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Giovedì, 25 Aprile 2024
Moi te nde ticu quattru Alezio

"Siamo uomini o cellulari?"

La lunga serie di vicissitudini di un'installazione che ha diviso la città e che è ormai riconosciuta come "la storia delle antenne". Quale sarà il prossimo colpo di scena?

di Daniele Corradino

Siamo uomini o telefonini? Parafrasando il celebre Totò è proprio questa la domanda che mi viene in mente più spesso se ripercorro gli eventi che hanno contraddistinto gli ultimi mesi della vita cittadina di Alezio e che sono ormai di dominio pubblico in paese, al punto da essere catalogati come "la storia delle antenne".

E' difficile dar torto a questa definizione, si tratta di una vera e propria storia e come tutte le storie è fatta di episodi e di persone, di date e di circostanze, di documenti e carte bollate, ma anche di quegli intrecci e di un pizzico di mistero che le danno un po' di sale.

Tutto si potrebbe far cominciare in un lontano Consiglio comunale del 24 dicembre 1999, in cui si dibatteva di come regolamentare le installazioni di telefonia mobile. Non so se sarà stato merito del Natale che di lì a poche ore sarebbe arrivato oppure semplicemente la dimostrazione che di fronte ad una problematica di ampio respiro come la tutela della salute dei cittadini non ci sono colori che tengano, ciò che conta è che i partecipanti a quella seduta votarono all'unanimità le disposizioni che dovevano regolare la dislocazione delle antenne. Un voto unanime dopo un attento confronto, insomma uno di quegli esempi di politica che piacciono tanto a noi cittadini. Il risultato più significativo di quel Consiglio fu che le antenne di telefonia mobile non potessero essere installate a meno di un chilometro dal centro abitato.

Lo scenario così delineatosi è rimasto praticamente immutato e soprattutto immutabile fino a che una normativa di carattere nazionale, nel 2003, non ne ha reso traballante la fino ad allora solida stabilità. Il decreto legge assimila, infatti, le antenne di telefonia mobile ad opere di urbanizzazione primaria, di fatto piegando il regolamento comunale vigente alla legge dell'"ubi maior minor cessat", e delineando, come spesso accade, un confine molto labile tra ciò che fosse veramente maggiore, se le necessità dei cittadini oppure gli interessi dei gestori.

Il primo effetto concreto della nuova normativa per il nostro paese è datato 16 maggio 2006, giorno in cui la Telecom presenta una Dia al Comune di Alezio, sostanzialmente un documento, accompagnato da una dettagliata documentazione tecnica, in cui intende avvalersi della facoltà di installare una nuova antenna sul tetto di una abitazione privata di via Solferino, ovviamente dopo essersi accordata col suo legittimo proprietario.

La notizia non passa inosservata e così da quel momento cominciano a muoversi le prime voci allarmate, si comincia a discutere di nuove tecnologie e vecchie paure, di rischi per la salute e di leggi per certi versi discutibili, spuntano sigle ed acronimi, si citano termini scientifici fino ad allora ignorati, ma soprattutto ci si comincia a chiedere se il gioco valga poi la candela, perché se un'opera di urbanizzazione primaria non si può dire con certezza se nasconda insidie per la salute o meno, si fatica a considerarla davvero indispensabile.

Per evitare di avventurarci in dispute filosofico-tecniche tra ingegneri e medici, tra tecnofili e salutisti, e ancor prima di vagare tra una crociata anti-progresso tacciabile di vetusta ideologia e un mistico abbandono ai nostri sempre più indotti bisogni "di ultima generazione", torniamo alla nostra storia, che prosegue con due atti pubblici molto importanti: il 9 giugno del 2006 la giunta comunale decide di affidare alla società consortile Area sistema di Casarano l'incarico di redigere un piano di localizzazione delle antenne di telefonia, mentre il 16 giugno l'Ufficio tecnico del Comune nega alla Telecom l'installazione dell'antenna di via Solferino.

I due atti aprono altrettanti scenari, uno di carattere tecnico e uno di carattere legale: il primo è incentrato sul già citato piano di localizzazione, di cui i Comuni sono invitati a dotarsi dalla normativa nazionale al fine di disciplinare la dislocazione delle antenne nel rispetto delle esigenze degli attori coinvolti, quindi non solo i gestori ma anche i cittadini, mentre il secondo si sviluppa intorno al ricorso presentato al Tar dalla Telecom contro il diniego ricevuto. E dopo un'estate relativamente tranquilla, in cui come costume tutto va un po' in ferie, l'autunno del 2006 porta con sé una serie di eventi incalzanti che delineano sempre più i due scenari e li portano spesso anche ad intersecarsi.

