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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Contrasse l'epatite per trasfusione, maxi risarcimento di 700mila euro

La vicenda ha avuto inizio nel 1973. Ora, a distanza di 20 anni dalla morte, i giudici della Corte d'appello di Lecce hanno condannato il ministero

LECCE – Nelle aule giudiziarie, a volte, il tempo sembra fermarsi e dilatarsi, trascorrere lentissimo nell’estenuante attesa di un verdetto o di una chimera chiamata giustizia. Può capitare che a distanza di quasi mezzo secolo, quell’attesa non sia ancora conclusa.

Era il 24 settembre 1973, quando un 29enne leccese fu ricoverato presso il vecchio ospedale Vito Fazzi di Lecce per un intervento chirurgico. Durante l’intervento il paziente fu sottoposto a una trasfusione di sangue, a seguito della quale contrasse il virus Hbv (dell’epatite B). La malattia si è manifestata solo molti anni dopo ed è stata accertata nel 2005, quando il paziente si è sottoposto ad alcuni accertamenti clinici, e ha poi portato al decesso del 63enne nel novembre del 2007.

La vicenda è poi approdata dinanzi al giudice del Tribunale di Lecce che, nel gennaio del 2014, a distanza di oltre tre anni dall’inizio del processo, ha accolto la richiesta di risarcimento presentata dai famigliari della vittima, assistiti dagli avvocati Fiorella Martina e Fabio Panzera. La sentenza ha sancito che fu proprio la trasfusione a causare prima il contagio e poi il decesso.  

Per questo il ministero della Salute è stato condannato al pagamento di un maxi risarcimento di circa 700mila euro in favore degli eredi, la moglie e i due figli. La sentenza è stata poi impugnata dal ministero del Salute ed è approdata dinanzi ai giudici della Corte d’appello di Lecce che, nei giorni scorsi, hanno confermato la sentenza già emessa in primo grado, ribadendo il maxi risarcimento nei confronti dei famigliari della vittima.

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