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Precari dell'ateneo in attesa di stabilizzazione: "Un dovere morale"

I sindacalisti chiedono ai vertici una rapida soluzione del problema che "crea disagi nel funzionamento dell'Università". Il decreto Madia ha aperto due strade per questo percorso

LECCE – Sono circa 30 i lavoratori dell’università del Salento che aspirano alla stabilizzazione. Di più: in base al decreto Madia, ne avrebbero proprio diritto. Il decreto legislativo numero 75 del 2017 ha infatti fornito un’importantissima chance per le pubbliche amministrazioni di dirimere la grave piaga del precariato.

Due sono le strade aperte dalla norma nel comma 1 e 2: la stabilizzazione diretta cui possono aspirare 19 persone; la procedura concorsuale disponibile per altri 9 lavoratori.

Si tratta di precari di lungo corso, alcuni dei quali addirittura con anzianità di 17 anni, la cui cessazione dal servizio comporterebbe un notevole danno all’ateneo in termini di disagi funzionali, tenuto conto anche delle quiescenze previste per il triennio 2018/2020.

I sindacati ritengono questo percorso di stabilizzazione, non solo un’opportunità, ma una vera necessità per il buon funzionamento di un ateneo che fa i conti con la voragine del personale tecnico amministrativo nelle piante organiche.

“Nel corso degli anni si è verificato un grave depauperamento degli organici  - scrivono i segretari di Flc Cgil, Snals, Cisl e Uil -. La stabilizzazione, quindi, è anche un dovere, un obbligo morale nei confronti di lavoratori che per decenni hanno contribuito alla crescita dell’ateneo”.

L’Università del Salento, peraltro, risulta negli ultimi posti nelle classiche nazionali nel rapporto tra personale docente e tecnico amministrativo, il che giustificherebbe  un investimento mirato al riequilibrio delle categorie.

“In un momento di crescita per Unisalento, che ha incrementato l’offerta formativa con ben 3 nuovi corsi di laurea e tenta di traghettare nuove immatricolazioni, questa curva verso il basso della dotazione organica del personale avrà influssi negativi”, puntualizzano Taccarelli, Mercuri , Verdaguer e Margiotta.

I sindacalisti hanno chiesto diversi incontri ai vertici dell’ateneo per risolvere l’impasse ma non sempre con successo. In particolare è stata inoltrata una richiesta di incontro urgente al rettore Zara e il direttore generale Fidora atta ad analizzare la relazione tra punti organico e risorse finanziarie disponibili. “Richiesta anch’essa inevasa”, puntualizzano i sindacalisti.

“Il 19 febbraio il ministero dell’Istruzione ha invitato gli atenei a procedere entro il 30 marzo all’inserimento dei dati per dare attuazione a quanto previsto dall’articolo 20 nella sezione Programmazione annuale del personale”, ricordano loro.

Nel mese di dicembre 2017 è stato anche costituito un gruppo di lavoro, relativo al piano triennale 2016-2018 per la programmazione del personale di ateneo, composto da senatori e da consiglieri di amministrazione, con la deliberazione di far approvare il piano di fabbisogno del personale nelle sedute di febbraio.

Ma anche la scadenza di febbraio non è stata rispettata. “L’argomento necessità invece di priorità assoluta, se teniamo conto che nel mese di marzo cesseranno alcuni rapporti di lavoro a tempo determinato”, insistono i segretari sindacali che colgono l’occasione per sollecitare gli organi politici dell’Università ad una rapida soluzione del problema.

L’Università del Salento intanto potrà cominciare ad assumere 15 ricercatori di tipo B, grazie ai finanziamenti  del Piano straordinario di reclutamento per ricercatrici e ricercatori previsto dalla legge di Bilancio per il 2018.

Il decreto per le Università prevede 12 milioni di stanziamento per il 2018 e altri 76,5 a partire dal 2019 per il reclutamentoe per il loro consolidamento alla fine del contratto triennale, una volta ottenuta l’abilitazione scientifica nazionale nella posizione di professore di seconda fascia. I posti finanziati consentiranno di riequilibrare la presenza di ricercatori e ricercatrici sul territorio e di innalzare i livelli della ricerca nelle diverse aree disciplinari.

In particolare l’Ateneo salentino potrà disporre di circa 138mila euro per il 2018 e di circa 880mila euro a decorrere dal 2019.

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