Nei primi di giorni di ottobre viene notificato al Comune il ricorso che contesta l'illegittimità del diniego, ma il mese più caldo è quello di novembre: l'8 un incontro pubblico presso la scuola media annuncia il prossimo arrivo di un nuovo concittadino, il famoso piano di localizzazione, che però non viene salutato con gioia da un nutrito gruppo di aletini, i quali il 13 si costituiscono in un Comitato spontaneo con ben poche intenzioni di dargli il benvenuto. In pochi giorni il Comitato raccoglie più di 1.600 firme di cittadini contrari all'inquinamento elettromagnetico, a testimonianza di come l'accoglienza del nuovo concittadino e del suo bagaglio personale di antenne non sia per niente benevola.

Negli stessi giorni, precisamente il 14, il Comune di Alezio decide di dare mandato ad un legale di fiducia affinché difenda le sue ragioni nell'udienza al Tar del 16 novembre. E' quantomeno immediato pensare che due giorni siano troppo pochi per preparare una difesa, tanto che qualcuno si spinge a dire che sia stata la vox populi a influenzare la decisione, ma si sa noi italiani siamo un po' dietrologi per cui c'è chi risponde che in realtà fino a quel momento erano state condotte febbrili trattative con la Telecom per convincerla ad accettare un sito alternativo per l'antenna di via Solferino, ipotesi peraltro già paventata nel famoso diniego di giugno.

Come spesso accade la verità sta nel mezzo e ci è forse più vicino chi pensa che non c'è niente di male che un'amministrazione persegua la sua strategia, perché un mandato elettorale comporta anche l'onere di prendere delle decisioni, a patto però che sia chiara nel farlo, che non le nasconda dietro frasi di circostanza e che sia pronta ad assumersene la responsabilità di fronte ai propri cittadini. E' chiedere troppo?

Il mese di novembre si conclude con un infuocato Consiglio comunale, in un'aula consiliare stracolma, in cui dopo un acceso dibattito si vota, anche in questo caso all'unanimità, il mantenimento del regolamento comunale del 1999 e il suo adeguamento alle vigenti normative. L'elemento di novità è quindi la necessità conclamata di adeguarsi alle nuove leggi, una necessità che si fa ancora più pressante qualche giorno dopo, quando il Tar di Lecce accoglie il ricorso della Telecom sancendo che le motivazioni addotte nel diniego non sono valide. La notizia fa ben presto il giro del paese e non manca di allarmare i cittadini che vedono materializzarsi a poco a poco l'antenna di via Solferino.

Un allarmismo che cresce nel tempo quando ci si accorge che in realtà le modifiche al regolamento comunale non vengono apportate, magari seguendo l'esempio virtuoso di qualche paese della provincia o le parole di qualcuno che già nell'ormai famoso consiglio comunale del 1999 aveva proposto una forte sinergia tra cittadini e istituzioni con cui attivare una serie di procedure tali da allontanare i pericoli per la salute. Purtroppo le parole, si sa, se le porta via il vento, anche quelle scritte in un verbale ma rimaste inascoltate.

In questa situazione di incertezza i due scenari cominciano nuovamente a dipanarsi in maniera parallela: da un lato prosegue il processo che deve portare all'arrivo del piano di localizzazione, mentre dall'altro si comincia a pensare alla possibilità di ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar. In maniera indipendente entrambi gli scenari raggiungono il loro risultato, dal momento che il 2 febbraio il legale del Comune di Alezio deposita il ricorso al Consiglio di Stato, mentre il 12 la firma del disciplinare tra Comune e Area Sistema costituisce di fatto il visto di ingresso per il piano di localizzazione. La presenza del Comitato di cittadini si mantiene attiva per tutto questo periodo, con costanti interventi sia nello scenario tecnico che in quello legale che non hanno mancato di dare i loro frutti.

Il resto è storia dei nostri giorni, con la delibera di Giunta del 22 febbraio che, acquisiti i necessari pareri tecnici, decide di proporre alla Telecom un sito alternativo a quello di via Solferino, vale a dire l'area alle spalle del Palazzo Comunale. A tutt'oggi non è nota la risposta ricevuta, ma ciò che sembra evidente è che sia davvero cominciato un nuovo periodo di installazioni di antenne di telefonia mobile, con tutto il suo naturale seguito di progresso e benefici, ma anche di timori e motivate preoccupazioni.

Qui si chiude il racconto ma non la storia, che è destinata a continuare e di certo ci regalerà altri episodi, forse qualche colpo di scena, e un finale che tutti ci auguriamo lieto.

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