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Salute

Zero rischi per la salute: Asl certifica l'acqua distribuita da Acquedotto Pugliese

Conclusa la prima parte del Progetto "Minore", di Asl, Arpa e Regione, che monitora la falda idrica del Salento. L'acqua dei 35 pozzi di Aqp è risultata priva di glifosato e fitofarmaci

LECCE - L’acqua che arriva nelle case dei salentini, almeno quella gestita da Aqp, non desta preoccupazioni. Per il momento è possibile escludere rischi per la salute pubblica, derivanti dall’inquinamento della falda.

Lo certifica la Asl di Lecce che ha diffuso i primi risultati del progetto “Minore” (monitoraggi idrici non obbligatori a livello regionale). È stato concluso, infatti, l’obiettivo 1 dell’indagine messa a punto dal dipartimento di Prevenzione della Asl, dalla Commissione ambiente del Consiglio regionale, cui hanno contribuito di Arpa Puglia, Aress, Provincia di Lecce e Istituto zooprofilattico di Puglia e Basilicata.

La lente di ingrandimento è stata puntata sui 35 pozzi dell'Acquedotto pugliese e dalle analisi non è risultata la presenza del glifosato, né di fitofarmaci. I parametri risultano tutti inferiori ai limiti di quantificazione. Con due eccezioni però: quella dei cloruri, la cui concentrazione ha sforato i parametri in 9 pozzi, e quella di un solo superamento del parametro escherichia coli a Trepuzzi.

La presenza di cloruri sembra confermare, spiegano gli addetti ai lavori, il fenomeno di salinizzazione della falda acquifera. Anche a causa di questo processo, infatti, la qualità dell’acqua salentina, disponibile per uso umano e potabile, è nettamente calata.

“In generale – ha puntualizzato il direttore del dipartimento di Prevenzione, Giovanni De Filippis - abbiamo moltissime informazioni sulla sicurezza dell’acqua ad uso umano che l’Acquedotto pugliese preleva dai suoi 104 pozzi salentini e distribuisce ai cittadini della provincia di Lecce. Si tratta di oltre 390 mila controlli l’anno eseguiti direttamente da Aqp, a cui si aggiungono quelli paralleli condotti da Arpa Puglia su prelievi effettuati ogni anno dalla Asl”.

De Filippis ha commentato i primi risultati del progetto in occasione del convegno, organizzato nel polo didattico di via Miglietta, cui hanno partecipato i sindaci della Provincia di Lecce, il direttore sanitario Asl Lecce Rodolfo Rollo, il direttore generale di Arpa Puglia, Vito Bruno ed il consigliere regionale Mario Pendinelli, la coordinatrice europea del programma di monitoraggio acque delle Nazioni Unite, Debora Chapman e gli esperti che stanno lavorando al progetto.

Il progetto "Minore", lo ricordiamo, nasce per integrare il numero e la tipologia di sostanze monitorate nei pozzi o in distribuzione, nell’ambito degli obblighi previsti dalle normative nazionali e regionali.

E questo perché la legislazione sui monitoraggi cui fare riferimento, non tiene conto di alcune novità. Tra queste l’utilizzo di nuovi pesticidi, come il glifosate ed altri prodotti fitosanitari.

Il rischio di contaminazione della falda idrica, con conseguenze dannose della salute pubblica, è rilevante nel Salento proprio a causa della natura carsica del sottosuolo.  

“La falda profonda è fragile, a causa della presenza di cave: sono numerose quelle censite ma alcune di queste sono divenute ricettacolo per lo smaltimento illecito dei rifiuti. Ciò impone non solo maggiore attenzione allo stato dei corpi idrici sotterranei leccesi, ma anche i metalli pesanti, le ammine aromatiche, il radon, diossine e Pcb - ha spiegato De Filippis -. L’aumento di alcune patologie tumorali, come quella alla vescica o al polmone negli uomini, deve rappresentare un segnale per scoprire quali sono le criticità ambientali e agire in un’ottica di prevenzione”.

Interessante, tra gli altri, è il focus sull’uso dei pesticidi: la Puglia è infatti 3° in Italia per consumo e la Provincia di Lecce si colloca al 3° posto su scala regionale. Nel Piano di gestione delle acque (2015-2021) secondo la Asl dovrebbe essere quindi previsto un ampliamento dei pesticidi da monitorare, considerato il loro massiccio impiego sul territorio.

Il progetto Minore è iniziato da una considerazione di massima su tutte le criticità esistenti nel Salento: i carichi inquinanti, il processo di salificazione, l’interramento illegale di sostanze tossiche (vedi il caso del Pcb ad Ugento), la presenza di impianti di stoccaggio di Pcb.

Ogni anno, poi, pervengono agli uffici mille richieste di autorizzazioni di pozzi per usi diversi che generano una potenziale problematica di sanità pubblica. Attualmente se ne contano 13 mila e 500 cui aggiungere 80 mila pozzi abusivi che sfuggono alle maglie strette dei controlli.

I prossimi obiettivi di analisi del progetto "Minore"

L’attività del progetto “Minore” non finisce qui. A conclusione del monitoraggio sulle acque di Aqp, Asl Lecce e Arpa Puglia condurranno un monitoraggio mirato (obiettivo 2) in tutto il Salento su 77 pozzi campione.  L’obiettivo è quello di rilevare la presenza di sostanze inquinanti e valutare, quindi, il conseguente rischio sanitario.

L’obiettivo 2 porrà particolare attenzione, e non a caso, al circondario di Burgesi: qui e nell’area intorno all’ex discarica è previsto un maggior numero di analisi tra cui diossine e Pcb.

Partiranno a breve anche le analisi degli alimenti d’origine vegetale (con a cura di Arpa Puglia) ed animale che includono anche i metalli pesanti.

Durante la terza fase (obiettivo 3) sarà invece estesa a tutta la provincia di Lecce l’attività di ricerca svolta dal Disteba dell’Università del Salento sulla cosiddetta “impronta idrica”, ovvero la quantità di acqua necessaria per diluire e neutralizzare l’eventuale presenza di contaminanti in falda.

Tra gli obiettivi a lungo termine del progetto vi è anche l’avvio di attività di formazione nelle scuole, relative al corretto uso della risorsa idrica onde evitare gli sprechi, e l’aggiornamento del Rapporto salute e ambiente in Provincia di Lecce, presentato nel febbraio 2016 che ha già destato non poche preoccupazioni.

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