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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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La terribile verità dell'autopsia: Noemi era ancora viva quando fu sepolta

Nella consulenza finale il medico legale ha stabilito la morte per asfissia. I colpi inferti con pietre e coltello non furono dunque letali

LECCE – La terribile conferma è arrivata dall’autopsia. Noemi Durini era ancora viva quando fu sepolta con dei sassi e abbandonata nelle campagne di Castrignano del Capo all’alba del 3 settembre, a distanza di dieci giorni dalla scomparsa, dal 18enne L.M., il suo fidanzato. E’ la conclusione a cui è arrivato il medico legale Roberto Vaglio (all’esame autoptico era presente anche il professor Francesco Introna, consulente di parte nominato dalla famiglia della vittima) nella relazione conclusiva depositata in Procura. L’esperto ha indicato come causa del decesso la morte per asfissia. Non furono dunque le lesioni al collo compatibili con delle ferite da arma da taglio, e alcune alla testa riconducibili all’utilizzo di un corpo contundente come una pietra, a uccidere Noemi, che fu lasciata agonizzante a morire nella terra. Il 18enne di Montesardo agli inquirenti ha raccontato di aver colpito Noemi prima con un coltello e poi con delle pietre. Poi l’ha abbandonata come una bambola di pezza, con il viso rivolto verso il terreno impregnato del suo sangue, coprendola in maniera approssimativa con dei sassi, lasciando scoperti solo i piedi. Ed è così che carabinieri, vigili del fuoco, croce rossa e volontari della protezione civile l’hanno trovata.

I due consulenti nominati dal gip del Tribunale per i minorenni hanno intanto stabilito che Lucio era capace di intendere e di volere al momento dei fatti e può sostenere il giudizio. Nel decreto di fermo il sostituto procuratore della Repubblica Anna Carbonara ha contestato l’omicidio premeditato, per aver provocato “la morte di Noemi prelevandola alle 4.51 dalla sua abitazione con la Fiat 500 di proprietà della sua famiglia e conducendola in aperta campagna colpendola con l’uso di corpi contundenti; con le aggravanti di aver commesso il fatto con premeditazione, per motivi abietti o futili e di aver agito con crudeltà”.

Il 18enne ha dichiarato “di essersi immesso lungo uno strada che lo conduceva verso il centro abitato di Castrignano del Capo ma prima di arrivarvi, svoltava a sinistra lungo una strada sterrata. Qui dichiarava di essersi parcheggiato e, con la scusa che si sarebbero fumati una sigaretta, scendeva dall’auto insieme a Noemi con la quale si addentrava in un uliveto dove poi, approfittando di un momento propizio, colpendola con un coltello al collo, continuando a colpirla con delle pietre alla testa”. Poi si sarebbe allontanato “dal luogo dei fatti repentinamente con la propria autovettura disfacendosi del manico del coltello avvolto nella propria maglietta in un luogo che non ha saputo indicare”.

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