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Italia Nostra, “omaggio” alla caserma contestata. “Chiediamo scusa per il ritardo

L’associazione ambientalista si è battuta contro violazioni urbanistiche e paesaggistiche circa le autorizzazioni per la costruzione

GALLIPOLI – Taglio del nastro ormai imminente per la nuova caserma dei carabinieri e il nuovo commissariato di polizia di via Lecce a Gallipoli dopo lunghi anni di controversie giudiziarie, blocchi di lavori, e sequestri e con il faticoso completamento delle opere edilizie di realizzazione in deroga agli originari vincoli paesaggistici. Ad oltre un decennio dall’inizio dell’iter, e ora con l’immobile reso efficiente e funzionale, le sedi dell’Arma e della polizia di Stato sono già da alcuni mesi perfettamente operative e a pochi giorni dalla cerimonia inaugurale, a stretto giro di posta, arriva anche il singolare atto di scuse per “l’involontario ritardo causato” all’attivazione dei due comandi da parte del presidente di Italia Nostra, Marcello Seclì. Un lungo e motivato j’accuse quello che il presidente della sezione Sud Salento dell’associazione ambientalista ha vergato in una nota ufficiale che ripercorre tutte le trafile e le battaglie condotte dal sodalizio a colpi di esposti in Procura e diffide a Comune, Ministero e Regione per garantire solo il rispetto delle norme urbanistiche e paesaggistiche originariamente violate con l’iter autorizzativo per l’edificazione della nuova caserma.                   

“La Sezione Sud Salento di Italia Nostra, per l’occasione dell’inaugurazione della nuova caserma dei carabinieri di Gallipoli, unitamente al commissariato di polizia, che avverrà sabato 11 novembre, sente il dovere di chiedere scusa a tutti i carabinieri, ma anche ai cittadini di Gallipoli e dei Comuni di competenza della Compagnia, per il ritardo involontariamente causato con le azioni che l’associazione ha posto in essere finalizzate al rispetto delle norme urbanistiche e paesaggistiche esistenti nell’area del costruendo edificio” recita in premessa la nota divulgata da Italia Nostra. E fu proprio grazie alle battaglie avviate dagli ambientalisti sin dal 2003 che vennero a galla alcune delle incongruenze urbanistiche legate alla realizzazione degli immobili destinati ad ospitare le sedi delle forze dell’ordine gallipoline e che portarono poi nel 2007 al blocco dei lavori e anche al sequestro del cantiere. Dopo un sequestro preventivo, i ricorsi  al Tribunale del riesame, e anche al Tar e al Consiglio di Stato, e le decisioni favorevoli, e anche con il via libera della Sovrintendenza e la relativa deroga da parte della giunta regionale, il Comune di Gallipoli rilasciò poi il permesso di costruire in sanatoria.

Italia Nostra recita una sorta di “mea culpa” per aver ostacolato in origine, in qualche modo, la realizzazione dell’immobile, ma coglie l’occasione anche per ripercorrere tutte le tappe argomentare le ragioni che inevitabilmente portarono a quell’azione difensiva della tutela ambientale e paesaggistica del territorio gallipolino. “Venuta a conoscenza alla fine del 2003 di quanto si stava realizzando a Gallipoli su lato mare di via Lecce” rammenta Marcello Seclì, “Italia Nostra si mobilitò subito in tutte le direzioni per denunciarne l’abuso edilizio alle autorità preposte, contattando vari esponenti istituzionali, tra cui i sottosegretari all’Interno avvicendatisi in quegli anni, coinvolgendo i diversi organi di informazione anche nazionali e attivando le azioni giudiziarie che risultavano necessarie e percorribili”.

S2300004-3-4L’associazione evidentemente non intendeva precludere alla Compagnia dei carabinieri di Gallipoli di trovare una sistemazione più decorosa ed efficiente rispetto alla vecchia sede di via Pagliano. “Ma la faccenda assurda” incalza Seclì, “era che il costruendo edificio destinato ad ospitare i carabinieri veniva realizzato da una società privata e su un terreno privato, in virtù di un contratto di locazione futura con il ministero degli Interni, nonché in deroga agli strumenti urbanistici comunali e in contrasto con il Putt/paesaggio della Regione Puglia, il terreno infatti ricadeva infatti a meno di 300 metri dalla costa. Tutto ciò nonostante a poche decine di metri di distanza, sul lato opposto della stessa strada, oltre 300 metri dal mare, fosse presente un’ampia area del Demanio dello Stato. Lo scandalo era fin troppo evidente” continua il presidente di Italia Nostra, “anche se la vicenda, se non fosse stato per l’azione determinata della nostra associazione, sarebbe probabilmente passata nel più totale silenzio, anche in ragione della futura destinazione d’uso dell’immobile. Situazione che risultava indubbiamente indecorosa anche per l’Arma tant’è che l’allora comandante dei carabinieri di Lecce si indignò a tal punto da affermare: ‘finche sarò al Comando di Lecce quella struttura non verrà mai utilizzata dall’Arma”.

Per superare  i vari ostacoli, tra cui i ricorsi di Italia Nostra e i provvedimenti di sequestro prima e poi quello di abbattimento emessi dal Comune di Gallipoli, arrivò poi il provvedimento della giunta regionale che il 13 ottobre del 2006 rilasciò, ex post, l’autorizzazione paesaggistica in deroga al Putt/paesaggio aprendo così la strada al completamento dell’edificio e rendendo inefficace le azioni di Italia Nostra avverso i titoli edilizi rilasciati dal Comune e che il Tar in prima battuta aveva dichiarato nulli nel 2004. “Fu quella di fatto la foglia di fico che coprì formalmente la vergognosa vicenda della caserma dei Carabinieri di Gallipoli” commenta ancora il presidente Seclì, “ma che purtroppo adombrerà nel tempo quell’edificio che oggi ospita la nobile e rispettabile Arma dei carabinieri verso la quale la Sezione Sud Salento di Italia Nostra, come ha sempre fatto in molte occasioni, continuerà a nutrire stima per l’importante funzione che svolge su tutto il territorio nazionale per il rispetto della legalità. Nel ribadire ancora le scuse per aver determinato il tardato utilizzo della nuova caserma” conclude il referente locale di Italia Nostra, “rivolgiamo un cordiale augurio a tutti i militari della compagnia dei carabinieri di Gallipoli auspicando che la nuova struttura, se pur lorda del peccato originario, potrà risultare adeguata per un più efficace perseguimento di quelle attività illegali, in particolar modo gli scempi ambientali, che potrebbero eventualmente perpetrarsi sulla costa di Gallipoli e del Salento”.

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