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Sabato, 20 Aprile 2024
Capitale europea della cultura 2019

Matera 2019: risorse certe, innovazione e prospettiva europea. Così ha vinto

Dopo l'analisi del giudizio dei commissari europei sulla candidatura di Lecce, quella sulla valutazione della città che sarà Capitale europea della cultura. Apprezzata la concretezza dell'impegno finanziario e il collegamento con i tanti lucani emigrati

LECCE – Dato conto del giudizio sulla candidatura di Lecce per il 2019, è opportuno aprire una finestra sulla valutazione di Matera da parte dei commissari. Il dossier della città lucana, intitolato “Open Future”, è stato orchestrato da Paolo Verri, il direttore del comitato, e da Joseph Grima, il direttore artistico. Entrambi con un curriculum molto solido.

Innanzitutto c’è da dire che mentre agli esperti non è parso affatto chiaro quale sarebbe stata l’eredità eventualmente lasciata dal programma alla città di Lecce, di contro è stata apprezzata l’analisi strategica del team materano, animato dal proposito “visionario” di oltrepassare la barriere attraverso le nuove tecnologie e l’apprendimento. La commissione ha accolto con soddisfazione il focus sulla tecnologia digitale indicato come prevalente nelle materie di ambito sociale e culturale: nel bid book si parla di investimenti per una Tv online, di digitalizzazione del patrimonio culturale e di laboratori di programmazione per i più giovani. In questa direzione, spiegano i commissari, Matera ha colto perfettamente il senso dello sviluppo europeo nei prossimi anni.

Fondamentale si è rivelato anche e soprattutto il quadro finanziario: l’impegno di spesa deliberato per il 70 per cento del bilancio previsto (52milioni di euro) è parso una garanzia di concretezza e di un percorso già avviato da tempo. Il programma, dice il report, “è uno dei più chiari esempi, negli ultimi anni, di connessione con un piano strategico piuttosto che un semplice un dossier di una candidatura”. La candidatura di Matera, del resto, è stata ancorata saldamente all’accordo di programma con la Regione Basilicata “Matera 2020” che si sarebbe portato avanti indipendentemente dall’esito della candidatura e questo ha creato una credibile e tempestiva cornice istituzionale e finanziaria.

Un altro aspetto che ha impressionato gli addetti ai lavori dell’Ue è stata la continuità tra la fase iniziale del percorso, nato dal basso, e quelle successive in cui la candidatura è diventata strategica per gli enti locali senza mai perdere l’elemento costitutivo della partecipazione che non è stata quindi, vista, come mero elemento strumentale, seppur necessario. Secondo i commissari apprezzabile è anche lo sforzo, già in atto, da parte delle organizzazioni culturali locali di assumere una prospettiva indirizzata al variegato pubblico europeo e di aver quindi saputo modificare le proprie pratiche in quella direzione.

Su questo stesso punto lo staff di Lecce 2019 non ha saputo fare centro: pur apprezzando la cooperazione con artisti e operatori stranieri, concretizzata in residenze, manifestazioni e incontri di vario tipo, “il programma appare poco sviluppato a questo livello (di candidatura)”. La commissione ci ha tenuto anche a sottolineare come la delegazione lucana sia parsa sufficientemente convincente (in sede di colloquio a Roma) su un punto che in prima battuta era parso rischioso: quello cioè riguardante la capacità di gestire in maniera efficiente tutta la mole di attività inserite nel programma. E’ stato spiegato, infatti, che Matera ha intenzione di formare una classe di project manager e di inaugurare un nuovo corso, attraverso un programma specifico, nel modo di lavorare dei dipendenti pubblici.

Infine due fattori che hanno giocato a favore del successo della città della Basilicata: il primo è stato il saper dimostrare che le previsioni di incremento delle presenze turistiche sono sostenibili e non campate in aria e che tutto questo non si ripercuoterà con effetti negativi sulla fragilità del locale ecosistema (i Sassi, per esempio). Il secondo risiede nei propositi di ricorrere ai tanti migranti sparsi in Europa e nel mondo sia come ambasciatori del progetto che come potenziali finanziatori dello stesso. Un’idea giudicata innovativa, ma che a Lecce qualcuno ha considerato superflua o scontata.

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