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Nasci a Sud e sei vittima? Sei disgraziato due volte...

Le grandi testate non si interessano dei fatti di cronaca nel Salento. Nonostante alcune brillanti operazioni delle forze dell'ordine o i fatti eclatanti di Simone Renda e Sergio Vantaggiato

Non sappiamo, non capiamo. Nel giro di pochi giorni i carabinieri della compagnia di Maglie sono riusciti a venire a capo di un efferato omicidio, arrestando il responsabile. Lo hanno tampinato da mattina a sera, senza lasciargli tregua, hanno raccolto tante di quelle tracce da riempirne un capannone, lo hanno torchiato, stressato, pedinato, osservato da lontano e da vicino, fino a quando non ha ceduto ed ha confessato. Certo, il rebus non era complicatissimo, e questo lo dicono gli stessi inquirenti. Ma la vicenda in sé, che si è consumata in una notte senza luna a Melpignano, è torbida e ricca di aspetti inquietanti. Undici parenti intorno ad una proprietà, undici cappi appesi ad una ruota. Come un diabolico rituale con aspetti che affondano le radici in un esoterismo composto, nel profondo Sud, di credenze religiose e pagane che si mescolano fra loro fin dalla notte dei tempi. Ce n'è abbastanza per riempire colonne e colonne di piombo o per mandare inviati sul posto. Ma di questo caso non si fa menzione nei Tg e nei giornali nazionali.

L'estate era nel vivo quando nel Salento si seguiva con ansia crescente la commovente vicenda di Sergio Vantaggiato, finita purtroppo come sappiamo. Sergio Vantaggiato, un giornalista italiano, è stato ucciso da un delinquente francese, nel cuore della capitale di una nazione alleata, dopo una violenta colluttazione con il suo rapinatore. Ricordiamo quando il direttore del Tg di TeleRama, Mauro Giliberti, rivolse un appello, soprattutto alle testate nazionali. Bisognava fare pressing. Più pressing, più possibilità che le istituzioni si muovessero con celerità e che le indagini non arrivassero al punto morto attuale. Abbiamo la sensazione che questo pressing sia stato molto sterile. Nel senso che non c'è quasi stato. Di Sergio Vantaggiato s'è parlato poco e niente, di certo il suo caso non è stato per giorni l'apertura dei grandi quotidiani e delle tv nazionali, e ora quasi non se ne discute più, se non da noi. Ma se ne parliamo sempre e solo fra di noi, che cosa risolviamo?

Poco prima, era primavera, giunse dal lontano Messico la terribile notizia della morte di Simone Renda. Simone Renda, bancario leccese, era partito per una vacanza. Voleva solo un po' di mare esotico, qualche avventura, un po' di casino prima di tornare al lavoro. Per lui era già pronto un trasferimento da Lecce in una filiale di Porto Cesareo, dove voleva andare a lavorare per sentirsi più sereno. E' morto in una squallida cella di un'altra nazione amica, nella quale c'è finito per motivi tuttora incomprensibili, dove forse è persino stato torturato dai suoi aguzzini, i guardiani della prigione, fino a quando non gli è scoppiato il cuore. A soli 34 anni. I giornali locali hanno scritto pagine intere, su questa inverosimile tragedia. Se ne potrebbe trarre un libro. Ma a livello nazionale, niente o quasi. Non riusciamo a capire come e perché un caso così tremendo, quello di un innocuo bancario italiano rinchiuso in carcere senza un vero motivo apparente e lasciato lì a morire solo come il peggiore dei terroristi, nonostante fossero persino scaduti i termini per la detenzione preventiva, non debba essere visto da Aosta e fino a Lampedusa come un vero e proprio scandalo. In Messico, invece, se ne parla, eccome. E spesso i giornali non vanno per il sottile con le istituzioni locali. Insomma, diteci voi: se questa non è occasione per un'inchiesta alla Lucarelli, tanto per intenderci, che cos'è?

Da questa mattina, però, siamo bombardati da ogni angolo dalle notizie su un altro triste episodio. Un operatore turistico torinese è stato ucciso da tre rapinatori in Kenya. Di questa vicenda, a distanza di poche ore, ormai sappiamo tutto nei minimi dettagli. Abbiamo anche sentito le dichiarazioni del console. La sua voce rimbalza su Rai, Mediaset, sui siti web dei grandi quotidiani nazionali. Anzi, se ben guardiamo, i notiziari sono ricchi di tragedie: omicidi e incidenti stradali vincono su tutto. Basta, però, che i fatti avvengano da Roma in su. Altrimenti un episodio, per quanto eclatante, incredibile, terribile, agghiacciante, bisognoso di una spinta forte dei media perché sia sempre nel vivo del pensiero comune, perde improvvisamente quella sua aura magica di pezzo da prima pagina per diventare frettoloso trafiletto. Ci viene in mente un pensiero un po' triste. Se nasci a Sud del Sud e sei pure tanto sfortunato da essere vittima di una tragedia, non c'è niente da fare: sei disgraziato due volte.

Ah, dimenticavamo. Se è vero che lì, nell'Italia che conta, non se ne fregano nulla dei nostri morti, per loro restiamo comunque la fucina delle sexy prof. E tanto basta per far parlare di noi.

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