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Estasi per la A nella piazza da dove passa il mondo

La sublime armonia che solo la diversità riesce a manifestare. Note difformi, strombazzate dai clacson, dalle trombe ad aria compressa, dagli ottoni prestati per una volta al tifo. Lecce stasera unica

LECCE - La sublime armonia che solo la diversità riesce a manifestare. Note difformi, strombazzate dai clacson, dalle trombe ad aria compressa, dagli ottoni prestati per una volta al tifo. Note diverse, un La, un Mi, un Sol, chissà, improvvisate per un pentagramma scritto sulle strade di Lecce. Sciami di note ancora incerte, come quelle che in teatro salgono su dal golfo mistico per volare nella platea mentre gli orchestrali accordano gli strumenti.

Escono fuori dal Via del Mare, le note, per riversarsi dritte in piazza Mazzini, nella fontana di piazza Mazzini. Splash. Ma è solo il preludio. Perché quei suoni apparentemente afoni, diventano misticamente scale musicali da brivido quando l'orchestra prende posto nell'Anfiteatro Romano. Ed è musica.

E' la sublime armonia che solo la diversità riesce a manifestare. Razze diverse, bandiere di nazioni lontane tra loro anni luce, pelli nere, pelli bianche, occhi a mandorla, contrasti cromatici da brivido in Piazza Sant'Oronzo. Tutti insieme suggellano la A, in modo spontaneo, come mamma e figlia, indiane, che si sono avvolte nella bandiera giallo-rossa. Come i senegalesi ai piedi della statua del Santo Patrono, che suonano tamburi per una danza rituale, e i fiati "rubati" alle bande salentine lì vicino, che intonano svisate mai sentite, e i cori degli ultrà, lì, sotto l'Anfiteatro, e i pakistani che intonano canti, e i filippini che cercano di stare loro dietro ma s'inceppano sempre quando devono pronunciare la C e la E di Lecce. E i turisti, tedeschi, americani, francesi che si ritrovano increduli nel cuore della Festa. E applaudono. Non sanno chi, ma applaudono sorridenti.

Piazza Sant'Oronzo accoglie il Lecce in A, i suoi tifosi a migliaia, fradici e felici per un'altra risalita nella massima serie, questa volta da prima della classe, con tanto di Coppa che il Capitano ha alzato al cielo, sul prato del Via de Mare. Lecce, città meticcia, che se ne dica, se ne dica, stasera, in piazza Sant'Oronzo, si svela per quello che è finalmente diventata. E stasera, come non mai, ospita il mondo. L'apoteosi di quello che sarà il momento clou della Movida calcistica, giunge quando in fondo quei palazzi si intravede il pullman panoramico con a bordo la squadra. Angelo avvolto nella bandiera brasiliana, Marilungo con capelli colorati da apache, Munari che salta e saluta la folla. Giù, vicino l'autista il patron del Lecce Giovanni Semeraro con i suoi fedelissimi. Gigi, Gigi, Gigi, De Canio. Un giro dell'ovale, lentissimo, tra i flash, le grida di gioia, lo sventolio di bandiere giallorosse, gli occhi lucidi. Tanti. Immancabili gli sfottò per l'altra squadra pugliese dallo scorso anno in A. Fa parte del gioco. Ma questa sera, e per il futuro, è e sarà solo Lecce.

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