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Cottafava prosciolto dall'accusa di doping

Il difensore centrale, che è stato proprio ieri riscattato dal sodalizio giallorosso, è stato prosciolto dalla Commissione disciplinare del Coni dall'accusa di aver fatto uso di sostanze dopanti

Due notizie che cambiano il corso della storia di Marcello Cottafava. In positivo. Il difensore è da ieri a tutti gli effetti un calciatore del Lecce: è stato riscattato dal Treviso, da cui era giunto nel corso del mercato di riparazione, nell'ambito di una vasta operazione che vide l'arrivo nel Salento di altri due suoi compagni (Vascak e Giuliatto) e la partenza in Veneto di Camorani. E, soprattutto, potrà rientrare da subito nei ranghi e cominciare nel migliore dei modi la prossima stagione: è stato infatti prosciolto dall'accusa di aver fatto uso di sostanze dopanti. Ha prevalso sopra ogni cosa la logica della buona fede del giocatore.

Il 3 maggio scorso la notizia, che arrivò oltretutto proprio nei giorni in cui la città piangeva la scomparsa dello storico presidente Franco Jurlano: il difensore centrale era stato trovato positivo al Tuaminoeptano, una sostanza che da gennaio di quest'anno è entrata a far parte della "lista nera". Un freddo comunicato avvisò che "la Commissione antidoping del Coni su indicazione della Federazione medico sportiva italiana, dopo aver informato la Federazione interessata, con cui ha proceduto all'abbinamento codice-atleta, ha accertato un caso di positività per Marcello Cottafava, tesserato con la società Unione Sportiva Lecce S.p.A.. Il Laboratorio di Roma ha rilevato, nel primo campione sottoposto ad analisi, la presenza di Tuaminoeptano, uno stimolante. Il controllo Coni-Nado in competizione, è stato effettuato il 25 marzo 2007, subito dopo la gara di Campionato di serie B, Lecce-Arezzo".

A causa della sospensione che ne derivò, il giocatore saltò l'intero finale di stagione, lasciando il Lecce privo di uno dei suoi uomini di punta. La società, nell'occasione, ebbe subito a ribattere che probabilmente era stata compiuta una leggerezza, ma che non c'era da ravvisare alcun reale caso di doping: la sostanze "incriminata", infatti, era contenuta nel Rinofluimucil, uno dei medicinali più noti in commercio, usato per curare una fastidiosa rinite. La Commissione disciplinare del Coni ha dato oggi ragione al giocatore: ha ravvisato la buona fede di Cottafava, che aveva oltretutto preavvertito il medico sociale della possibilità che la sostanza fosse "a rischio", e per questo è stato prosciolto. Mentre il medico sociale del Lecce, Giuseppe Palaia, che rischiava una sospensione di due anni (questa la richiesta) dovrà invece stare fermo per soli due mesi. Inutile descrivere il sollievo dello stesso Cottafava e dell'Unione sportiva Lecce, che ha salutato questa sentenza alla stregua di una grande vittoria, l'ultima di una stagione conclusa in ascesa.

Cottafava è stato difeso dagli avvocati Massimiliano Tucci e Federica Tosel di Bologna; Palaia da Saverio Sticchi Damiani di Lecce. Per Cottafava erano stati richiesti 6 mesi di sospensione, ma la versione del giocatore ha convinto i giudici della Commissione. L'atleta giallorosso, infatti, ricevette la prescrizione medica dal dottor Palaia e, una volta giunto a casa e lette le indicazioni sulla composizione del Rinofluimucil, rilevò la presenza del Tuaminoeptano, mettendosi in preallarme e ricontattandolo telefonicamente. Palaia rispose però di assumere ugualmente il medicinale, ribadendo che la sostanza indicata non era, a suo avviso, dopante. Una leggerezza, sicuramente, come già sottolineato, perché in realtà era rientrata nella lista a partire dal gennaio del 2007.

Ravvisato il fatto che il giocatore, nella circostanza, fece comunque tutto il possibile per mettere in guardia il proprio medico (e tutelarsi), la Commissione ha quindi deciso di scagionarlo del tutto. I maggiori rischi erano dunque tutti a carico di Palaia. La stessa Unione sportiva Lecce non sperava più di salvarlo, e invece il legale è riuscito in questo caso a far prevalere il buon senso. Un piccolo miracolo,considerando che la pena minima è di 4 anni e che era già stata dimezzata la richiesta stessa dell'accusa, portata a due anni. Sticchi Damiani è dunque partito da una considerazione normativa, che riguarda gli atleti, facendo in modo che fosse applicata anche nel caso del medico.

Ovvero: la lista delle sostanze proibite include quelle categoricamente vietate (come gli anabolizzanti), e quelle specifiche, che non sempre hanno un effetto dopante e che spesso si riscontrano come parte della composizione chimica di medicinali da banco (è esattamente l'esempio del Tuaminoeptano, contenuto nel Rinofluimucil). In questi casi, per gli atleti si fanno distinzioni sostanziali: pene severissime per chi adotta le prime e molto più basse per le seconde, talmente basse che a volte il tutto si risolve con una nota di biasimo.

Nel medico sortivo non esiste però questa distinzione e ciò, nel caso di questo processo, avrebbe rischiato di generare una discrepanza eccessiva fra un'assoluzione totale (Cottafava) ed un'eventuale condanna a due anni di stop a Palaia. Da qui, la decisone di una sospensione equa, giudicata nei termini di due mesi, ovvero il giusto mezzo fra la pena di un anno e la semplice nota di biasimo. Per Giuseppe Palaia, professionista da sempre giudicato corretto e uomo di medicina molto stimato per la sua attività professionale, non solo in ambito sportivo, una condanna lieve, che suona praticamente come un'assoluzione. Il rischio, per lui, sarebbe stato quello di chiudere la carriera in anticipo.

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