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Giovedì, 25 Aprile 2024
Moi te nde ticu quattru

Quali educatori?

"Dove sono finiti i cari vecchi scapaccioni? E le retate in presidenza?" Il video diramato su YouTube continua ad infiammare la platea. Ecco il pensiero di una lettrice di San Pietro Vernotico

di Paola Bitonte

Chi di noi non ha assistito, tramite un qualsiasi mezzo di comunicazione di massa, alla scena della professoressa di matematica che esibisce, in una classe di una nota scuola leccese, un sexy perizoma a "portata di mano"?

I cosiddetti "emancipati" hanno avanzato giustificazioni di vario tipo, tutte volte ad aprire un piccolo varco nella ottusa mentalità dei rivali "benpensanti", quelli che rimangono allibiti e sconcertati da episodi (ormai non più tanto isolati) di questo tipo, quelli che ai tempi della scuola avevano il giusto timore reverenziale per la figura del maestro.

"I ragazzi di oggi sono libertini, che ci vuoi fare?!" si sente dire oppure "forse la professoressa ha avuto paura di ritorsioni o della reazione del branco" o ancora "forse non ha reagito per non umiliare i ragazzi davanti alla classe e per non rischiare di provocare loro un trauma adolescenziale". Occhi sgranati, sì, è stata questa la reazione più comune, quella di chi ha frequentato le aule scolastiche non certo cinquanta anni fa, ma almeno quindici sì.

E' sufficiente guardare attentamente il video incriminato, i ragazzi che si aggirano dietro la cattedra con aria goliardica, che curiosano con occhi eccitati in prossimità del fondoschiena della loro giovane educatrice. E tutto quello che si sente e che si vede è una voce indifferente che continua la lezione come se nulla stesse accadendo e una mano che con leggerezza sposta quella dell'alunno "curioso" e che, controllata la posizione dell'indumento intimo ed avvedutasi dello spettacolo offerto, non si cura minimamente di evitare il suo ripetersi, né tanto meno di nascondere il piccante capo di abbigliamento.

Dove sono finiti i cari vecchi scapaccioni? Dove le espulsioni e le retate in presidenza? Chi non avrebbe reagito in qualche modo a tanta insolenza, correndo anche il rischio di incorrere nel reato di "abuso di mezzi di correzione", tanto di moda in questi ultimi anni? L'errore che si tende a fare in questi casi è quello di fare di tutta l'erba un fascio, ma la domanda sorge davvero spontanea: sono queste le persone alle quali affidiamo i nostri figli? La figura dell'educatore, quello che ci insegna una disciplina ma che, soprattutto nelle classi inferiori, dovrebbe affiancarsi alla figura genitoriale nell'insegnamento più difficile, quello della vita, a volte con la severità necessaria a ottenere il rispetto e anche la riconoscenza degli studenti, ne esce distrutta.

E' vero, i ragazzi di oggi sono spesso ingestibili, irrequieti, degni figli della società in cui crescono, degni figli di genitori forse troppo assenti, troppo occupati, o forse troppo ciechi per capire che a causa di tutto quello che purtroppo ci circonda gli occhi dovrebbero sgranarli loro, e non noi, nel vedere i loro pargoli protagonisti di queste umilianti scene. E il decoro? E' opportuno indossare miniperizoma e pantalone a vita bassa per recarsi nel luogo di lavoro, per di più a contatto con adolescenti nel culmine della fase dello sviluppo?

L'attrice comica Luciana Littizzetto, femminista convinta, intervistata a riguardo, ha fornito un giusto termine di paragone: tanto sbagliato è l'obbligo per le donne afgane di indossare il burqa, quanto sbagliato è per una insegnante occidentale recarsi a scuola vestita come una ragazzina in discoteca! Troppo coperte, fino alla negazione dell''identità le une, troppo scoperte, fino all''indecenza le altre! Ma tra il burqa e il fondoschiena in vista c'è una via di mezzo: la decenza! "In medio stat virtus", proclamava Aristotele: la virtù e il bene si trovano in una giusta posizione intermedia tra l'eccesso e il difetto, tra l'ottimo e il pessimo, così precorrendo il meno raffinato detto popolare "il troppo stroppia". E sarebbe forse un bene a volte fare propri i più antichi insegnamenti: dal proverbio oraziano "est modus in rebus", ovvero "c'è modo e misura in tutte le cose", insegnanti e studenti avrebbero davvero tanto ad imparare...

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