Gaetano Salvemini e la messa
GAETANO SALVEMINI E LA MESSA
L'inserto regionale pugliese de "la Repubblica" del 1 ottobre ha dato notizia della celebrazione di una messa all'interno del Liceo Gaetano Salvemini, col taglio di un'ora di lezione.
L'unione degli studenti ha eccepito la "forzatura" operata dalla dirigente, Tina Gesmunda, confortata, a suo dire dal Collegio dei docenti, esponendo i non partecipanti ad una diversa opzione non serena e imbarazzante.
Normativa e sentenze escludono lo svolgimento di riti religiosi durante le ore di lezione, non rivestendo alcun rilievo culturale e liberamente partecipabili nei luoghi di culto.
La preside ha voluto ribadire che "la scuola e laica, cioè plurale", ironizzando pure sul quasi non "libero" esercizio dell'autonomia.
Certamente Salvemini si rivolterà nella tomba per come è stato "forzato" il significato dei principi costituzionali di laicità, imparzialità e pluralismo dei poteri pubblici i quali devono restare aconfessionali, senza sovrapposizione fra Stato e Chiesa e devono rimanere, per l'articolo 7 della Costituzione, ciascuno nel proprio ambito: "autonomi e sovrani".
Il pensiero di Salvemini sulla scuola pubblica e sulla scuola confessionale era lucido e l'inerzia che denunciava nel 1907 è ancora attuale: « La politica scolastica del partito clericale non può essere in Italia che una sola: deprimere la scuola pubblica, non far nulla per migliorarla e più largamente dotarla; favorire le scuole private confessionali con sussidi pubblici, e con sedi d'esami, con pareggiamenti; rafforzata a poco a poco la scuola privata confessionale e disorganizzata la scuola pubblica, sopprimere al momento opportuno questa e presentare come unica salvatrice della gioventù quella. Programma terribilmente pericoloso perché non richiede nessuno sforzo di lotta attenta ed attiva ma solo di una tranquilla e costante inerzia, troppo comoda per i nostri burocrati e per i nostri politicanti, troppo facile per l'oligarchia opportunista che ci sgoverna. »