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Il volto beffardo della storia: dal memorabile 0 a 4 di Bari al naufragio di Ischia

Il 22 dicembre del 2007 il Lecce di Papadopulo regalava ai suoi tifosi una delle soddisfazioni più grandi: una goleada in casa dei biancorossi. Oggi la famiglia Tesoro è chiamata alla decisione più delicata della sua gestione: chi al posto di Lerda?

LECCE – Il 22 dicembre del 2007 il Lecce festeggiava una clamorosa vittoria per 4 a 0 contro il Bari, in trasferta. Nell’anno della promozione in serie A a suon di punti con Papadopulo in panchina, il club giallorosso seppe regalare ai propri tifosi accorsi in massa al San Nicola una delle emozioni più incontenibili a memoria di tifoso. Abbruscato fece una doppietta, andarono a segno anche Tiribocchi e Tulli.

A distanza di sette anni, di quel Natale “esagerato” resta solo il ricordo: un’altra proprietà, un altro allenatore, un’altra squadra. E, purtroppo, anche un’altra tifoseria. Abbattuta dalla frustrazione di due promozioni sfumate all’ultimo metro, umiliata prima dalla giustizia sportiva con la retrocessione d’ufficio negli inferi del calcio e dopo da quella ordinaria con la sentenza di colpevolezza ai danni di Pierandrea Semeraro e Carlo Quarta (e altri), sfiancata da un accanimento delle norme restrittive, punitive e spesso discutibili che regolano la gestione della sicurezza e dell’ordine pubblico, disamorata da uno sfilacciamento progressivo che si intravede nella fragile costruzione societaria della famiglia Tesoro, alla quale va dato atto di aver preso in mano le redini della società quando i Semeraro avevano gettato la spugna e, al di là di un mucchio di chiacchiere da paese, non c’era nessuno – leccesi in primis – pronti ad aprire una nuovo capitolo di una storia che accomuna migliaia di persone e almeno tre, quattro generazioni di salentini.

In fondo, a rimetterle in ordine con mente lucida il più possibile, pare che le tessere del mosaico giallorosso finiscano per disegnare una figura sbiadita, i cui contorni si individuano più per un esercizio di volontà dell’osservatore che per la nitidezza del tratto. Due finali perse non sono un fallimento. Tanti esoneri sì. Così come non hanno mai convinto le operazioni “simpatia” cui pure la proprietà attuale è parsa costretta da un preconcetto molto provinciale e campanilistico rispetto alla provenienza dal Barese. Il passaggio che si è aperto dopo l’ammutinamento di Ischia, dove almeno mezza ciurma ha detto basta, ma di cui c’erano avvisaglie da diverse settimane nonostante quelle patetiche dichiarazioni in conferenza che non cessano di essere un’offesa all’intelligenza comune, è il più delicato e non certo perché è quello attuale, ma perchè rappresenta un momento discriminante: o serie B o rompete le righe e disperdetevi, come le truppe italiane dopo l’8 settembre del 1943.

Con 20 partite ancora da giocare, 9 punti si possono recuperare, ma paradossalmente questo è l’ultimo dei problemi. Ci sono in fondo i pur terribili play-off e il vero obiettivo è la promozione, a qualunque costo. La questione fondamentale e di non facile soluzione è trovare adesso un allenatore-kamikaze, comunque non uno qualsiasi, disposto a metterci la sua faccia per una nave che sta imbarcando acqua e che rischia di colare a picco come il Titanic sebbene sia partita per solcare i mari senza temere le avversità. Tutto deve essere fatto in modo che il 28 dicembre, alla ripresa degli allenamenti, ci sia una condivisa assunzione di responsabilità, senza ipocrisie o furbizie. E se qualcuno tra i calciatori vuole tirarsi indietro, meglio che lo faccia ora.

IMG_4213-3Ci vuole serietà da parte di tutti, dedizione massima alla causa e un’organizzazione societaria più accurata di quella che c’è stata fino ad oggi. Se perdi contro Lupa Roma, Messina, Foggia, Martina Franca e Ischia e vinci contro Casertana, Benevento e Salernitana significa che i colpi ce l’hai, ma che la testa non è mica tanto stabile. Se hai Miccoli, Moscardelli, Della Rocca e Doumbia ma il reparto offensivo pesa solo 12 reti, cioè la metà del totale, può significare o che non sono messi in condizione di realizzare oppure che qualcuno è di troppo. Se prendi due rigori per fallo di mano nella stessa partita, può voler dire o che l’arbitro è venduto o che la lucidità è un optional.

Non è troppo lontano il ricordo di un Giacomazzi che a Carpi, in una domenica di dicembre che solo per il freddo che c’era uno se la ricorda a vita, rimedia due ammonizioni in due minuti. Insomma, i precedenti non mancavano per comprendere che talvolta le decisioni forti e apparentemente impopolari possono essere le più risolutive. Se la proprietà ritiene di non aver più fiducia nel tecnico Franco Lerda, lo esoneri oggi stesso. Se invece ritiene che il liquido corrosivo sia in qualche armadietto dello spogliatoio, abbia il coraggio di spalancare quelle ante e dare il benservito. E’ di tutta evidenza che si va verso la prima soluzione e le ragioni non mancano. Ma tutto sarà vano se si tira a campare. C’è poco da festeggiare contrariamente al Natale del 2007, ma almeno in una decisione assennata è ancora possibile sperare.

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