Ipotesi di riforma costituzionale
La voce di un cittadino in pensione, senza ambizioni politiche e di carriera, che ama il Paese
Bellissima la nostra Costituzione! Sono sicuro che i padri costituenti, uomini di grande levatura morale e culturale, hanno realizzato uno strumento che garantisse diritti e doveri uguali per tutti. Ma siamo poi certi che gli interpreti successivi abbiano colto nel segno il pensiero legislativo dei padri fondatori? Mi viene spontaneo un bellissimo "mah…!"
Oggi c'è un gran fermento sulla riforma costituzionale: Renzi è partito "A LANCIA IN RESTA".
Ma siamo sicuri che abbia imboccato la strada giusta? Oggi apprendo che ha modificato la proposta di riforma del Senato: proposta sicuramente più rappresentativa dell'elettorato e del territorio rispetto a quella iniziale.
A mio avviso però, anche questa seconda proposta, non risponde alle reali esigenze del cittadino e del territorio.
In questa fase tanto concitata mi permetto alcune riflessioni per esplicitare i miei dubbi ed esporre la mia proposta:
Sarà mai possibile una democrazia paritaria pura? Tanti grandi uomini ci hanno provato senza mai riuscirci. Mi viene in mente Nicolò Machiavelli e la sua bellissima idea di "una città di vita socio-economica comunitaria": sistema che in futuro troviamo sotto la voce "comunismo", fortemente applicato e radicato nei paese dell'est, sia europeo che asiatico. Un modello di democrazia pura sfociato nel totalitarismo. E sappiamo tutti quali negative conseguenze socio-economiche ha portato quel modello di democrazia.
Platone ed Aristotele hanno tentato un sistema "aristocratico" puro, composto da soggetti intellettualmente e moralmente superiori. Anche questo modello è svanito nel nulla.
Il modello secondo il concetto di Platone e Aristotele è quello, secondo me, più che mai auspicabile oggi; ma per arrivare a ciò bisognerebbe cambiare la Costituzione in modo da avere un organo elettivo di primo grado a livello comunale, un organo di secondo grado a livello provinciale (formato da rappresentanti espressi dai Comuni o dalle unioni dei Comuni) e una Camera nazionale di terzo grado (formata da rappresentanti espressi dalle Province).
L'attuazione di questa proposta comporterebbe:
La presenza di un governo elettivo a livello comunale (o di unione dei Comuni per le comunità al di sotto di determinate entità) che dovrebbe esprimere, al suo interno, il proprio rappresentante o i propri rappresentanti (in proporzione alla popolazione) da inviare alla Provincia. In questo modo ogni Comune, o unione di Comuni, sarebbe equamente rappresentato nella gestione provinciale. Il governo elettivo a livello comunale, che presuppone una più diretta conoscenza tra elettore e candidato, consente inoltre una
migliore selezione dei soggetti più preparati e più capaci nella gestione della cosa pubblica.
Il mantenimento delle Province perché la Provincia è più rispondente alle esigenze del cittadino e del territorio.
Essendo io un cittadino del sud Salento, mi domando quali affinità di interessi economici, di cultura, di tradizioni, di usi e costumi ci possono essere tra il Salento e la capitanata foggiana, distanti più di 400 km.?
Come a livello comunale ogni amministrazione provinciale dovrebbe esprimere il proprio rappresentante o i propri rappresentanti (sempre in proporzione alla propria entità demografica) da inviare alla Camera nazionale, garantendo così l'equa rappresentatività in questo organo, sia per territorio che per popolazione.
L'eliminazione delle Regioni, causa di sperpero di danaro pubblico, di diseguaglianza tra cittadini dello stesso Stato e, di per sé, Stati nello Stato con poteri legislativi spesso in conflitto con le leggi nazionali.
Il mantenimento da parte dello Stato centrale della gestione dei servizi a carattere nazionale: difesa, ordine pubblico e pubblica sicurezza, istruzione, sanità, fisco, rete viaria, rete ferroviaria, navigazione, telecomunicazioni, ecc. di interesse nazionale.
Dopo questa riforma andrebbe fatto infine uno studio particolareggiato morfologico e demografico (in base alla tipologia e peculiarità del territorio e in base alla densità della popolazione) per attribuire a ciascuna Provincia un coefficiente (territorio per abitante) in base al quale ciascuna di esse dovrebbe ricevere i trasferimenti, da parte dello Stato centrale, per la gestione dei propri servizi. Stesso criterio andrebbe usato per la ripartizione dei fondi ai rispettivi Comuni.
Questo sistema conterrebbe notevolmente il numero dei soggetti preposti alla "gestione della cosa pubblica" e contestualmente abbasserebbe di tanto i "costi della politica", portando il nostro Paese alla pari di tanti altri Stati democratici.
Saverio Rizzello
Spongano, 28 aprile 2014