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Venerdì, 29 Marzo 2024
Moi te nde ticu quattru San Cesario di Lecce

Il consigliere regionale del Prc scrive al questore

Il consigliere regionale Piero Manni ha partecipato in prima fila alla manifestazione leccese del "No G8". In una lettera aperta si dice contrariato con il questore per alcune sue affermazioni

Uno ci metterebbe la firma per avere un contro G8 nel mondo come quello che si è tenuto a Lecce. Pacifisti da una parte, preti, mamme, papà, docenti universitari, carrozzieri e pizzaioli, e forze dell'ordine dall'altra. Niente violenza, sassaiola, niente incappucciati armati di spranghe. Solo parole, cori, frasi, sberleffi e acqua minerale a fiumi. Ma c'è chi ha ancora qualcosa da dire direttamente al questore di Lecce Antonio Cufalo, ed è il consigliere regionale, nonché editore, Piero Manni, il quale ha partecipato in prima fila alla manifestazione leccese. E lo fa attraverso le righe di una lettera aperta che pubblichiamo per intero.

***

Gentile dottore,
in una intervista post G8 al giornalista che le chiede di commentare una "bandiera rossa sventolata […] davanti al muso dei poliziotti e dei finanzieri" lei dichiara: "Preferisco non soffermarmi su questo aspetto della manifestazione di protesta".

Eh no, gentile dottore, lei si deve soffermare su questo episodio, che in maniera simbolica ironizza sull'apparato di guerra che lei aveva predisposto, dimostrando di non avere le capacità di analisi del testo e del contesto, dimostrando ossia di aver capito ben poco di quello che andava succedendo, nonostante gli incontri con gli organizzatori della manifestazione e nonostante le informazioni, delle quali lei certo disponeva, relative all'inesistenza di movimenti di frange di provocatori che ben volentieri avrebbero guastato la festa: la nostra, non la sua!

Ed a fronte di una città vuota e blindata, di fronte ai negozianti che hanno serrato i negozi (in qualche caso murando con assi di legno le vetrine) a causa dell'allarmismo che lei non ha certo ostacolato, di fronte a centinaia di agenti in assetto di guerriglia, di fronte insomma ad un topolino che lei aveva (nella ipotesi più benevola) previsto come un elefante, lei cosa fa? Prende atto della sua incapacità di analisi e si dimette? Chiede scusa alla cittadinanza per il disagio e i danni provocati? Macché: se la prende con una bandiera rossa sventolata vicino agli agenti, ossia con un gesto che denunciava con ironia ed allegria (le caratteristiche dell'intera manifestazione) il paradosso della sua macchina bellica! (Più rozzamente un'associazione lefevrista e neofascista se la prende con un parroco, che vive la propria missione tra gli ultimi, il quale sottolinea, col suono delle campane, l'aspetto gioioso della manifestazione).

Tengo a precisare che io mi sono avvicinato agli agenti con atteggiamento amichevole e sorridente, tendendo la mano che purtroppo nessun agente ha potuto stringere. Tengo a precisare che tra quegli agenti c'erano mio fratello, mio cugino, i miei vicini di casa, e che sempre ho condiviso la visione di Pasolini su questo punto.

Sto decisamente dalla parte degli agenti, e sto contro quei servi dei potentati economico-finanziario-politici che li aizzano contro gli altri lavoratori.

Distinti saluti istituzionali

Piero Manni

Capogruppo PRC in Consiglio regionale

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