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La solitudine al tempo dei social, ragazzi confusi davanti alla sessualità

Da una ricerca della Fondazione Foresta fra i giovani pure di Lecce, dati sui quali riflettere. Aumentano casi di autolesionismo e l'uso di antidepressivi. Mancano le figure di riferimento in famiglia

LECCE – Il contrasto fra il termine inglese social, ormai sulla bocca di tutti, che indica tutti quei media e quelle applicazioni in grado di connettere più persone nel mondo, fino ad abbattere ogni barriera possibile, e la solitudine – specie quella alla quale sono soggetti i giovani - è a dir poco stridente. Ma la verità è sotto gli occhi di tutti. I genitori sono sempre più anziani, le famiglie spesso disgregate e Internet finisce per sopperire alle assenze di quelle che dovrebbero essere le figure di riferimento. Anche nella sfera sessuale, laddove dovrebbe essere la famiglia la prima maestra. E così, troppi ragazzi gatti si trovano impreparati ad affrontare la crescita e le relazioni interpersonali. Fino a sfogare il disagio persino nell’autolesionismo e nell’uso di antidepressivi.

E’ piuttosto cupo il quadro che emerge da una ricerca condotta dalla Fondazione Foresta Onlus, presentata venerdì a Lecce presso un Convegno di medicina svoltosi nel Castello di Carlo V. L’indagine è stata svolta su 10mila studenti tra Padova, Lecce, Napoli, Bari e Taranto.  “Le espressioni del disagio vissute - commenta Carlo Foresta, ordinario di endocrinologia presso l’Università degli Studi di Padova - si manifestano in maniera complessa, diversificandosi tra maschi e femmine e avendo come cornice un diffuso senso di solitudine”. Ma, al di là delle differenze di genere, è proprio la solitudine nell’era digitale il nodo di tutto, il punto di contatto.   

Dati raccolti fra la popolazione studentesca

Il risultato arriva da un lavoro sviluppato proprio dalla Fondazione tramite il progetto “DigitPro – il Disagio giovanile e la sua prevenzione”.  “Si tratta di dati raccolti nella popolazione studentesca negli anni 2017-2018 in diverse città d’Italia”, spiega Foresta. “Abbiamo raccolto in questo periodo questionari anonimi somministrati ad oltre diecimila studenti dell'ultimo anno delle superiori, dati che permettono di fotografare con una certa precisione i comportamenti, le abitudini e le problematiche dei giovani italiani”.

Emergono così diverse espressioni del disagio giovanile, che si possono riassumere in sei punti. Il primo: la frequente sensazione di solitudine descritta dai giovani, soprattutto dalle ragazze (36 per cento nei maschi e 62 per cento nelle ragazze). Il secondo: frequente ricorso all’assunzione di farmaci ansiolitici e antidepressivi (7 per cento dei ragazzi e 13 per cento delle ragazze). Il terzo: il continuo ricorso a Internet per socializzare, per informazioni sulla sessualità e per sex addiction. Il quarto: Disturbi della sessualità, molto più frequenti nei ragazzi (26 per cento dei ragazzi e 7 per cento delle ragazze). Il quinto: problematiche di disforie di genere, cioè disturbo dell’identità (2,3 per cento). Il sesto: manifestazioni di autolesionismo, soprattutto nelle ragazze (7 per cento dei maschi e 20 per cento delle ragazze).

Tutti questi comportamenti – spiegano dalla Fondazione - possono essere intesi come diverse forme di espressione di un diffuso disagio vissuto dai giovani, che spesso richiede anche il frequente ricorso ad ansiolitici ed antidepressivi, ai quali fanno ricorso soprattutto le ragazze (13 per cento).

Una sensazione diffusa di solitudine potrebbe derivare, oltre che da una imperante diffusione della società virtuale, anche da una netta trasformazione della famiglia, caratterizzata da figli molto spesso unici (15 per cento), genitori separati (14 per cento) e in ogni caso impegnati in attività lavorative. L’evidenza di reazioni incontrollate che esprimono la profondità del disagio emerge dalla risposta alla domanda: “Ti è mai capitato di praticare volontariamente tagli o ferite o altre lesioni sul tuo corpo?”. Il 7 per cento dei maschi, ma soprattutto il 20 per cento delle ragazze, ha ammesso di aver avuto esperienze di autolesionismo. Questa forma di violenza su sé stessi è considerata un tentativo di distogliere, con il dolore, una sofferenza emotiva che non si riesce a gestire e sopportare. In alcuni casi può diventare una forte dipendenza al pari di una sostanza stupefacente.

L'assenza delle figure di riferimento

Le risposte dei giovani alla sensazione di solitudine sottolineano la mancanza di figure di riferimento e il ricorso alle figure multimediali, alle quali si rivolgono per socializzare, acquisire informazioni, scoprire la sessualità e molte volte praticarla in forma virtuale.

Il ricorso ad internet per la sessualità nei giovani è appannaggio soprattutto dei ragazzi (44 per cento) e i più accaniti riconoscono come conseguenza di queste frequenti esperienze una dipendenza (18 per cento) che sfocia in un’incapacità alla ricerca di una sessualità reale, in una riduzione del desiderio e in alcuni casi in disturbi della sessualità più complessi (26 per cento).

Dai questionari inoltre si conferma il dato della frequente problematica riferita alle disforie di genere.  Il dato che sorprende, secondo quanto riferisce la Fondazione, è che circa il 2,5 per cento degli intervistati si definisca transgender o gender-fluid, a fronte di medie internazionali che oscillano tra lo 0,4 e 1,3 per cento. Differenze che, però, potrebbero essere legate alla specifica fascia di età presa in considerazione e alla modalità di raccolta del dato, che usualmente viene raccolto da centri specializzati in queste problematiche, e non tra la popolazione generale dei giovani.

Lo studio non ha riscontrato, per questo aspetto, differenze sostanziali su scala regionale in una nazione, l’Italia, dove, secondo recenti dati del Centro di medicina di genere dell’Istituto superiore di sanità, ad oggi le persone transgender sono stimate in circa 400mila. Infine, dai questionari emerge un’importante complessità per i giovani che vivono queste problematiche nel relazionarsi con la famiglia e con la società. Il coming-out è ritenuto ancora un percorso doloroso e complesso e i giovani sentono la mancanza di un riferimento per trovare risposte adeguate alla comprensione del fenomeno e a tutti i percorsi che li aiutino a superare i pregiudizi e ad indicare gli interventi sanitari adeguati al problema. 

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