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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Dal passato al futuro nel segno di Fabrizio Lorieri

Prima in campo, ora fuori. Un protagonista assoluto della storia recente del Lecce è tornato la Via del Mare per preparare i portieri: "Rosati a Milano ha fatto bene, nulla da rimproverargli"

LECCE - Per i tifosi del Lecce Fabrizio Lorieri non è semplicemente un ex. Il protagonista di quattro stagioni in maglia giallorossa, sempre da titolare, è entrato di diritto nel gotha dei calciatori che hanno segnato la storia della formazione salentina. Due promozioni consecutive, dalla C alla A, tra il 1995 e il 1997 dopo l'umiliante retrocessione alle spalle del Como; ultimi al termine dell'anno zero del calcio leccese. Nel campionato 1997/98, sventrata la formidabile rosa e interrotto il rapporto con il tecnico Giampiero Ventura, arriva l'immediata retrocessione nella serie cadetta, riscattata però subito con un' altra promozione: dal paradiso all'inferno e ritorno, la serie A ritrovata con al braccio la fascia di capitano ereditata dall'attaccante barese Palmieri. Oggi Lorieri ha 46 anni ma suda ancora sul terreno di gioco allenando Rosati, Benassi e Petrachi. E, quasi sempre, al termine di ogni seduta corre intorno al campo in un silenzio profondo. Chissà cosa penserà quando passa sotto la Curva Nord, quella stessa curva che gli ha tributato un lungo applauso - al quale si è unito il resto del pubblico - non appena è sbucato dalla bocca degli spogliatoi insieme a Rosati, prima dell'amichevole con il Valencia. Applauso bissato durante la presentazione ufficiale della rosa, pochi istanti prima l'inizio della gara contro gli spagnoli. Quell'omaggio lo ha scosso come un elettroshock e vorrebbe che il pubblico avesse lo stesso atteggiamento con chi, oggi, ci mette la faccia per difendere la porta giallorossa. Ha fiutato, evidentemente, una certa diffidenza di una parte del pubblico e degli addetti ai lavori nei confronti del ragazzo di Tivoli .

Amarcord: un calcio spumeggiante dal sapore romantico
Era il Lecce di Giampiero Ventura, con Zanoncelli indomito capitano - ma quel suo autogol a Casarano ci fece stare male per una settimana intera - al fianco di Servidei; Mazzeo scavava il solco sulla fascia destra mentre Bacci Cucciari e De Patre rompevano, costruivano e rifinivano per Palmieri e Francioso, due bomber di razza. Era un calcio all' avanguardia, vincente, spumeggiante. Il fuorigioco non era uno strappo alla regola; il modulo dominante il 4-4-2, di cui Ventura esasperava il gioco sulle fasce. I terzini erano diventati laterali (Macellari) e la capacità di crossare un requisito fondamentale. Ma era un calcio intriso anche di venature romantiche, complice il girone B della C1: campi che facevano paura (Torre del Greco, Torre Annunziata, Salerno) con il fiato della gente sul collo e la colla sui gradoni in segno di benvenuto.

Tra presente e futuro, lui c'è ancora
Lorieri lasciò Lecce al termine della stagione 1998/99 tra le polemiche: voleva restare, la tifoseria lo adorava, la società, si disse, aveva altri piani. Ma il tempo, si dice anche questo, è galantuomo e oggi l'ex portierone giallorosso respira ancora l'aria dei luoghi che sono diventati negli anni parte della sua vita: i corridoi dello stadio come gli angoli della città. Ha un compito difficile, quello di blindare per quanto possibile la porta della squadra salentina. Ma cosa conta di più, oggi come ieri, per un portiere? "L'aspetto principale, secondo me - ha risposto Lorieri ai cronisti - è sempre stato l'approccio alla partita. L'equilibrio è fondamentale per offrire buone prestazioni". A proposito, come è andata a Milano dal suo punto di vista? I quattro gol subiti hanno dato adito a qualche perplessità. "Rosati ha fatto il suo dovere", ha commentato il collaboratore di De Canio (e sostituto di Franco Paleari) che si ritiene soddisfatto anche degli altri due ragazzi che allena ogni giorno: "Di Benassi ho seguito qualche partita nelle ultime stagioni; a Perugia si è comportato molto bene; di Petrachi invece sapevo molto meno e scoprirlo è stato una bella sorpresa". Tra la sue responsabilità, Lorieri ha anche quella di gestire la concorrenza e la tenuta psicologica degli atleti che sono sottoposti ad una forte pressione, anche perché in campo, alla fine, ne va solo uno e in genere sempre lo stesso: "E' chiaro che tutti lavorano per giocare e non è facile restare fuori. Ma si può crescere anche così", ha aggiunto il preparatore riferendosi al giovanissimo terzo portiere il quale non aveva fatto mistero di voler andare altrove per giocare con continuità. "Merita soddisfazioni e le avrà", ha chiosato Lorieri che in conclusione di conferenza ha espresso la sua convinta approvazione per le scelte fatte dal nuovo commissario tecnico della Nazionale, Cesare Prandelli: "Le sue valutazioni sono in linea con il rendimento offerto in campionato da Sirigu, Viviano e Mirante. Tornerà Buffon, certo, ma è giusto così".

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