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Le rotte della droga, nuove dichiarazioni del pentito “Avevo contatti con Verardi”

L’aspirante collaboratore di giustizia della Scu brindisina, Antonio Campana, ha indicato il nome del suo “socio” salentino, all’epoca latitante

BRINDISI – Sin dai giorni scorsi, l’aspirante collaboratore di giustizia brindisino della Sacra corona unita Antonio Campana aveva fatto “tremare” anche il Salento, dichiarando di aver trascorso parte della sua latitanza a Porto Cesareo. Ora torna a parlare del Tacco, come si apprende dalla testata BrindisiReport, consegnando nelle mani degli inquirenti anche il nome di Alessandro Verardi (in foto), l’uomo di Merine, arrestato nel pomeriggio del 17 settembre del 2011 dagli uomini della squadra mobile di Lecce. Nei verbali forniti agli investigatori, Campana ha tracciato le rotte del narcotraffico che collega la Puglia alla Spagna., additando Vergari come "socio".

“Fino all’8 giugno 2011, quando fui nuovamente arrestato per l’omicidio di Massimo Delle Grottaglie, ho ripreso la mia attività nel settore degli stupefacenti, prendendo contatti con Alessandro Verardi che all’epoca era latitante in Spagna”, si legge nel verbale che Campana ha reso ai magistrati del pool della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, lo scorso 5 aprile, giorno del primo interrogatorio. È in questo contesto che è spuntato il nome di Verardi, ritenuto in passato affiliato al clan “Vernel” e poi passato da parte dello Stato dall'inizio dell'estate del 2012 . Scelta che, sin da subito, provocò una serie di ritorsioni e intimidazioni nei confronti dei suoi famigliari.

Verardi, latitante dopo un permesso premio ottenuto dal carcere di Taranto, fu fermato in moto assieme a un complice otto anni addietro, quando fu trovato in possesso di mezzo chilogrammo di cocaina, trenta proiettili e di una pistola nascosti nello zaino, mentre si trovava a spasso sulla circonvallazione, all'altezza di viale Foscolo. Verardi gode ormai dello status di pentito a tutti gli effetti, avendo già ultimato il periodo delle dichiarazioni, pari a 180 giorni: le sue dichiarazioni  sono state utilizzate per condurre alcune fra le più delicate indagini che hanno infiacchito la frangia leccese della Scu, come quele denominate “Network” ed “Eclissi”. Compaiono anche nelle carte a corredo dell’indagine sull’omicidio di Gabriele Manca, il giovane di Lizzanello, vittima di lupara bianca nel 1999.

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