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Calcio senza confini, la vittoria è dei "Kapu Vacanti"

Si è conclusa la terza edizione del torneo antirazzista, a cura dell'associazione Bfake. Dopo un match tirato, hanno vinto con merito i ragazzi di Gagliano del Capo. Ma alla fine è festa per tutti

LECCE - La terza edizione di "Calcio senza confini", il torneo antirazzista organizzato dall'associazione Bfake, si è concluso domenica sera presso l'ex Opis. La vittoria sul campo è andata alla formazione dei Kapu Vacanti di Gagliano, ma il successo della manifestazione, innegabile, è il giusto riconoscimento per chi si impegna, autofinanziandosi, per promuovere i valori del fair play, del rispetto, della solidarietà e della socialità oltre le barriere di colore, di lingua, di censo. "Calcio senza confini" è molto di più che un torneo, è uno spazio di socialità che oltre a dare l'idea di come una struttura come il parco dell'ex Opis possa essere utilizzata al meglio, trasmette a tutti i partecipanti, spettatori compresi, il senso di una comunità aperta, orizzontale, accogliente.

Ci sono le tifoserie, naturalmente, colorate e festanti anche nella sconfitta. Ci sono le cene sociali, alle quali ciascuno porta ciò che può. Ci sono centinaia di volti che disegnano il profilo di una città nella città. C'è, anche, la sicurezza di poter fare affidamento, il sabato e la domenica, per almeno tre mesi, su un contenitore di umanità e di intrattenimento che non ha pari nel perimetro urbano. E' bello, insomma, sentirsi parte di una iniziativa come questa. Due gironi da nove squadre, una media di tre partite a giornata, musica a latere e goliardia sugli spalti.

Una sintesi perfetta di cosa sia "Calcio senza confini", la si è avuta all'ultimo atto: in finale si sono ritrovati i Kapu Vacanti e Asteri Rodinò (che in griko significa stella rossa). Gagliano e - non contro - Soleto. Il match era una sorta di rivincita perché le due squadre si erano già affrontate, nei quarti, e l'avevano spuntata i ragazzi della Grecìa Salentina, ai rigori. La contestuale squalifica di altre due formazioni ha riaperto la strada verso il successo al team del Capo che, forte di una caratura tecnica oggettivamente superiore, alla fine ha prevalso sull'organizzazione quasi maniacale messa in campo dal collettivo - è proprio il caso di dirlo - di Asterì Rodinò.

Durante l'ultimo dei quarti di finale, infatti, il Montenegro, campione nelle due edizioni precedenti, e gli Outsider si sono lasciati andare ad un eccesso di nervosismo che ha costretto l'arbitro a sospendere il match, tra i fischi del pubblico rivolti non al direttore di gara ma ai diciotto protagonisti in campo. Era stato tradito lo spirito del torneo, per il quale la trance agonistica non deve mai travalicare i limiti della correttezza e del rispetto dell'avversario.

Il ripescaggio è stato dunque provvidenziale: un po' come la Grecia all'Europeo del 2004, i Kapu Vacanti hanno alzato la coppa al termine della manifestazione dalla quale erano stati estromessi. Ma all'ultimo minuto della finale, il destino stava per giocare un brutto scherzo ai giallorossi di Gagliano: l'arbitro, dopo una svista iniziale, ha giustamente concesso un sacrosanto rigore che, però, è stato tirato fuori. Sarebbe valso il pareggio e la ripetizione esatta di quello che era stato il match dei quarti: supplementari e po, eventualmente, i rigori. Ma forse qui, è intervenuta la mano del dio Pallone, per il quale evidentemente anche un errore in buona fede dell'arbitro deve far parte delle regole del gioco ed accettato con serenità.

Morale della favola, nessuna tragedia ma un epilogo che solo a raccontarlo ci si rende conto di quanto questa manifestazione si allontani anni luce dalle esasperazioni del calcio moderno che, sempre più spesso, vengono replicate anche fra scapoli e ammogliati, confusi tra pacchi di scommesse e ore trascorse come vegetali davanti alla pay tv. Tutti i componenti della squadra di Soleto sono corsi incontro al compagno sconsolato, abbracciandolo e poi portandolo in trionfo. I vincitori invece hanno festeggiato prima di tutto con i loro tifosi, insieme ai quali sono giunti in pullman dal loro paese, tra fumogeni e fuochi di artificio degni di una signora festa patronale.

Per chi di mestiere racconta anche il calcio ufficiale, ma sotto la pelle cova la passione autentica e forse un po' ingenua del tifoso di una volta, questo torneo è un antidoto alla rassegnazione. Intorno ad una palla si possono ancora disegnare parabole di cui andare orgogliosi. Anche se a riprenderle non ci sono le telecamere dei grandi network.

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