare la protesta, raccogliendo un successo insperato: la pagina di riferimento conta già 700 nominativi destinati ad aumentare.

Quale è il loro scopo? Ottenere che la Regione Puglia bandisca un concorso di mobilità per tornare “a casa”. Un passo che ritengono imprescindibile e preliminare al concorso pubblico che il governatore Emiliano ha annunciato nel 2019.

Alla fine di novembre, infatti, il presidente che ha tenuto per sé la delega alla Sanità, ha annunciato un piano alternativo per affrontare l’annoso problema degli infermieri precari. Non sono pochi, infatti, i professionisti in attesa di una proroga del contratto mentre gli ospedali di tutta la regione soffrono per le lacune in pianta organica.

Così, in ossequio ai criteri per la stabilizzazione del personale indicati dalla legge Madia, la Regione Puglia e la Asl Bari hanno tirato fuori dal cilindro il “piano b” suddiviso in due fasi.

La prima consiste in un bando per assumere il personale precario a tempo determinato. Successivamente, quindi, nel 2019, dovrebbe essere bandito un altro concorso per l’inserimento a tempo indeterminato.

I precari di ruolo, disseminati in tutto il Paese così come in altre Asl pugliesi, respingono la proposta al mittente. E replicano a muso duro: “Prima di un nuovo concorso, per far fronte alle croniche carenze di personale che mettono in ginocchio la sanità pubblica, si potrebbe favorire la mobilità di chi, attualmente, lavora fuori. C’è una legge, la numero 43 del 2005, da rispettare”.

La mobilità inter ed extraregionale sarebbe da favorire anche perché, sottolineano gli interessati, è a costo zero per il sistema sanitario regionale.

“Del resto – osservano loro – tutte le aziende sanitarie pugliesi stanno già procedendo in questa direzione. Cioè stanno attingendo dalla graduatoria di Bari senza aver fatto, prima, il bando di mobilità”.

Il messaggio è chiaro e lo ribadisce una giovane infermiera di ruolo, in servizio a Taranto ma originaria di Lecce, che nel 2012 ha superato il concorso a Imola: “Io mi posso ritenere fortunata perché ho lavorato pochi mesi nel Nord Italia e ora mi sono avvicinata. Esistono tanti colleghi, però, che da anni fanno sacrifici e chiedono di tornare a casa, al contrario di quanti sono già stati stabilizzati pur essendo rimasti sempre in sede”.

“Questa disparità è vissuta come un’ingiustizia anche se sappiamo che le Asl hanno solo applicato la legge Madia – prosegue lei-. Noi però rivendichiamo un diritto e siamo pronti ad andare fino in fondo con la protesta”.

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