Lecce2019 e l'utopia di una partecipazione collettiva più democratica e trasparente
Finisce il sogno di Lecce2019 - una fine costata cara (circa 30 milioni) e che da circa tre giorni sembra uno dei principali argomenti di discussione dei cittadini del capoluogo salentino. Argomento di discussione e, soprattutto, accusa verso un team istituzionale che avrebbe costruito una Lecce artificiale ed artificiosa soffocando i sorrisi ed il folklore di un popolo che anima il rosone di Santa Croce e che tiene ancora viva una tradizione millenaria che il mondo delle start-up e dei neologismi all'americana non possono spazzare via.
Con queste poche righe non intendo però accodarmi nè alla voce di proteste per la mancata vittoria, nè ad una certa retorica politica secondo cui tutto il possibile è stato fatto e non bisogna tornare indietro.
Perchè, se da una parte è facile protestare cercando nelle spesso fisiologiche pecche amministrative un caprio espriatorio di una sconfitta "meritata", dall'altra, forse, un passo indietro bisognerebbe farlo per cercare una chiave esplicativa di questa mancata vittoria che è forse la chiave esplicativa di un malcontento più diffuso.
Ovvero il malcontento di un popolo che questa candidatura non l'ha sentita e non l'ha vissuta. Un popolo rideva sotto i baffi di fronte ai complicatissimi neologismi della Lecce2019 o che, in ogni caso, non ne capiva il senso. Un popolo che solo ora rinnega l'inno in dialetto comprensivo di balletto di gruppo portato a simbolo di una leccesità che non esiste e che non piace. Un popolo che nella gran parte dei casi non ha partecipato alla finzione collettiva che il team di Lecce2019 ha cercato di imbastire il 6 Ottobre.
Già, perchè la collettività non esiste solo il 6 Ottobre ma andava stimolata con un processo partecipativo più trasparente e democratico nel corso di tutta la sua candidatura. Non è un caso che uno dei due principali requisiti di qualificazione fosse "la città e i cittadini", ovvero "Il programma deve incoraggiare la partecipazione dei cittadini residenti nella città e nei dintorni, mira a suscitare il loro interesse, deve avere un carattere duraturo e costituisce parte integrante dello sviluppo culturale e sociale a lungo termine della città" (Fonte: https://www.europarlamento24.eu/capitale-europea-della-cultura-nel-2019-tocchera-all-italia/0,1254,106_ART_993,00.html)
Rifletterei pertanto più sul motivo di questa mancata partecipazione che sulla mancata vittoria: è stato un difetto di comunicazione tra Pubblica Amministrazione e cittadini? oppure c'è stato per i cittadini il timore di essere derubati nelle loro idee ed iniziative avendo l'impressione di meccanismi di condivisione poco trasparenti?
Infine - si sono seguite delle linee guida meritocratiche anche nella definizione del team di Lecce2019? Perchè il talento non sempre è quello che bussa alle porte degli amministratori ma anzi va identificato e coinvolto con percorsi di "recruitment" altamente selettivi. Soprattutto se si concorre per €30 Milioni e l'improvvisazione non è ammissibile.
Mi piacerebbe concludere invitandovi a visualizzare il video di Matera2019. Poco più di due minuti che raccontano una città viva fatta di persone prima ancora che di monumenti e di paesaggi.
Di indubbia bellezza anche il video di Lecce2019: straordinariamente bello ma senza alcuna forma di vita.