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"Ecco cosa occorre per essere un rettore probo"

Cosa occorre per essere un rettore probo? Oggi l'Università è in fermento: si vota per il successore di Oronzo Limone. In lizza, quattro candidati. Ecco le considerazione di un lettore

Cosa occorre per essere un rettore probo? Oggi l'Università è in fermento: si vota per il successore di Oronzo Limone. In lizza, quattro candidati. Ecco le considerazione di un lettore, che si chiede. Una lita a punti delle doti che dovrà avere il "numero uno" del mondo accademico salentino. "Il piccolo contributo di un comune cittadino e osservatore di strada".

di Rocco Boccadamo

- Considerarsi prescelto dal corpo elettorale dell'Ateneo, in particolare dai colleghi docenti, in virtù delle proprie doti di onestà integerrima e di spiccata lealtà verso le persone e l'istituzione, congiunte a capacità intellettuali e manageriali, senza pensare, neppure minimamente, di essere il sommo depositario del sapere e il domino infallibile.

- Ricordarsi di mettere al primo posto, nelle azioni e nei passi correlati all'incarico, la funzione meramente educativa e d'esempio, nella consapevolezza che, abdicando a tale "missione" o semplicemente trascurandola, si darebbe luogo all'onta dello scandalo, mai tanto deleterio e devastante quanto esplodendo nel contesto universitario, culla d'eccellenza per la formazione, spiccata ed elevata, delle giovani risorse, non solo al confronto concreto con la vita, ma potenzialmente anche verso la guida di gangli e organismi sociali pubblici e privati.

- Concentrarsi, nell'espletamento dell'incarico, in forma d'immersione assolutamente totale, rifuggendo da scivolamenti all'indirizzo di chimere onorifiche, posizioni, prebende esterne di qualsivoglia genere. Serbare assoluta indipendenza e autonomia rispetto alla politica, agli altri pubblici poteri ed ai richiami, risuonanti come da sirene, della partitocrazia.

- Cancellare e scoraggiare, con decisione e implacabilità, ogni formula e forma di padrinaggio e nepotismo, nonché tutti gli intrecci meno che trasparenti all'interno dell'Ateneo: i titoli nobiliari, in Italia, sono stati cancellati da lunga pezza e, dunque, basta, una volta per sempre, con l'ostinata sopravvivenza, fra le mura accademiche, delle cosiddette odiose baronie.

- Potare a tutto spiano, beninteso senza scalzare o distruggere le buone radici e i virtuosi germogli, la pianta didattica e la struttura amministrativa dell'Ateneo: troppi, davvero troppi, corsi di laurea, alcuni dei quali, spesso, di contenuto sterile e fumoso, solo fonte e causa di inutili e costose posizioni in organico. Il livello di qualità, di serietà e di apprezzamento dell'Università del Salento non si misura proporzionalmente all'ampiezza della fascia di facoltà, titoli di laurea e dipartimenti, bensì si stabilisce sul metro della coltivazione e cura di un albero giovane e snello, a cui s'imprime sviluppo giudiziosamente, in sintonia e armonia, peraltro, con l'ancora fresca età dell'Ateneo.

- Decretare l'incompatibilità del ruolo del personale docente in pianta stabile con altri incarichi compiti e attività al di fuori, di qualsivoglia specie, rivestiti o svolti a titolo oneroso, vale a dire con riscossione di compensi o corrispettivi. In giro, si annidano conflitti ad ogni piè sospinto con diffusi e imprevedibili rischi di riverberi e ripercussioni, mentre i cattedratici, per adempiere fedelmente il loro autentico compito e per lasciare un buon segno, devono potersi dedicare anima e corpo allo studio, alla ricerca, all'insegnamento, alla guida degli studenti, i quali ultimi, mette conto di ricordare, rappresentano il domani migliore del Paese.

Vuote utopie dello scrivente? No, almeno nelle intenzioni, questo vuol essere, in concomitanza con l'elezione del nuovo Rettore dell'Università del Salento, il piccolo contributo di un comune cittadino e osservatore di strada.

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