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Oltre settanta si radunano in centro: da poco approdati, scafisti presi in fuga

E' successo a tarda ora a Castro. I migranti pachistani, indiani e nepalesi. Hanno raccontato di un viaggio di nove giorni in mare

CASTRO – Li hanno visti radunarsi nella piazzetta che porta il nome di Dante Alighieri, proprio nei pressi del porticciolo, fino a formare un gruppo imponente. Erano le 21,30 circa. Ben settantacinque, tutti stranieri, piuttosto giovani. Dieci di loro, adolescenti.

Castro torna così ancora una volta nelle cronache, e non, questa volta, per gli scavi archeologici che stanno meravigliando il mondo accademico e suscitando la curiosità dei profani, ma per uno sbarco di migranti. Nel Salento non se ne vedeva uno dalla fine di ottobre, quando trentadue siriani furono rintracciati sul litorale gallipolino.

A novembre nessuno sbarco

Da allora è trascorso un mese intero, quello di novembre, senza alcun segnale. Anche perché un maltempo feroce ha impedito agli scafisti di mollare gli ormeggi e solcare le acque del Canale d’Otranto. Piuttosto, il mare grosso, ha consegnato in tutto questo tempo solo marijuana albanese arenatasi sulle spiagge adriatiche e persino un cadavere. Ironia della sorte, sempre davanti al porto di Castro. Un corpo complicato anche da recuperare, e che giace ancora senza nome in una cella frigorifera della camera mortuaria dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce. Un giallo di difficile soluzione.

Un giallo, a modo suo, lo è stato per qualche ora anche lo sbarco di queste ultime ore. I migranti si sono dichiarati di varie nazionalità. Nepalesi, pachistani, indiani. Ma di imbarcazioni, all’orizzonte, nemmeno l’ombra. Il natante era già in fuga ed è stato sorpreso in un secondo momento dalla guardia costiera.

A Castro, intanto, stati chiamati i carabinieri competenti per territorio, quelli di Spongano (dipendenti dalla compagnia di Tricase). Anche le autorità cittadine si sono ovviamente interessate del caso, tanto che sul posto è arrivato il vicesindaco Alberto Capraro, il quale ha raccolto alcune informazioni, parlando in inglese. Nessuno dei migranti, infatti, conosce l’italiano.

Un duro viaggio di nove giorni

Qualcuno ha spiegato che il gruppo era sbarcato il giorno prima, nascondendosi in una campagna, ma la versione è apparsa poco credibile, tanto che il natante è stato ritrovato qualche ora più tardi. I settantacinque stranieri (due sono stati rintracciati a tarda ora, rispetto agli altri si erano allontanati) piuttosto, erano arrivati nei pressi di Castro solo qualche ora prima, e gli scafisti avevano ripreso il largo indisturbati.  

Un viaggio di nove giorni mangiando poco pane duro e bevendo acqua. E’ questo che hanno spiegato del viaggio, ancora, i migranti, che sarebbero partiti dalla Turchia. Raccolti nel cuore della Perla del Salento, sono poi stati condotti presso il “Don Tonino Bello” di Otranto, centro di prima accoglienza. Qui seguiranno gli ascolti e le identificazioni. Poi, conosceranno i loro destini individuali, se diritto all’asilo o rimpatrio.

Il rintraccio degli scafisti in fuga

Mentre i carabinieri si stavano occupando dei migranti trovati in centro, la capitaneria di porto ha disposto l’ordine di far uscire una motovedetta. E i militati a bordo della Cp 809 dell’ufficio circondariale di Otranto sono stati tempestivi. Hanno scovato una barca a vela sospetta al largo di Punta Palascia. A bordo erano in due, turchi, e gli indizi del passaggio dei migranti a bordo erano piuttosto evidenti. A quel punto, la guardia costiera ha preso possesso del timo della barca, mentre i due turchi, sentito il pubblico ministero di turno, sono stati sottoposti a fermo. La barca a vela è al momento sotto sequestro nel porto di Otranto, mentre il pool interforze ha avviato tutti gli ulteriori accertamenti.

A dicembre di solito un'impennata

Non deve di certo sorprendere, questo sbarco. A dicembre di solito le attività riprendono. Negli ultimi anni, specie dopo Natale, si sono verificati anche arrivi in massa di centinaia di persone. Forse, al di là dei dati forniti proprio nei giorni scorsi dal Viminale su un crollo generale del fenomeno, nel Salento è una situazione destinata a ripetersi. All'infinito. 

Si sa, qui gli sbarchi sono tanto costanti, quanto centellinati. Da una decina a un massimo di settanta persone alla volta. Il più delle volte. Il problema, allora, potrebbe sembrare contenuto rispetto ad altre realtà. Sembrare, appunto. Perché il canale è diverso, le organizzazioni a monte pure, e con questo sistema, dalla provincia di Lecce, in almeno dieci anni sono transitati in decine di migliaia. 

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